Più di un anno fa parlammo delle vicende storiche di Serrastretta, nel catanzarese, avviando così una lunga serie di approfondimenti sulla storia dei comuni gravitanti nell’area storico – geografica del monte Reventino, le cui vicende sociali, politiche e anche storiche sono oggetto di particolare interesse di questo giornale web ilReventino.it.
Panettieri di circa 313 abitanti, ricade nella provincia di Cosenza ma facente parte della arcidiocesi di Catanzaro – Squillace (dal 1993). Sita a 937 mt s.l.m, oggi risulta essere il più piccolo comune della regione Calabria.
Sull’origine del nome vi sono attualmente almeno tre ipotesi; 1) il nome deriva dall’ebraico
Paneth-Hother cioè “superficie fumante”; 2) secondo lo scrittore Vincenzo Padula dal greco Παυακτερής cioè «tutti insepolti»; 3) i noti glottologi Alessio e Rohlfs ritengono che il nome derivi dalla voce dialettale “panetteri”, ossia panettiere (fornaio). In generale è ritenuta più veritiera la terza ipotesi, poichè è storicamente accertata l’abilità di panificare della cittadinanza, testimonata dalla storica presenza di un forno pubblico (oggi nucleo del Museo del Pane), mentre la prima e seconda ipotesi potrebbe denunciare la presenza nel tempo sia di comunità parlanti il greco oppure di una piccola ma attiva comunità ebraica, di cui però oggi non vi sono testimonianze concrete.
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Secondo gli storici locali Il territorio ove oggi prospera Panettieri, ricco di fonti d’acqua (fra tutti il fiume Corace e il Sant’Elia/fiume Greci) pare sia stato frequentato già fra l’VIIII e XI secolo da piccole comunità cenobitiche ortodosse giunte dalla Grecia a causa delle persecuzioni iconoclaste, fondandovi piccoli ma significativi cenobi (San Nicola di Faggiano in località Fellaro, Santa Maria di Peseca in territorio di Taverna, successivamente assoggettati a Corazzo) di cui oggi resta memoria nel toponimo “Passo dei Greci”.
Ma l’edificazione del villaggio di Panettieri sorse presumibilmente nel XVIII secolo (1600), per un processo di colonizzazione stabile dei vasti latifondi allora dipendenti sia della Abbazia di Santa Maria di Corazzo (distante solo 5 km) o appartenenti alla mensa vescovile di Martirano e incentivata dall’abate e dal vescovo sia per una politica di valorizzazione permamente della proprietà fondiaria, sfruttando gli estesi terreni non più soltanto nella stagione estiva ma tutto l’anno e sia per frenare il diffuso fenomeno di migrazione interna che caratterizzò in generale quel secolo per sfuggire all’oppressione fiscale d’origine baronale o regia.
Primo abitante pare fosse stato un certo Carlo Mancuso. Sorto il villaggio, abitato da genti provenienti sopratutto da Scigliano, dipese amministrativamente da essa fino al 1811, poi, per volontà di Murat sotto Colosimi finchè non divenne comune autonomo nel 1820. La presenza di fertile terreno fece si che in questa nuova realtà urbana la popolazione si dedicò da subito non soltanto alla coltivazione, all’allevamento e alla transumanza, ma acquisì velocemente grandi abilità artigianali nel campo della trasformazione del formaggio, nella lavorazione della lana e nello sfruttamento degli alberi da frutto quali Castagni e Querce, base per l’alimentazione dei suini.
Già nel 1626 la popolazione di Panettieri si era talmente ingrandita che divenne necessario fondare un altro casale, chiamato inizialmente Staglio di Panettieri, ma nel territorio di Gimigliano e soggetto alla giurisdizione del principe Carlo Cicala di Tiriolo, che con atto notarile ne concesse la colonizzazione (notaio Domenico Foco di Tiriolo, 6 Febbraio 1625) di quella che diverrà l’attuale Carlopoli. Spiritualmente il primo nucleo urbano, ancora sprovvisto di una chiesa, fu posto sotto prima la giurisdizione della parrocchia di Castagna (1612) e poi di quella di Diano – Scigliano fino a quando, eretta la chiesa, inizialmente dedicata a San Vito ma poi intestata a San Carlo Borromeo nel 1635 (la fabbrica si protasse fino al 1772), divenne parrocchia autonoma il 20 ottobre 1705 per decisione di monsignor Nicola Richetti, allora vescovo di Martirano. La prima visita pastorale storicamente accertata è però quella del 1653 effettuata per conto del vescovo monsignor Luca Cellesi dal delegato don Quinzio Donato, a cui seguirono le relazioni ad Limina del 1735 di monsignor Falcone, di monsignor De Bernardis del 1747 e di monsignor Spedalieri del 1761.
