Dopo Serrastretta, Panettieri, Scigliano, Cicala, San Pietro Apostolo, Altilia, Settingiano, Petronà, Grimaldi, Miglierina, Pedivigliano, Sersale, Colosimi, Martirano Antico e Martirano Lombardo, Platania, Bianchi, Conflenti,Taverna, Gimigliano e San Mango d’Aquino continua il nostro viaggio di conoscenza sulla storia dei comuni gravitanti nell’area storico – geografica del monte Reventino, le cui vicende sociali, politiche e anche storiche sono oggetto di particolare interesse di questo giornale web ilReventino.it.
Motta Santa Lucia sorge a 590 mt s.l.m nella basse valle del Savuto e conta 808 abitanti dispersi fra Capoluogo e le frazioni Casale, Marignano, Porchia, Salicara. Fa parte della provincia di Catanzaro e della diocesi di Nicastro (oggi Lamezia Terme) mentre fino al 1818 fu soggetta spiritualmente alla soppressa diocesi di Martirano (XI – 1818). Dista 51 km da Lamezia Terme, 19 km da Soveria Mannelli e 40 km da Cosenza.
Ricostruire la sua origine storica è piuttosto difficile. Pare infatti che il primo nucleo urbano si chiamasse Porchia,(da “purchia” cioè ‘fonte di acqua sorgiva’) forse collocabile sulla sinistra del Savuto, presso l’attuale località “Macchie de Gattis”, di fondazione romana che seppur sopravvisse a terremoti ed alluvioni non resse alle scorribande saracene che appestarono le coste calabresi dal X secolo costringendone la popolazione superstite a rifugiarsi più in alto, tra i fitti boschi, nei possedimenti della abbazia di Santa Maria di Corazzo fondando una serie di villaggi “che assunsero il nome di Motta di Porchia. […] I villaggi che costituirono Motta di Porchia furono denominati dai Santi sotto la cui invocazione erano stati fondati ed ai quali erano state edificate diverse chiese: San Pietro, San Paolo, San Marco, Sant’Angelo, San Donato, San Vito, San Nicola, San Barnaba, San Salvatore, Santa Lucia. Il più importante fra questi villaggi, quello di San Salvatore, dette il nome al paese che, in alcuni documenti, divenne “Motta San Salvatore”. Alla scomparsa del Vescovato di Temesa (VIII secolo?) da cui Motta dipendeva, fu aggregata al Vescovato di Amantea (VIII sec. -1094) e da questo passò a quello di Martirano nella prima metà del secolo XI. Da questo momento in poi Motta di Porchia seguì le sorti del territorio ricadente nella Contea di Martirano, elevata a tale rango da Roberto il Guiscardo. La Contea rimase a lungo sotto il governo della famiglia Sanseverino, assumendo importanza strategica nella valle del Savuto.[…] Nel 1386, Carlo III di Durazzo, concesse Motta di Porchia in feudo a Francesco Scaglione, Maresciallo del Regno di Napoli. Nel 1422, Luigi III d’Angiò, pose Motta di Porchia sotto la regia giurisdizione e sotto il demanio di Cosenza, successivamente la infeudò a Filippo Giacobbe Tirelli, suo cavaliere, che ne ebbe conferma da Renato d’Angiò e in seguito da Alfonso I d’Aragona. Nel 1464 fu reintegrata nel demanio di Cosenza e compresa nella bagliva di Martirano, alla quale venne destinato, da Federico I d’Aragona, come governatore, Martin Giovanni Scarrera. Il suo successore, nel 1481, fu il genero Andrea de Gennaro. Nel 1496 Federico I d’Aragona trasformò la bagliva di Martirano in feudo nobile e lo assegnò al de Gennaro col titolo di conte, unendovi anche Altilia, Grimaldi e Scigliano. Motta di Porchia, che aveva ubbidito al de Gennaro come governatore, non volle sottomettersi come feudataria e resistette con le armi. La resistenza, tra alterne vicende, durò anche contro il figlio del de Gennaro, Scipione, fino al 1514 quando, la popolazione, stremata, ridotta alla miseria, dopo aver demolito il castello, fu costretta ad arrendersi agli oltre 400 fanti guidati personalmente dal Governatore Generale della Calabria Pietro de Castro. La vertenza fu sottoposta al Sacro Regio Consiglio e vi si protrasse per molti anni senza successo. Nel 1530 venne stipulata una regolare capitolazione nella quale venne stabilito, tra l’altro, che i numerosi profughi di Motta di Porchia, rifugiatisi nei casali di Scigliano non dovevano essere molestati o richiamati dal conte di Martirano. La contea di Martirano, con Motta di Porchia, fu