Durante i percorsi effettuati nel territorio del Reventino nei vari anni in cui ho esercitato la professione di geologo, mi sono imbattuta molto spesso in icone sacre che mi hanno incuriosito molto, per la loro posizione e per la loro fattura.
Per questo motivo, stavolta ho deciso di cambiare argomento, descrivendo la mia curiosità in questa materia iconologica, senza per altro voler pretendere di ricostruirne un quadro storico o artistico, attività che non rientrano minimamente nelle mie competenze professionali.
La curiosità si basa essenzialmente sui racconti dei miei avi, che sono permeati di tradizione e di leggenda, molte volte difficili da comprendere e da razionalizzare. Nei racconti di mia madre, ad esempio, sono descritti soprattutto i ricordi che riguardano la chiesa di Adami (frazione di Decollatura), che attualmente è dedicata alla Madonna del Carmine.
Sembra che la devozione relativa alla Beata Vergine del Monte Carmelo, sia molto forte in questa zona (e anche nei dintorni), nonostante la sua spiritualità sia molto complessa. Probabilmente la tradizione popolare la vede come una figura affatto distante, in funzione del fatto che la Madonna del Carmine è colei che, secondo un canto popolare, <<…ogni sabato che viene…>> traghetta le anime meritevoli dal Purgatorio al Paradiso. Quindi un’àncora di salvezza, nonostante i peccati, l’ultimo scoglio davanti al grande mistero della Morte. Non solo, Il suo Nome è da attribuire al monte sul quale apparse <<ancor non nata su una nuvola dorata al Profeta Sant’Elia>> – sempre in base ai versi di un canto popolare – per portare la pioggia, l’acqua della vita.
I ricordi degli antenati riguardano uno strano arrivo della statua della Madonna del Carmine nella Chiesa di Adami: essi riportano che essa fosse stata trafugata dalla vicina Abbazia di Corazzo, a Carlopoli, nei primi anni del ‘900, e che in barba ai mai totalmente ben visti, cugini soveritani sarebbe stata portata ad Adami.
Occorre specificare che la statua “porta” un mantello celeste coperto di stelle sopra un vestito bejge, tipico di una Madonna del Rosario più che una Madonna del Carmine (vestito marrone con mantello color crema così come si presentò a San Simone Stock, quando gli consegnò l’abitino). Tuttavia, la statua venne considerata già dal primo momento una Madonna del Carmine, forse perché così era stata loro presentata, forse perché la loro venerazione alla spiritualità del Carmine era molto pronunciata.
La cosa diventa ancora più curiosa se si pensa che prima di quel momento, la Chiesa di Adami era dedicata a San Raffaele Arcangelo, che in questo modo fu spodestato (la sua festa è comunque ancora molto sentita).
In funzione di questi racconti (in parte veri e in parte fantasiosi) non è improbabile dunque pensare – come è stato già ribadito – ad una venerazione di questo tipo di Madonna prima dell’arrivo della statua, forse per questa sua spiritualità molto intensa, e nello stesso momento vicina alla pietà popolare.
Con questa “conoscenza di base”, le varie icone riscontrate nel territorio hanno per certi aspetti chiarito alcuni dubbi, ma ne hanno creato altri, in quanto le persone più anziane che avrebbero potuto fare un resoconto più dettagliato, sono ormai scomparse, senza trasmettere i loro ricordi.
Si è pensato di cartografare le varie piccole icone: essendo troppe nel territorio del Reventino sono state cartografate, almeno per ora, solo quelle dell’area che circonda Adami, luogo di questo particolare culto, e solo quelle dedicate alla Madonna del Carmine, o almeno quelle in cui è presente un suo quadro o una sua effige (prima parte).
Alla prossima puntata.