Unicum la scelta del santo arcivescovo lombardo come patrono del borgo; pare infatti che la decisione fu influenzata per due motivi: il primo perchè la fama della santità già in vita del prelato milanese fu talmente grande da giungere anche nella sperduta Sila cosentina, sopratutto di un Borromeo guaritore di pestilenze (nel 1578 si prodigò per arginare la peste scoppiata nella sua Milano). Infatti ad inizio XVIII secolo scoppiò una grande epidemia di colera nel circondario di Scigliano, mientendo vittime anche a Panettieri, sicchè s’invocò il suo aiuto per far cessare il morbo, cosa che avvenne velocemente. Così la popolazione decise di elevarlo a suo patrono al posto dell’originario patrono San Vito, commissionando una statua da esporre nella ononima chiesa parrocchiale e ancora oggi veneratissima (la festa cade la 1 domenica di luglio). C’è anche una leggenda che suffraga la predilizione del Borromeno verso Panettieri e cioè pare che quando l’Esercito francese puntò alla Badia di Corazzo per razziarne i tesori (siamo nel 1806) giunti al confine col territorio di Panettieri furono convinti da un misterioso Generale ivi presentatosi all’improvviso a desistere nel razziare anche il piccolo borgo. Il comandante francese promise di entrare pacificamente a Panettieri e giunto nella chiesa, ammirando la statua del Borromeo (quella attuale è però del 1783) ne riconobbe il misterioso Generale, sicchè esortò la popolazione radunata fuori la chiesa di continuare a chiederne aiuto e protezione; il secondo motivo pare sia semplicemente che i personaggi politici economici più importanti di Panettieri, cioè il conte Cicala e il possidente terriero più in vista del borgo, Mancuso, entrambi portavano il nome Carlo.
Soppressa la diocesi di Martirano (1818), Panettieri fu annessa alla diocesi di Nicastro (dal 1986 diocesi di Lamezia Terme) fino al 1973, quando il Vaticano decise di uniformare i territori delle diocesi con i territori amministrativi provinciali, sicchè passò sotto la diocesi di Cosenza (dal 1986 arcidiocesi di Cosenza – Bisignano) fino al 1993, quando passò sotto l‘arcidiocesi di Catanzaro – Squillace.
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Panettieri subì le conseguenze distruttive e contò diversi morti in occasione dei terremoti del 1638 e 1783 che ne influenzarono pesantemente la vita sociale, riducendone paurosamente la sua popolazione. Nel suo circondario agirono famosi briganti quali Giosafatte Talarico durante il Decennio Francese (1804-1814), mentre dopo l’Unità Nazionale ricordiamo almeno Raffaele Gentile e Benedetto Greco. A fine XIX secolo, per mancanza di lavoro e di terra, molti panettieriesi emigrarono verso le Americhe, così come dopo il 1945. Panettieri ha dato il meglio della sua gioventù in olocausto per la Patria sia durante la Prima (1915 – 1918) che la Seconda Guerra Mondiale (1940 – 1945) i cui nomi sono consegnati all’eternità incisi in un bel monumento ai Caduti sito nel centro del paese.
Oggi Panettieri, seppur spopolata, sta tentando di ritrovare la sua identità culturale ed economica puntando sul turismo culturale (Museo del Pane e Museo del brigante) oltre che sul celebrerrimo Presepe Vivente, gastronomico (degustando i dolci tipici quali i Turdilli al Miele, le Pitte ‘Nchiuse, le Crespelle di zucchero, le Crespelle al Miele, la Pignolata e sopratutto il suo famosissimo pane) e floro-naturalistico, poichè nel territorio comunale insiste la lussureggiante selva silana caratterizzata dalla presenza di secolari Querce, Faggi e Ontani che stimola il turismo lento praricabile col trekking.
Per saperne di più?
Sull’area del Reventino nel XVIII secolo Vincenzo Villella, La Calabria della Rassegnazione II volume, Grafiche Reventino, Decollatura, 1988 e Mario Gallo, Scritti storici sui comuni del Reventino, DueEmme, Cosenza, 1989; Sulla Abbazia di Corazzo Antonio Macchione in Lamezia Storica n.0/2021 e Mario Borretti in https://www.mgh-bibliothek.de/dokumente/b/b062992.pdf. Sulla storia di Panettieri https://comune.panettieri.cs.it/contenuti/36133/panettieri-storia (URL consultato l’8/12/2021); sul Presepe Vivente https://www.presepeviventedipanettieri.it/ (URL consultato l’8/12/2021); sul Museo del Pane https://comune.panettieri.cs.it/contenuti/36137/museo-pane (URL consultato l’8/12/2021); sul Museo del Brigante https://comune.panettieri.cs.it/contenuti/36143/museo-brigante (URL consultato l’8/12/2021).
Leggi tutti gli articoli di Matteo Scalise qui: https://www.ilreventino.it/?s=matteo+scalise
Leggi tutti gli articoli de IlReventino.it su Panettieri: https://www.ilreventino.it/?s=panettieri
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