Dopo Serrastretta e Panettieri, continua il nostro viaggio di conoscenza sulla storia dei comuni gravitanti nell’area storico – geografica del monte Reventino, le cui vicende sociali, politiche e anche storiche sono oggetto di particolare interesse di questo giornale web ilReventino.it.
Scigliano è sito a circa 600 mt s.l.m, totalmente immerso nella macchia boscosa silana. E’ un comune sparso, in provincia e nella arcidiocesi di Cosenza- Bisignano, formato da 9 piccoli centri urbani che sono Agrifoglio, Calvisi (capoluogo), Celsita, Cupani, Diano, Lupia, Petrisi, Porticelle, Traversa e annoverante anche le contrade Casino Rizzo, San Giovanni, Sant’Agostino, Tasso, Vallescura.
La sua storia è millenaria, risale probabilmente già all’età antica, ma la scarsità di documentazione coeva e di serie campagne archeologiche fa si che ancora oggi molte affermazioni siano figlie di varie ipotesi elaborate nei secoli scorsi dagli autorevoli storici locali.
La sua posizione geografica è stata, sopratutto nel passato, strategica, poichè il comune è attraversato dal fiume Savuto che è stato importante confine geografico e sopratutto mezzo di trasporto importantissimo (un tempo era navigabile) di merci (legna, lana e la preziosissima pece) dalla Sila alla costa tirrenica. Questa posizione favorevole fa ritenere che già in epoca pre romana vi fosse un piccolo centro dal nome Sturni (citata da Plinio), forse fondato dai Bruzi che in seguito i Romani fortificarono, munendolo di un castrum militare e cambiandone il nome in Sillius con l’aggiunta del suffisso -anus (che indica possesso) riferito a un certo Marco Giulio Sillano (generale) menzionato anche da Tito Livio nel suo De Bello Macedonico (IV decade, 4, cap. 27), oppure, secondo altri, potrebbe riferirsi ad un toponimo greco Αισχύλλος, cioè Esquillio, nome proprio di persona.
Certo è che con i Romani Scigliano divenne snodo strategico per le operazioni militari sia contro Cartagine e i suoi alleati, i Bruzi appunto, e sia in seguito per il controllo della Calabria. Prova evidente è la presenza ancora oggi di un Ponte (risalente al 130 A.C.) conosciuto come “di Annibale“, dove si pensa vi transitasse la famosa e importante arteria viaria romana, la via Popilia che collegava i grossi centri campani di Napoli e Capua con Reggio Calabria (statio ad fluvium Sabatum).
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In Età medievale Scigliano era munita quindi di un Castello (1198?), edificato nella attuale frazione di Diano, (dove oggi sono visibili soltanto pochissimi resti, nascosti da fitta vegetazione). Vicino prosperava l’importante Abbazia di Corazzo, gravitava nella diocesi di Martirano e sopratutto aveva sviluppato un forte senso d’identità urbana tant’è che, quando re Roberto d’Angiò decise di ridurla in feudo da donare al suo vassallo Goffredo Ferrao (1320) cinque famiglie sciglianesi, o per motivi politici o per motivi religiosi (forse perchè ebrei) quali i Bruni, Fazio, Mancuso, Scalise e Talarico emigrarono nella Terra soggetta a Feroleto dove nel 1383 dettero vita al borgo di Serrastretta. Questa fu la prima emigrazione da parte di sciglianesi in cerca di nuove opportunità di vita o per sottrarsi al dominio feudale. Infatti, ci informa il padre Giovanni da Cropani che Scigliano continuò a sottrarsi nei secoli successivi al dominio feudale pagando col denaro la sua libertà anche dallo Scaglione, maresciallo del re Luigi II (1441), poi dai De Gennaro (1449) e infine dai d’Aquino per ben due volte; una prima volta nel 1519 e poi nel 1631 quando erano già Principi di Castiglione Marittimo (1279), Baroni di Martirano (1578) e Feroleto (1611) e Utili Signori di Nicastro (1606). La ricompra della libertà dai d’Aquino ispirò la stesura del poemetto Lu ricattu de Sciglianu (Il riscatto di Scigliano) scritto da Flaminio Cimino nel 1636.
