La prima puntata della nuova fiction Rai “La Sposa”, che ha aperto la nuova stagione filmica della televisione di Stato, ha suscitato tantissime polemiche sia in Calabria che in Veneto, ovvero le due regioni italiane ove la storia si svolge. A parte le location scelte dal regista Fausto Campiotti e la sua troupe per girare le scene (Puglia e Piemonte) che non sono Calabria e Veneto e che, quindi, territorialmente, non descrivono fino in fondo il contesto in cui vivevano i protagonisti negli anni ’60-’70, periodo in cui è ambientata la narrazione, non facendone percepire, di conseguenza, neanche i sentimenti, La Sposa è stata subissata di giudizi negativi soprattutto per aver ridicolizzato la gente calabra e veneta.
Uno dei commenti più tranchant è quello dello scrittore Santo Gioffrè, autore di romanzi da cui sono state tratte anche serie televisive, che dice: “…Non si può dire che le ragazze, in quel periodo, venivano esposte in pubblica piazza e vendute, perché non è così. Negli anni ’60 in Calabria c’erano grande fermento e vivacità, quesi paragonabili a quelle delle città del nord; c’erano lotte…”.
Anche noi del Reventino.it, nel nostro piccolo, siamo stati toccati, in un certo senso, dalle onde scaturite dalle reazioni post messa in onda del film, nel senso che abbiamo ricevuto e, come ogni volta avviene, pubblichiamo volentieri, una lettera, diciamo fuori dal coro, di Carmelina Muraca, scrittrice di saggi e nostra lettrice (e questo ci fa doppiamente piacere), che ha voluto dare un parere più sereno e meno risentito da donna, come dice lei “calabrese e matura” per acquietare gli animi più accesi sulla fiction Rai.
“Vorrei esprimere un parere più sereno e meno risentito, riguardo alle polemiche suscitate negli animi di alcuni meridionali e non, dalla fiction trasmessa su RAI uno “La Sposa”, lasciando al lavoro complesso dei registi, la libertà e la responsabilità di rappresentare storie vere o anche verosimili.
Sono una donna calabrese e matura, che ha ricordi relativi agli anni sessanta/settanta molto gratificanti e positivi, non solo perché mi riportano agli anni della mia gioventù, quanto perché mi fanno riflettere sui cambiamenti sociali, culturali, politici delle varie realtà umane, e in particolare sull’ emancipazione delle donne in Italia.
Personalmente confesso di aver raggiunto quasi tutti i traguardi che mi ero prefissata in quel periodo di cambiamento, e mai avrei accettato un marito scelto per me da un pur buono “sensale”, a costo di ribellarmi alla mia famiglia, tuttavia ricordo che, fenomeni simili a quelli riportati nella serie TV, avvenivano anche nel mio piccolo borgo, se pur in numero minoritario e ristretto.
L’emancipazione delle donne del Sud, secondo la mia opinione, è avvenuta con relativo ritardo rispetto alle donne del nord Italia, in quanto queste, usufruendo dello sviluppo industriale nelle loro regioni, hanno potuto anticipare l’ingresso nel mondo del lavoro e di seguito hanno anticipato l’emancipazione e il cambiamento che derivano dall’ autonomia finanziaria.
Ricordo che nel mio paesotto, molte donne trentenni o quarantenni, ancora non sposate, vedendo invecchiare i propri genitori accettavano matrimoni combinati con uomini del nord sconosciuti, o quasi ed emigravano nelle città industriali, verso un futuro ignoto e sperando migliore.
Tante altre invece credevano di realizzare il proprio futuro nella terra di origine e come le donne del nord davano importanza ad un lavoro autonomo, nuovo, gratificante e lontano dai contesti contadini e restrittivi.
Tutte in quegli anni avvertivamo il bisogno di cambiamento, di emancipazione, di autonomia lavorativa, affettiva, sessuale e sociale. Ma come, se non con tante difficoltà?
Chi voleva lo smalto, il rossetto o il parrucchiere non lo trovava in paese. Chi voleva un lavoro nuovo non lo trovava. Chi voleva formare una famiglia trovava solo da fare la casalinga. Chi voleva frequentare le scuole superiori o l’università doveva spostarsi fuori provincia.
I disagi e le difficoltà non mancavano e tutto si è realizzato a rilento e con molte difficoltà culturali e sociali soprattutto per le donne, per le quali alcuni disagi ancora oggi, non si può nascondere che persistono nonostante tutto il progresso avvenuto.
Ancora arrivano al nord treni strapieni di gente del Sud, senza valigia di cartone e con le donne sempre più belle e curate , e che portano con loro immutata bellezza mediterranea e il colore del caldo sole sulla loro pelle… ma ancora da anni cercano lavoro fuori regione.
Dalla fiction emergono donne forti, audaci, coraggiose, che lottano non contro donne dell’altro capo dell’Italia ma fanno di tutto per essere collaborative e solidali le une con le altre ,e insieme amalgamano le esperienze, le culture, i sogni, le forze e i valori comuni.
Anche l’attrice che interpreta Maria sposa emana profumo di donna moderna, capace di mandare tramite il suo lavoro, messaggi positivi a tutte noi donne d’Italia, unite da Nord a Sud, capaci di proiettarci insieme in un futuro migliore, per raggiungere traguardi comuni e condivisi”.
Carmelina Muraca