Il duemilaventi ha messo al tappetto tanti mestieri e tanti lavori indice di certezza e fierezza professionale. Colpa della pandemia che ci ha obbligati al distanziamento, all’isolamento, all’immobilismo, alle relazioni da remoto. Ora il duemilaventuno eredita un cumulo di macerie con dati da far rabbrividire i più ottimisti. La maggior parte dei contratti a tempo determinato in questi ultimi mesi non sono stati rinnovati, i lavori precari, a chiamata si sono ridotti sensibilmente, gli stagionali sono rimasti a casa, la disoccupazione cresce vertiginosamente.
A marzo, quando sarà possibile licenziare, dopo il blocco da covid, la montagna che crollerà sarà enorme. Una slavina incontenibile, un’onda anomala che non si vedeva da tempo. Basteranno i buoni propositi normativi a frenare l’onda, ad assistere ed orientare i disoccupati? Direi proprio di no! Non può bastare una norma di accompagnamento alla ricerca del lavoro se il lavoro manca, soprattutto a Sud.
Bisogna inventarsi nuove forme d’investimento per creare opportunità di lavoro che abbiano una durata a medio lungo termine. Non investimenti effervescenti, ma mirati a far crescere le piccole e medie imprese e a sviluppare le potenzialità territoriali. Un sogno che non diventerà realtà probabilmente. Una ipotesi da valutare per dare ai giovani e meno giovani una possibilità di riprendersi uno spazio lavorativo, con dignità e senza mezze misure. Altrimenti cosa succederà? Di nuovo i treni e gli aerei si riempiranno per portare le nostre forze migliori nelle nazioni più virtuose e nelle regioni d’Italia più attrezzate ad intercettare i filoni produttivi, in grado di accelerare o determinare la ripresa. Una ripresa data per certa ormai per fine 2021 o meglio per il 2022. Ed intanto non si può vivere di bonus e sussidi occasionali!
Ci vuole altro insieme ai sostegni momentanei, ci vuole estro, fantasia, creatività, inventiva, tenacia per riprendersi e riprendere a produrre e creare opportunità di lavoro.
Vincenzo Canonaco