Il progetto di restauro dell’Abbazia di Corazzo, predisposto dalla Soprintendenza e finanziato dai fondi europei assegnati alla Regione per il 2014-2020, ammonta a 1,2 milioni di euro.
Dalle colonne digitali de «Il sole 24 ore» (l’articolo è apparso il 14 agosto 2020) si apprende l’imminente restauro dell’Abbazia di Corazzo, ricadente nel comune di Carlopoli. I lavori di restauro della prima abbazia di Gioacchino da Fiore, che qui vestì l’abito monacale e divenne abate, dovrebbero partire in autunno.
Fondata nell’alta valle del Corace dai benedettini nell’XI secolo, l’abbazia è stata ricostruita dai cistercensi nel XII secolo ed è stata duramente danneggiata dai devastanti terremoti che colpirono la Calabria nel 1638 e nel 1783.
Il progetto preliminare è stato presentato dall’architetto e curatore di mostre e musei Pasquale Lopetrone, responsabile del patrimonio architettonico della Soprintendenza archeologica per Catanzaro, Cosenza e Crotone.
Come si apprende dall’articolo del noto giornale, quello che sarà svolto a Corazzo sarà «un intervento di tipo conservativo ma allo stesso tempo innovativo, poiché mira alla cristallizzazione dei ruderi, alla loro messa in sicurezza e alla valorizzazione di alcuni spazi contigui».
Il progetto di restauro, ammontante a 1,2 milioni di euro, sarà finanziato da Fondo europeo di sviluppo regionale.
Il restauro dell’Abbazia di Corazzo
Il restauro conservativo del gioiello del patrimonio storico-culturale calabrese e meridionale, riguarderà in particolare la chiesa e gli spazi sotto i contrafforti che saranno resi fruibili grazie alla posa di un pavimento in legno, sopraelevato e rimovibile nell’eventualità di nuovi lavori. Sarà creato, al fine di evitare nuovi crolli, uno spesso strato di terra e pietre che andrebbe a nascondere l’antico pavimento
L’abbazia sarà restaurata con l’installazione di pareti in cristallo e tetto in legno lamellare. Sarà inoltre creato un ambiente utilizzabile come museo dell’abbazia o sala congressi.
Lopetrone ha affermato infine che: «Se i fondi saranno sufficienti faremo solo un sondaggio nel chiostro per capire se sotto lo strato di detriti, alto forse due metri, si è conservato qualcosa del pavimento originario. Ma nulla di più».
Antonio Pagliuso