Il libro dell’amico storico Armando Orlando dovrebbe essere letto, a mio avviso, da tutti coloro che, a vario titolo, sono interessati alla storia sociale, economica, politica della Calabria, considerata all’interno delle corrispondenti dinamiche realizzatesi nelle altre regioni italiane, del settentrione padano, innanzitutto.
Così da poter avere contezza di quella “diversità” della Calabria rispetto al resto del territorio nazionale, spesso attribuita aprioristicamente agli esiti dell’unità d’Italia del 1860; quando, piuttosto, risulta affondare, nella tesi sposata dallo storico sanmanghese, la sua genesi in periodi ben più lontani, collocabili all’interno dell’Italia dei Comuni, tra l’undicesimo ed i primi decenni del quindicesimo secolo e, da lì, quasi perseguita con costanza nei secoli a venire, pur nel variare delle epoche e degli avvenimenti.
Di questa diversità, talora accompagnata, ma più spesso risultante disgiunta, da una certa qualità collettiva della “responsabilità”, il libro di Armando Orlando ripercorre in modo coinvolgente il percorso, avvalendosi di una penna notoriamente felice, capace di collegare, con coerente sistematicità, i contributi offerti da eminenti studiosi della storia del meridione d’Italia e della Calabria in particolare.
Mi parrebbe, per questo, lettura consigliabile in primis a chi fa o intende fare politica nella estrema regione continentale del sud della nostra penisola; agli studenti, quale opportunità di avere una visione d’insieme e di contesto delle dinamiche raccontate nel libro. Non per ultimo, a tutti i cittadini calabresi consapevoli, a quelli cioè che, per impostazione, rifuggono dal pensiero dominante e prediligono agire con pensiero critico, con una razionalità capace di dubbio e di ricostruzione.
Giuseppe Caravia