In Età moderna, sopraggiunto il devastante terremoto del 1638 che rase al suolo il borgo, i cittadini superstiti di Scigliano emigrarono ancora una volta in cerca di nuovi siti dove stabilirsi e vivere in pace fondando così altri villaggi (oggi comuni autonomi) dell’area Reventino – Savuto quali Villanova (oggi nel comune di Pedivigliano), Castagna (oggi nel comune di Carlopoli), Fornello, Colla e Pirillo (oggi nel comune di Soveria Mannelli), Panettieri, Colosimi, Serra di Piro (oggi nel comune di Bianchi), Gigliotti, Arcuri, Rizzuti, Volponi, Mascari, Coraci, Ischi, Melilla, Trearie e Carrano (oggi nel comune di Colosimi); Paragolio, Ronchi e Murachi (attualmente frazioni di Bianchi), Casenove (oggi nel comune di Decollatura), Pittarella e Borboruso (oggi nel comune di Pedivigliano). Addirittura sciglianesi nel 1605 andarono a risiedere stabilmente nella comunità arbëreshë di San Demetrio Corone, mentre altri fondarono gli attuali comuni in provincia di Crotone quali Savelli (in onore della feudataria, Carlotta Savelli) e Mandatoriccio. Nel 1535 vi transitò l’imperatore Carlo V (1519- 1556) di ritorno dalla battaglia di Tunisi contro i Turchi, proveniente da Nicastro e diretto a Cosenza il quale concesse patenti di nobiltà a diversi sciglianesi. Pare che per l’estrema fedeltà alla Corona di Spagna re Filippo IV (1621 – 1655) gli concesse il titolo di città seppur non avendone i prerequisiti minimi (sede di vescovato o importanza politica). Fra XV e XVIII secolo a Scigliano sorsero numerose chiese e Conventi che arricchirono il patrimonio storico – artistico del borgo. Ricordo brevemente i conventi quali quello dei Padri Osservanti di San Francesco (1478) sulla cima del monte “Stornorum”, dei Padri Agostiniani nel Convento detto di S.Agostino (1531 – 1666) e quello dei frati Cappuccini con la chiesa di San Antonio da Padova (1587) che fondarono anche una ricchissima biblioteca, ancora oggi presente, ove sono custoditi pregiati testi dal 1600 in poi. Col terremoto del 1783 molti beni appartenenti agli Ordini Religiosi cittadini furono venduti dalla Cassa Sacra (1784 – 1796). Per chi ama l’arte sono da visitare le bellissime chiese edificate nelle 9 frazioni che formano Scigliano, tutte molto belle e dotate di ricche decorazioni, suppellettili, quadri e immagini sacre, quasi tutte frutto del genio delle maetranze locali.
Dunque la giurisdizione territoriale di Scigliano fino all’eversione della feudalità (1806) era vastissima, andando da Martirano fino a Taverna e Gimigliano. L’economia locale si basava sulle attività artigianali e commerciali quali la produzione serica, la lavorazione delle pelli e, in particolare, dei pettini (ecco perchè gli sciglianesi venivano chiamati “pellari”o “pettinari”) venduti anche nei più grossi centri commerciali vicini quali Cosenza, Nicastro ed Amantea. Scigliano è stata sede nei secoli di diversi Enti quali il Monte dei Prestiti (Diano,1600) e il Monte di Pietà (Calvisi, 1680). Ancora, fu scelta sia quale residenza estiva del vescovo di Martirano a Diano e sia di una Stamperia dal 1682 a Calvisi su iniziativa di monsignor Palemonio. Dal 1760 prospera il Santuario dedicato alla Madonna del Monserrato.
Nel 1806 vi era in Scigliano per reprimere il brigantaggio anti-francese Giuseppe Bonaparte, sceso per annettere il Regno al grande Impero del fratello Napoleone e qui lo raggiunse il dispaccio che lo nominava nuovo re di Napoli. Nel 1808 divenne re al suo posto il cognato Gioacchino Murat che smembrò Scigliano in quattro comuni: Scigliano, Pedivigliano, Colosimi e Soveria Mannelli (decreto n. 922, 1811) ma l’integrità comunale fu ripristinata dai Borboni (1820). Nel 1818, soppressa la diocesi di Martirano, passò sotto quella di Nicastro (dal 1986 diocesi di Lamezia Terme) fino al 1973 quando passò sotto l’allora diocesi di Cosenza (dal 1979 arcidiocesi di Cosenza – Bisignano).
Scigliano fu sede di importanti giornali che propugnavano l’Unità Nazionale quali “Il Pitagora” diretto da Gregorio Misarti che si occupava di scienze, lettere ed arti e “L’eco del Savuto” diretto da Luigi Accattatis. Furono chiusi per motivi politici nel 1847. Nel 1860 vi passò Giuseppe Garibaldi diretto a Napoli dopo aver sconfitto le truppe borboniche a Soveria Mannelli. Scigliano ha dato i natali a diversi uomini illustri; ricordo soltanto per importanza il filosofo calvinista Gian Valentino Gentile (1515 – 1566) e Antonio Francesco Accattatis (1686 – 1766) erudito e storico locale.
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Oggi Scigliano conta circa 1200 abitanti, soffre come molti altri borghi interni calabresi di un cronico spopolamento dovuto al crollo della natalità e alla mancanza di lavoro e servizi essenziali e di svago. La sua economia resta prevalementemente agricola specializzata nella lavorazione di frumento, fichi, varie qualità di frutta, olive, uve da vino ed ortaggi. Resistono alcune forme di artigianato legate alla trasformazione di prodotti provenienti dalla zootecnia.
Per saperne di più?
Sulla storia di Scigliano vedi http://www.scigliano.altervista.org/la-storia.html e http://www.francoemiliocarlino.it/rubrica%20mondo%20scuola/Il%20Reventino/Scigliano.pdf (URL consultato il 15/01/2022)
Sul Ponte di Annibale vedi https://www.progettostoriadellarte.it/2019/02/04/il-ponte-di-annibale-o-santangelo/ (URL consultato il 15/01/2022)
Sul patrimonio storico – artistico di Scigliano vedi http://scigliano.asmenet.it/index.php?action=index&p=334 (URL consultato il 15/01/2022)
Leggi tutti gli articoli di Matteo Scalise qui: https://www.ilreventino.it/?s=blabla…storia%21
Leggi tutti gli articoli de IlReventino.it su Scigliano: https://www.ilreventino.it/?s=scigliano
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