portata in dote a Carlo d’Aquino – principe di Castiglione, da una figlia di Scipione de Gennaro, rimanendo in possesso dei loro successori fino all’abolizione della feudalità. Anche contro i d’Aquino frequenti furono le rivolte e le opposizioni di ogni specie. Memorabile quella del 1697 per ottenere il “diritto di sbarro”, consistente nel poter liberamente raccogliere ghiande e castagne nei fondi feudali e burgensatici. Motta di Porchia, sebbene unita alla contea di Martirano, ebbe, fin dal periodo Angioino, un’amministrazione autonoma, regolata in base a particolari “capitoli”, detta “Università” (Comune). I primi capitoli furono concordati con i de Gennaro nel 1546.Nel 1638 Motta di Porchia fu distrutta dal terremoto. Ricostruita nelle contrade San Nicola e Santa Lucia, le più prossime alla spianata del distrutto castello, il nome fu mutato in quello attuale di Motta Santa Lucia. […] Casale d’Aquino sorse nel secolo XVII, con il contributo anche di Laura d’Aquino, contessa di Martirano, che nel 1690 vi fece erigere una chiesetta. I villaggi, oggi appartenenti al Comune di Decollatura (cioè San Bernardo, Passaggio, Tomasini, Praticello, Casenuove, Rizzi, Cerrisi, Adami, Stocchi, Palinuro, Censo), furono fondati nel XVIII secolo da famiglie mottesi che vi possedevano poderi o che ebbero in enfiteusi proprietà allodiali o ecclesiastiche. I villaggi, oggi ricadenti nel comune di Soveria Mannelli (Liardi, Mannelli, Colla), furono, invece, fondati nel secolo XVI da mottesi appartenenti alle famiglie Colosimo, Serianni, Marasco e Cimino che, per aver preso parte attiva nella famosa rivolta contro i de Gennaro, erano stati espulsi dal paese e della contea e puniti con la confisca dei beni. […] Nel 1799, sotto il duro governo di Donna Vincenzina Maria d’Aquino che amministrava il suo feudo da Napoli, anche Motta Santa Lucia subiva il “fascino” delle idee della Rivoluzione Francese. Vennero piantati i tre alberi, simbolo delle idee repubblicane mentre i reazionari si davano alla fuga. La controrivoluzione portata avanti dalle truppe Sanfediste del cardinale Fabrizio Ruffo ricondusse Motta al vecchio ordine.
Nel 1806 in occasione della sommossa antifrancese che coinvolse tutti i paesi del Reventino, Motta non subì il sacco e l’incendio che toccarono invece a Soveria e a Conflenti. Alcuni cittadini mottesi finirono sotto processo presso la Commissione Militare Francese che operava a Cosenza, ma il centro abitato fu risparmiato dall’assalto delle truppe di occupazione. Nel 1816, Motta passò dalla provincia di Calabria Citeriore (Cosenza) alla Ulteriore Seconda (Catanzaro). Fino a tutto l’Ottocento dai cosentini era chiamata anche Motta di Scigliano, pur non avendo mai avuto, con quell’antico centro, alcun rapporto politico-amministrativo o ecclesiastico. Il brigantaggio, che in Calabria era esploso prima dell’Unità d’Italia per l’oppressione dei ceti possidenti e per la mancata rivoluzione agraria, anche a Motta ebbe due protagonisti: Domenico Bonacci e Carmine Ianni. In epoca risorgimentale a Motta fu istituita una vendita Carbonara denominata Enciclopedia. Anche Motta dette il suo contributo all’esercito garibaldino con il canonico Carlo Maria Tallarigo come ufficiale, che successivamente divenne libero docente nella Reale Università di Napoli. Negli ultimi anni dell’Ottocento in Calabria si ebbe una notevole diffusione delle società operaie di mutuo soccorso. Quella di Motta vide la luce nel lontano 1892, per iniziativa di alcuni personaggi mottesi tra cui il farmacista Domenico Marchio. L’alba del nuovo secolo, il 1900, fu contrassegnata dall’emigrazione verso le Americhe di numerosi nuclei familiari mottesi, che cercavano un nuovo “mondo” e una nuova vita senza più miseria. La popolazione continuò a diminuire durante la prima e la seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra, invece, l’ondata migratoria si spostò in modo considerevole verso il Nord dell’Italia. La popolazione mottese al censimento del 1881 era costituita da 1747 persone e diminuì di poche unità venti anni dopo, nel 1901 arrivava a 1720 e raggiunse la punta massima di 1851 nel 1951 (1)”.
