Dopo Serrastretta, Panettieri, Scigliano, Cicala, San Pietro Apostolo, Altilia, Settingiano, Petronà, Grimaldi, Miglierina, Pedivigliano, Sersale, Colosimi, Martirano Antico e Martirano Lombardo, Platania, Bianchi, Conflenti,Taverna, Gimigliano, San Mango d’Aquino, Motta Santa Lucia, Marcellinara, Tiriolo, Castagna e Carlopoli, Soveria Mannelli, Decollatura e Gizzeria continua il nostro viaggio di conoscenza sulla storia dei comuni gravitanti nell’area storico – geografica del monte Reventino, le cui vicende sociali, politiche e anche storiche sono oggetto di particolare interesse di questo giornale web ilReventino.it.
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Castiglione Marittimo sorge a 160 mt s.l.m. e oggi conta soltanto 365 abitanti. Dal 1816 è frazione di Falerna. Fa parte della provincia di Catanzaro e della diocesi di Lamezia Terme (già Nicastro) dal 1963, mentre in precedenza faceva parte della diocesi “inferiore” di Tropea (oggi diocesi di Mileto- Nicotera- Tropea).
Per ciò che riguarda la sua storia, di cui poco ci è rimasto, in base alle ricostruzioni storiche fatte da storici locali possiamo dire che “le notizie più antiche di presenze umane e d’insediamenti abitativi nell’area del territorio di Falerna [e quindi Castiglione] riguardano l’epoca della Magna Grecia e Romana, come hanno dimostrato le campagne di scavi della Sovrintendenza Archeologica della Calabria, che hanno restituito alla luce una villa padronale d’età Romano Imperiale nella località Piano delle Vigne, ed in particolare tracce d’ambienti pavimentati in “Opus Spicatum”, che dovevano appartenere alla parte monumentale del complesso residenziale (III/IV sec. d.c.) e ricade nella parte a monte, circa 200 m slm, di una fascia del territorio marino ove, in località Schipani, sono stati individuati i resti di un’antica villa termale(1)”.
“Castiglione è nato intorno al Mille. All’epoca, la decadenza delle città costiere che orbitavano attorno al territorio era generale […] A causa delle incursioni saracene, la popolazione era fuggita sui monti e nelle alture, andando a vivere nelle zone interne, per resistere agli attacchi esterni.[…] Sorto in origine come villaggio rurale che raccolse le genti sparse nei campi, il nuovo centro mise i contadini al servizio della signoria fondiaria che anche in epoca bizantina dovette sovrintendere all’economia della zona, sulla scia delle numerose ville romane che avevano operato sul territorio. […] Fu così che sulla collina a 200 metri di altezza sul livello del mare sorse un agglomerato di case che divennero sempre più numerose, e man mano che nuove genti vi affluivano, il pianoro si popolava e si sviluppava, favorito dalle varie sorgenti d’acqua, utilizzate per lo sfruttamento della campagna fin dall’antichità. I Normanni nel 1062 vi edificarono una fortezza, chiamata Castel Leone: questo castello divenne una delle più importanti opere di difesa del circondario, a difesa del golfo di Sant’Eufemia e dell’omonima abbazia. Nel 1214 il castello resistette ad un’incursione saracena. Il più antico riferimento storico su Castiglione (fino ad oggi conosciuto) è contenuto dall’abate Orazio Lupis in un libro scritto nel 1795, e si riferisce ad una rivolta dei Calabresi contro i due fratelli Altavilla, Roberto e Ruggero. In quell’occasione i rivoltosi assalirono il castello presidiato dai Normanni e “fecero a pezzi” i 70 cavalieri della guarnigione. Si era nell’anno 1091. Nel 1303 il re di Napoli Roberto d’Angiò concesse il feudo ad Atenolfo d’Aquino, ed il dominio della famiglia d’Aquino sulle terre di Castiglione durò fino all’eversione della feudalità(2)”. “I d’Aquino, trasferitisi prima a Nicastro (1606) e poi a Napoli, lasciarono la conduzione dei feudi a diversi procuratori, e, [sia a causa del terremoto del 1638 e sia] nel corso del Settecento Castiglione decadde [anche a causa del terremoto del 1783], cedendo la guida del territorio a Falerna. Nel 1799 muore l’ultima feudataria, Vincenzina D’Aquino Pico. Nel 1806 gli occupanti francesi […] Col successivo riordino, disposto con decreto del 4 maggio 1811, Falerna venne riunito a Castiglione Marittimo, dando vita al comune: Castiglione mantenne il capoluogo per il primo quinquennio, in virtù del suo passato. Nel 1816, con il decreto reale del 1º maggio, n. 360, emanato da Ferdinando I delle Due Sicilie e con il conseguente riordino amministrativo, Falerna fu elevato a capoluogo, in ragione del ridotto peso demografico di Castiglione (3)”.
A Castiglione sono presenti due chiese, quella dedicata a Sant’Antonio Abate (1211) e di Maria Santissima Annunziata (1305). Oggi del castello sono visibili soltanto “alcune parti della grande cinta muraria che lo circondava, una torre campanaria e l’elegante arco a tutto sesto d’ingresso, con i conci ancora perfettamente squadrati” e “la volta dell’accesso al castello e ruderi di edifici(4)”.
