
Sono passati ormai venti anni da quando è avvenuta l’esondazione del Fiume Grande a Decollatura. Questo corso d’acqua, che sembra un piccolo rigagnolo da nulla, è l’artefice di quella piana alluvionale che caratterizza la maggior parte del territorio decollaturese: quella piana che coinvolge una buona parte dell’abitato di San Bernardo, si muove al disotto del borgo di Casenove e Cerrisi per raggiungere la località Arena Bianca. Qui la piana si unisce con quella formata dal Torrente Galice di Stocco proveniente da Soveria Mannelli, per formare un altopiano molto più vasto e imponente: siamo nel bacino idrografico del Fiume Amato, che nasce dalla confluenza dei suddetti fiumi.

Il 12 novembre 2004, dunque, si verificò un caso di piovosità eccezionale che interessò tutta la piana in questione con la caduta di diversi millimetri di pioggia nel giro di tre ore. Il temporale, incominciato nel primo pomeriggio, continuò senza interruzione intorno alle 17,00 del pomeriggio. L’acqua meteorica cadde con un’intensità tale da penetrare attraverso i vetri delle finestre, da sollevare i tombini e creare dei veri e propri torrenti lungo le numerose strade in discesa.
Ma i veri danni si verificarono, appunto, nell’area che include la piana del Fiume Grande, dove l’ostruzione di piccoli ponti a cavallo dei suoi immissari fece sì che le acque straripassero per andare ad inondare diverse costruzioni e diversi territori: la stazione di San Bernardo, il Foro Boario (nella foto in evidenza tratta da Google maps), a valle di località Praticello, in località Bonacci, la Strada Provinciale in corrispondenza di Arena Bianca, sono tutte aree investite dalle acque con danni a cose, animali e fortunatamente in modo lieve anche a persone.

Il fenomeno, dunque, limitato soprattutto al Fiume Grande, evidenziò, in quelle condizioni, la necessità fisiologica del corso d’acqua di espandere il proprio letto, coinvolgendo il primo terrazzo alluvionale. Oggi quelle aree sono state considerate zone R4, cioè aree a rischio molto elevato, dal nuovo P.A.I. (Piano per l’Assetto Idrogeologico), a dimostrazione che tale fenomeno potrebbe ancora ripetersi in futuro.


Sono passati ormai venti anni da quando è avvenuta l’esondazione del Fiume Grande a Decollatura. Questo corso d’acqua, che sembra un piccolo rigagnolo da nulla, è l’artefice di quella piana alluvionale che caratterizza la maggior parte del territorio decollaturese: quella piana che coinvolge una buona parte dell’abitato di San Bernardo, si muove al disotto del borgo di Casenove e Cerrisi per raggiungere la località Arena Bianca. Qui la piana si unisce con quella formata dal Torrente Galice di Stocco proveniente da Soveria Mannelli, per formare un altopiano molto più vasto e imponente: siamo nel bacino idrografico del Fiume Amato, che nasce dalla confluenza dei suddetti fiumi.

Il 12 novembre 2004, dunque, si verificò un caso di piovosità eccezionale che interessò tutta la piana in questione con la caduta di diversi millimetri di pioggia nel giro di tre ore. Il temporale, incominciato nel primo pomeriggio, continuò senza interruzione intorno alle 17,00 del pomeriggio. L’acqua meteorica cadde con un’intensità tale da penetrare attraverso i vetri delle finestre, da sollevare i tombini e creare dei veri e propri torrenti lungo le numerose strade in discesa.
Ma i veri danni si verificarono, appunto, nell’area che include la piana del Fiume Grande, dove l’ostruzione di piccoli ponti a cavallo dei suoi immissari fece sì che le acque straripassero per andare ad inondare diverse costruzioni e diversi territori: la stazione di San Bernardo, il Foro Boario (nella foto in evidenza tratta da Google maps), a valle di località Praticello, in località Bonacci, la Strada Provinciale in corrispondenza di Arena Bianca, sono tutte aree investite dalle acque con danni a cose, animali e fortunatamente in modo lieve anche a persone.

Il fenomeno, dunque, limitato soprattutto al Fiume Grande, evidenziò, in quelle condizioni, la necessità fisiologica del corso d’acqua di espandere il proprio letto, coinvolgendo il primo terrazzo alluvionale. Oggi quelle aree sono state considerate zone R4, cioè aree a rischio molto elevato, dal nuovo P.A.I. (Piano per l’Assetto Idrogeologico), a dimostrazione che tale fenomeno potrebbe ancora ripetersi in futuro.