“Per quanto riguarda il profilo economico del luogo, questo da sempre ha fatto leva sull’agricoltura e in relazione soprattutto alla qualità del terreno che risulta ancora oggi molto articolato tra zone pianeggianti, collinari e montuose ricche di acqua per la presenza di fiumi e sorgenti. La parte montuosa è ricca di boschi in particolar modo castagni e querce e pascoli per gli animali considerato anche l’apporto dato al settore economico dal patrimonio zootecnico rappresentato prevalentemente dall’allevamento di ovini con la conseguente trasformazione del latte in prodotti caseari e dall’allevamento del suino nero di Calabria. Tra i principali prodotti troviamo il legno de stinato alle lavorazioni artigianali, cereali, legumi, castagne, fichi, grano, olio, frutta ortaggi e vino, oggi bene inserito a pieno titolo nella zona di produzione del Savuto DOC, insieme ad altri paesi del circondario tra cui Rogliano, Santo Stefano di Rogliano, Marzi, Belsito, Martirano Lombardo, Nocera Tirinese (2).”
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Motta è ricca di edifici religiosi. Ricordo brevemente le chiese di Santa Maria delle Grazie (XI secolo, la più antica), della Consolazione (XIX secolo), San Francesco di Paola (1622) e Santa Lucia (1546) (3). “Le altre chiese sono: Madonna di Porchia, San Vito, Santa Filomena, Santa Caterina, San Tommaso, Madonna del Soccorso (4)”.
Personaggi illustri di Motta Santa Lucia sono stati “Carlo Maria Tallarigo letterato di chiara fama e docente all’Università di Napoli nel corso dell’Ottocento; Pier Paolo Gimigliano, detto “il piccolo calabrese sapiente”, che laureatosi in medicina e chirurgia a Napoli nel 1842, fu tra i fondatori del giornale letterario-scientifico “Il Pitagora” e fu eletto presidente del governo provvisorio (antiborbonico) di Motta Santa Lucia nel 1848. Prof. Vincenzo Serianni (1929 -2011), magistrato. Primo Presidente della Corte d’appello di Milano, dal 1998 al 2001; dr. Antonio Maria Perri ( 1924-1993), magistrato, già Presidente del Tribunale di Cosenza e Presidente di sezione della Corte Suprema di Cassazione. Altri personaggi che diedero lustro al paese di Motta Santa Lucia furono: Francesco A. Colacino, autore di pubblicazioni di carattere religioso; Francesco Sacchi, autore di una raccolta liriche “Germogli” e saggi pedagogici; Francesco Zoardo, vescovo; Giovambattista Falvo, vescovo di Marsico (1671-1676); Marcello Sacchi, vescovo di San Marco (1745-1746); Giovanbattista Bonacci, vicario generale dei vescovati di Strongoli, Martirano e San Marco Francesco A. Bonacci, censore di varie accademie; Francesco A. Falvo, teologo, poeta, canonico e vicario generale di Cosenza; Domenico Bonacci, professore di eloquenza a Napoli, maestro di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Stefano Notarianni, oratore e poeta; Antonio Marasco, sacerdote e poeta in lingua e vernacolo; Giuseppe Pirri detto “u chirurgicu Pirri”, poeta dialettale (5)“.
La sua economia è “basata sulla produzione di cereali, frumento, foraggi, ortaggi, olivo, uva e altra frutta, è integrata dall’allevamento di bovini, suini, ovini e caprini. L’industria è costituita da piccole aziende che operano nei comparti: alimentare, edile e della fabbricazione di strumenti ottici e attrezzature fotografiche (6).”
Note
(1) https://www.ansa.it/viaggiart/it/city-4549-motta-santa-lucia.html (URL consultato il 04/03/2023)
(2) http://www.francoemiliocarlino.it/rubrica%20mondo%20scuola/Il%20Reventino/Motta%20Santa%20Lucia.pdf (URL consultato il 04/03/2023)
(3) https://www.beweb.chiesacattolica.it/UI/page.jsp?action=ricerca%2Frisultati&view=griglia&locale=it&ordine=&liberadescr=&liberaluogo=motta+santa+lucia&ambito=XD (URL consultato il 04/03/2023)
(4) https://www.diocesidilameziaterme.it/?page_id=310 (URL consultato il 04/03/2023)
(5) https://www.ansa.it/viaggiart/it/city-4549-motta-santa-lucia.html (URL consultato il 04/03/2023)
(6) http://www.italiapedia.it/comune-di-motta-santa-lucia_Struttura-079-083 (URL consultato il 04/03/2023)
Per saperne di più?
Vedi AA. VV., Decollatura e Motta S. Lucia: due comunità del Reventino, Decollatura: Grafica Reventino, 1980 e i link http://www.ilbelpaesecalabria.com/COMUNI/MOTTA%20S.LUCIA/La%20storia.pdf e http://www.comune.mottasantalucia.cz.it/index.php?action=index&p=76
Leggi tutti gli articoli di Matteo Scalise qui: https://www.ilreventino.it/?s=matteo+scalise
Leggi tutti gli articoli de IlReventino.it su Motta Santa Lucia: https://www.ilreventino.it/?s=motta+santa+lucia
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