Falerna sorge a 550 mt s.l.m. sulle pendici occidentali del monte Mancuso (m 1327), una delle maggiori cime del gruppo montuoso del Reventino, e oggi conta 3.898 abitanti dispersi fra Capoluogo e le frazioni Cartolano, Castiglione Marittimo, Convento, Falerna Scalo, Sanguinello, Santa Lucia. Fa parte della provincia di Catanzaro e della diocesi di Lamezia Terme (già Nicastro) dal 1963, mentre in precedenza faceva parte della diocesi “inferiore” di Tropea (oggi diocesi di Mileto- Nicotera- Tropea). Dista 24 km da Lamezia Terme, 15 km da San Mango d’Aquino e 61 km da Catanzaro.
La storia di Falerna iniziò “presumibilmente, nei primi anni del Seicento, e si popolò di nuove genti a seguito del rovinoso terremoto del 1638, che colpì il Lametino e la Valle del Savuto. Nei feudi dei d’Aquino, i paesi si trovarono al centro del disastro e i danni furono ingenti. Castiglione, l’antico feudo della famiglia, contò 101 morti e complessivamente, nello stato feudale, i morti furono oltre 4.000. Il terremoto scoppiò in una fase delicata per la famiglia d’Aquino, quando i feudatari cercavano di arrestare l’esodo della popolazione per disporre di maggiore forza lavoro da utilizzare nello sfruttamento delle campagne, al fine di acquisire ulteriori ricchezze e consolidare il prestigio all’interno della nobiltà calabrese. L’opera di ricostruzione fu, pertanto, indispensabile, e sotto il dominio di Giovanna Battista d’Aquino, quarta principessa di Castiglione, gli sforzi per combattere la tendenza allo spopolamento portarono al centro dell’attenzione il nuovo centro abitato di Falerna. Il villaggio si sviluppò alle falde del Monte Mancuso, in posizione ancora più elevata rispetto a Castiglione, su un territorio dove i feudatari raccolsero pastori e agricoltori provenienti dai paesi vicini, promuovendo così la trasformazione dei “pagliai” in case in muratura. Il centro crebbe rapidamente e raccolse tutti i contadini sparsi nei piani di Stia, Carito, Canne e Polpicello. Nella “numerazione dei fuochi” delle province meridionali, Falerna compare per la prima volta nel 1648 con 32 fuochi; lo stesso anno Castiglione registrava 213 fuochi. Nei Registri per il “Relevio” (tassa dovuta dal feudatario all’atto della prima investitura o nella successione feudale in cui avveniva il trapasso dal primo investito) Falerna figura per la prima volta nel 1636, feudatario Cornelia d’Aquino […] fino ad arrivare a mille abitanti sul finire del Seicento, ivi compresi quelli di Castiglione(5)”. “Il nuovo centro abitato si sviluppò rapidamente, lontano dalla via Popilia, l’importante arteria voluta dai Romani e riattivata dai Normanni, caduta poi in abbandono per mancanza di manutenzione, ricostruita in seguito dagli Spagnoli per il servizio postale (Castiglione rappresentava una stazione di sosta prima di giungere a Pizzo) e diventata, infine, luogo di transito per banditi e fuorilegge; […] La fase di sviluppo demografico si manifestò per tutta la seconda metà del secolo, e coinvolse l’intero territorio del feudo, tant’è vero che i due centri, Falerna e Castiglione, sul finire del Seicento arrivarono a toccare i 1500 abitanti […] .La dipendenza dal vicino feudo di Castiglione durò poco, e quando le prime famiglie costituirono già un insediamento stabile, a due miglia dal mare, il centro abitato ottenne l’autonomia amministrativa, e nella numerazione dei fuochi del 1648 Falerna figurò da sola. Per tutto il Settecento il paese si arricchì di nuove costruzioni, mentre Castiglione vedeva diminuire la popolazione di giorno in giorno; nel 1797, infatti, gli abitanti dell’antico borgo erano scesi a 366, mentre Falerna era arrivata a contarne 1040. […]Sul piano amministrativo Falerna, diventata Comune il 1811; assorbì anche il territorio di Castiglione, che perse così la sua autonomia e divenne una frazione del capoluogo. Dal circondario di Martirano il Comune passò nel 1832 al circondario di Nocera, ed il territorio venne aggregato al distretto di Nicastro. Da quel momento le vicende di Falerna cominciarono ad essere orientate verso la piana Lametina; e quando la Calabria prese le armi contro i Borboni, i volontari falernesi e di Castiglione accorsero a dare il loro contributo alla rivoluzione del 1848, combattendo sull’Angitola, pagando il peso della repressione borbonica che ne seguì, e tornando nuovamente a battersi sul Volturno agli ordini del generale Garibaldi. Subito dopo il plebiscito (1861) Falerna arrivò a contare circa 2600 abitanti. […] Nel corso del Novecento [si sviluppò il culto] evangelico, nato sul finire dell’Ottocento, che è arrivato a contare intorno al 1950 più di 70 adepti, in parte artigiani ed impiegati. Ma neanche la Chiesa Valdese di Falerna è riuscita a superare l’impatto con i tempi moderni, e la tradizione evangelica è andata perduta, così come perduto appare oggi lo stesso edificio che una volta costituiva il Tempio di questa ulteriore forma di religiosità popolare(6)”. Anche Falerna “è stata duramente colpita dai fenomeni migratori che interessarono la Penisola all’inizio del XX secolo. Diverse delle 956 vittime del disastro di Monongah, la più grave sciagura mineraria mai accaduta negli Stati Uniti d’America, avvenuta il 6 dicembre 1907 a Monongah, nel Virginia Occidentale, erano emigranti provenienti da Falerna(7)”.
