Il versante orientale del Monte Reventino si affaccia su una area pianeggiante che domina il territorio decollaturese, e si inserisce tra gli orogeni presenti interrompendo la loro continuità.
La morfogenesi di questo altopiano è molto complessa. Esso nasce in una fase sedimentaria posteriore alla fase orogenetica che ha impostato il basamento igneo metamorfico presente e verificatosi nel Paleozoico.
Nel Miocene inferiore (Cenozoico), infatti, avviene la sedimentazione – in ambiente non molto profondo – di una successione sedimentaria costituita da arenarie e sabbie da bruno-chiare a grigie, con occasionali intercalazioni di conglomerati e argille.
Questa formazione, nel corso dei secoli, verrà scavata dalle acque del fiume presente, intento a formare il suo alveo e la sua piana: grazie a questa sostenuta erosione, rimangono di questa successione solo lembi residui in corrispondenza di piccole collinette ai margini della piana alluvionale del Fiume Amato, che dominano la vallata sia in sponda destra (Timpone Morizzo e Vallenoce) che in sponda sinistra (Cupa Sottana): si può notare come questi lembi residui possano essere correlati e fossero in origine una sola successione. Essi poggiano in discordanza stratigrafica sulle metamorfiti del basamento, gneiss e scisti biancastri.
Tutte queste collinette, sono molto simili tra di loro, anche se in molti casi l’attività antropica e la discreta urbanizzazione hanno creato delle modifiche. Tuttavia, nella zona compresa tra Vallenoce e Maliprezzi, e solo in quella zona, è stata riscontrata una strana caratteristica che non è presente nelle altre aree: in quest’area, infatti, questa successione è sormontata da uno strato composto da particolari globi molto regolari, composti soprattutto da sabbia omogenea, immersi nel materiale più fine tipico della successione presente. Queste sfere, che sembrano essere assembrate come polpette, sono i cosiddetti “coculi” e ricoprono la nostra collinetta formando uno strato spesso circa 1m, che copre una superficie non superiore ai 100m2. Praticamente originano una piccola cresta morfologica inserita tra due minuscole linee di impluvio. Alcuni di essi risultano divisi a metà secondo una superficie di rottura molto regolare.
La nascita di quello che sembra un paesaggio lunare, brullo, sul quale è difficile camminare, è in realtà incognita, in quanto potrebbe essere associato a fenomeni alluvionali molto pronunciati che hanno dato origine a questi prodotti di dilavamento, aiutati dalla vorticosità e dalla torbidità delle acque. Questa ipotesi però può essere vera solo se sul terrazzo fosse stata presente una linea di impluvio, anche di una certa importanza. Come mai sugli altri terrazzi non sembra essersi verificato lo stesso fenomeno? Forse è avvenuto e non è possibile vederlo in funzione delle modifiche antropiche? Oppure non si sono verificate le stesse precise condizioni? Il termine “coculo” (o più correttamente “cocula”) sostantivo femminile, deriverebbe dal greco antico “κύκλος”; (plurale “κύκλα”;), ovvero: cerchio.
Cocula è, probabilmente, un termine arcaico. Già nel secolo scorso, infatti, gli abitanti della vicina Serrastretta, passando dal suddetto sito, erano soliti definirlo “cocularia”, avendo notato la peculiarità della zona.
La presenza di altre formazioni del genere nel territorio potrebbe portare ad una spiegazione del mistero.