Cagliosa di Giuseppe Franza (Ortica editrice, 2019) è un romanzo che parla di calcio dilettantistico e di periferia violenta. Solo per inciso, la “cagliosa”, nel gergo calcistico delle periferie napoletane, è un tiro potentissimo capace di gonfiare la rete.
Il protagonista della storia è Giovanni detto Vangò, un ragazzo che ruba motorini per conto di un carrozziere e nel tempo libero gioca a calcio nella squadra del suo quartiere: il Rione Incis Club, formazione di dilettanti iscritta al girone C della Terza Categoria provinciale napoletana.
Ventidue sono le partite del torneo, e ventidue sono i capitoli del libro, attraverso cui Giovanni misura i propri limiti e il suo abbrutimento, subendo l’inutile ferocia dei compagni di squadra, l’ottusità dell’allenatore, i vincoli di un’esistenza da schiavo…
Qualcosa sembra cambiare il giorno in cui incontra una bella giornalista sportiva, la sua nuova, impossibile ossessione. Stimolato da un sentimento inedito, il ragazzo comincia a rendersi conto di dover evolvere. Ma come? Sullo sfondo, prosegue il campionato della Incis, tra risse, scorrettezze, acide rivalità, figuracce e futili rivalse.
Non ci sono campioni né sportivi, e ogni personaggio rivela senza vergogna la propria deficienza morale. Ciononostante, lontani dai riflettori, su campi polverosi e invasi dall’erbaccia, Giovanni e compagni combattono per resistere alla forza centrifuga del non senso, per sopravvivere a loro stessi.
«Il risultato rimase sul pareggio fino al fischio finale, – scrive a un certo punto Giuseppe Franza – e per come si era messa la partita si trattava di un punto d’oro. Bisognava accontentarsi. Così disse il coach e poi ribadirono quasi tutti i giocatori del Rione, e pure Croce capì che andava benissimo così. Quello era il segreto: contentarsi, pigliarsi quel poco di buono che uno era riuscito a meritarsi o a scippare nel contesto, senza mai farsi il sangue troppo amaro. La vita, tanto, di base era una chiavica, una filiera ottusa di casualità e infamità senza nemmanco mezzo accenno di giustizia».
L’autore, Giuseppe Franza, è trentottenne napoletano che ha lavorato come redattore ed editor per varie case editrici e che ora vive a Roma.