L’economia di Falerna è sia agricola con la produzione di “legumi, barbabietole e frutta, grano, olio e vino. Consistente il patrimonio zootecnico con ottimi esemplari di caprini, bovini, ovini e suini (8)” che turistica grazie sia alla montagna poiché “Sul monte Mancuso esiste una fitta rete di strade e sentieri sterrati che permettono di svolgere attività sportive quali escursioni in MOUNTAIN BIKE , o TREKKING ; diversi percorsi sono tracciati con l’indicazione sull’altimetria, la durata e la percorribilità(9)” e sia al mare di Falerna Marina che “è diventato un centro turistico di tutto rispetto potendo vantare una delle coste più belle del tirreno calabrese. Essa si sviluppa per una lunghezza di 5 Km. L’insediamento sorto a Falerna Marina è oggi il più dinamico dal punto di vista economico e commerciale, e dopo i centri storici di Castiglione e di Falerna capoluogo, rappresenta il terzo nucleo abitato del Comune (10)” dove sono presenti importanti testimonianze storiche quali “TORRE LUPO, Schipani, Pian delle Vigne, Timpa delle Vigne, Palazzolo e Posto del Bosco sono alcune fra le più importanti aree archeologiche di Falerna(11)”.
Le chiese presenti in Falerna sono Madonna del Rosario (1200) e San Tommaso d’Aquino (XV sec.) mentre a Falerna Marina è presente la chiesa di San Francesco di Paola (1970) che però fa parte della parrocchia di Castiglione.
Note
(1) https://www.hotelparadisofalerna.com/it/castiglione-marittimo.php (URL consultato il 25/05/2023)
(2) Pietro Spinelli, Castel Leone di Falerna e la sua spiaggia, in Calabria Letteraria, ottobre-novembre-dicembre 1961, p. 30
(3) Armido Cario, Falerna, da casale a comune. Dall’occupazione francese al riflusso spagnolo. Società, istituzioni, economia del comune tirrenico (1811-1815), “Il Lametino”, n. 20/2005, p. 37.
(4) https://tourvagando.blogspot.com/2018/09/castiglione-marittimo.html e https://www.hotelparadisofalerna.com/it/castiglione-marittimo.php (URL consultato il 25/05/2023)
(5) https://www.comune.falerna.cz.it/index.php?action=index&p=76 (URL consultato il 25/05/2023)
(6) https://www.vacanzeincalabriafalerna.it/storia/ (URL consultato il 25/05/2023)
(7) Comune di Falerna, delibera della Giunta Comunale n. 186 del 16.05.2006
(8) http://www.comontreventino.cz.it/index.php?action=index&p=272 (URL consultato il 25/05/2023)
(9) https://www.vacanzeincalabriafalerna.it/storia/ (URL consultato il 25/05/2023)
(10) http://www.mobitaly.it/Comune.aspx?id=130 (URL consultato il 25/05/2023)
(11) http://spazioinwind.libero.it/cario/falerna.htm (URL consultato il 25/05/2023)
Per saperne di più?
Pietro Spinelli, Castel Leone di Falerna e la sua spiaggia, in Calabria Letteraria, ottobre-novembre-dicembre 1961,
Armando Orlando – Giovanni Nicastri, Castiglione e Falerna. Storia di una comunità del Tirreno, prefazione di Gregorio Corigliano, Calabria Letteraria Editrice, Soveria Mannelli, 1986,
Armando Orlando, Storia di Falerna. Dalle origini ai nostri giorni, Edizioni Valle del Savuto, San Mango d’Aquino, 2000 .
Armido Cario, Oltre il tempo. Lampi di storia falernese, pubblicato in occasione del 150º anniversario dell’Unità d’Italia e del bicentenario dell’unione comunale, Ma.Per. Editrice, Nocera Terinese, 2011
Armido Cario, Falerna, da casale a comune. Dall’occupazione francese al riflusso spagnolo. Società, istituzioni, economia del comune tirrenico (1811-1815), “Il Lametino”, n. 20/2005, p. 37.
Armido Cario, Castiglione Marittimo, 1725: un pezzo di storia locale ricostruito attraverso la cronaca, “Storicittà”, n. 10/2012, ottobre 2012, pp. 52-53.
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