Didattica in presenza o didattica digitale?
Il dilemma che sta scatenando fiumi di parole in questa prima decade di Gennaio non trova impreparato e dubbioso il primo cittadino selliese Davide Zicchinella.
Causa numero elevato di contagi, l’ex consigliere provinciale dice, per ora, didattica digitale integrata e non senza ragioni: Omicron attacca sempre di più i bambini.Scrive il pediatra prestato alla politica:
“Meglio qualche settimana di #DAD oggi che chiusure totali domani. Premetto che sono stato sempre a favore della scuola in presenza.
Ho vissuto da genitore, prima che da pediatra e sindaco, la difficoltà dei nostri figli nei mesi di chiusura della scuola, quando non c’era neppure la possibilità di fare lezioni a distanza. Quando non c’erano protocolli di sicurezza. Quando eravamo impreparati e smarriti.
Ho vissuto non senza trepidazione e paure lo scorso anno scolastico di mio figlio, portato a termine sostanzialmente in presenza anche se con alcune parentesi di didattica a distanza. Grazie al grande lavoro e senso di responsabilità degli operatori scolastici e dei nostri bambini e ragazzi che con diligenza e maturità hanno tenuto mascherina e distanziamento.
Ma non avevamo i numeri di contagiati di oggi. Ad oggi io, pediatra di famiglia che opera in un’aria interna,non massimalista, ho oltre 30 piccoli pazienti infetti. Contemporaneamente. Dal più piccolo di 7 mesi alla più grande grande di 15 anni.
Da inizio pandemia a prima di questa quarta ondata ho avuto 10 casi in totale, e tolti i casi familiari, nessuno contemporaneamente.
La variante omicron è assolutamente più contagiosa . Basta leggere i numeri degli operatori sanitari oggi infettatisi (gran parte con dose booster).
La campagna vaccinale della fascia pediatrica fra 5 e 11 anni è appena iniziata. Meno del 10% dei bambini potenzialmente vaccinabili ha fatto la prima dose. C’è ovviamente tanta perplessità da parte dei genitori.
Dateci il tempo di fare una corretta informazione. Dateci il tempo di organizzare una campagna vaccinale capillare.
Dal mondo delle scuola come dalle organizzazioni sanitarie nazionali si sta levando un allarme per l’imminente riapertura delle scuole. A parlare non sono genitori ipocondriaci e paurosi, ma operatori del settore scolastico (oltre 1500 dirigenti) e sanitario.
Tanti colleghi sindaci, opportunamente, stanno posticipando la riapertura delle scuole vendendo la difficoltà dei tracciamenti e delle risposte sanitarie ai cittadini.
Qualcuno ipotizza che l’intransigenza del Governo e dei Ministri della Pubblica Istituzione e della Sanità a non voler sentire parlare di un posticipo della ripresa delle lezioni in presenza sia dovuto al fatto di non sminuire l’importanza della vaccinazione. Se si inizia a chiudere si scoraggiano le persone a fare prime dosi e richiami. Sarebbe questa la ratio.
Ma riaprire le scuole in presenza ad inizio febbraio sarebbe, invece, proprio funzionale alla vaccinazione di bambini e ragazzi.
Si ripartirebbe con un numero ben più alto di bambini con almeno una prima dose e una, seppure parziale, protezione immunologica. Basterebbero a noi pediatri 3/4 settimane. Se riprendono i casi nelle scuole, i contatti con positivi, si dovrà rinviare tutto di mesi. Può saltare la vaccinazione a breve per moltissimi bambini
La scuola in presenza è importante ed insostituibile. Ma non può diventare una bandiera da sventolare a tutti i costi.”
#riapriamoinsicurezza è l’hashtag scelto da Davide Zicchinella per fare una sintesi tra chi vuole la Dad e chi invece prepende per didattica nelle aule.
Enzo Bubbo