La Calabria, suddivisa nelle due province Citeriore e Ulteriore, era una terra del Regno di Napoli governato da un viceré spagnolo, ed i mille abitanti dei casali di Conflenti Soprani e Conflenti Sottani conducevano la loro esistenza adagiati tra valli e torrenti all’ombra del monte Reventino, quando il 7 giugno 1578, intorno a mezzogiorno, su una solitaria pianta di quercia a Serra Campanara, sperduta località di montagna dell’antica diocesi di Martirano, il pastore Lorenzo Folino assiste ad una prima apparizione della Madonna.
Apparve «in trono di luce assisa» e come «una Gran Signora di regio diadema adorna, cinta da folto numeroso stuolo di bianche colombe, che sulle ali equilibrandosi le faceano ordinato meraviglioso corteggio».
Il pastore abbandona per un attimo il suo gregge, si porta ai piedi della quercia e ascolta le parole della Madonna, che indica un’altra quercia, ad un miglio di distanza in linea retta, in località Visora, e che chiede di riferire «che una Chiesa vuole Iddio, dov’è la Quercia di Visora, in quel luogo appunto, che io ti mostro».
In quel tempo il navigatore inglese Francis Drake stava compiendo la seconda circumnavigazione del globo e la flotta cristiana voluta dal papa Pio V aveva già sconfitto i turchi nella battaglia navale di Lepanto. Una spietata tratta di schiavi era stata avviata dai portoghesi che si erano installati in Angola, mentre gli spagnoli avevano sconfitto e ucciso l’ultimo re inca in Perù. Ad Harlem, in America, era stato introdotto l’uso dei piccioni viaggiatori per il recapito della corrispondenza. In Italia l’architetto Iacopo Barozzi di Vignola aveva avviato la costruzione della chiesa del Gesù a Roma e Torquato Tasso aveva da poco terminato di scrivere “La Gerusalemme liberata”.
Nei diversi stati italiani vivevano circa 12 milioni di abitanti. Napoli sotto gli spagnoli aveva conosciuto un intenso sviluppo demografico e urbanistico e la popolazione aveva raggiunto 220.000 unità, facendo così diventare la capitale del regno una delle più importanti città d’Europa.
La Calabria del Cinquecento si avviava a contare circa 550.000 abitanti, e nella regione l’incremento demografico di quegli anni era accompagnato da una ripresa economica che continuava a mantenere al centro della crescita le attività agricole: vite, olivo, cereali, alberi da frutta, canna da zucchero, cotone, canapa, lino, pastorizia. Di rilievo anche la produzione della seta, mentre le fonti sono carenti di riferimenti alla coltivazione di patata, mais e pomodoro, anche se queste colture, provenienti dall’America meridionale, risultavano già introdotte in Europa.
I casali di Conflenti Superiore e Conflenti Inferiore sono già formati come agglomerati urbani e vivono di vita propria. Gli abitanti producono grano bianco e grano germano, e poi vino, frutta, miele e seta. Le campagne sono ricche di castagne, ghiande e noci. L’allevamento degli animali domestici è prospero e fornisce latte e carni fresche. Difficile il collegamento con il territorio circostante, ma una via, costeggiando il fiume Salso, arrivava fino all’accesso dei due centri abitati, e una mulattiera, partendo dalla località di Visora, arrivava fino a Martirano, una cittadina sede di diocesi.
I casali sono una dipendenza feudale di Martirano quando nel 1578 la Madonna compare per la prima volta a Serra Campanara, e in quegli anni l’intera Contea, sul punto di passare ai d’Aquino baroni di Castiglione, raggruppa sotto un’unica signoria feudale le terre di Martirano, Motta S. Lucia e Conflenti, arrivando a contare circa 10.000 abitanti: qualcuno è dottore e notaio – testimonia il vescovo – alcuni vivono civilmente, tuttavia la maggior parte dei cittadini sono contadini e pastori di pecore.
E pastore di pecore era pure Lorenzo Folino, intento nel suo lavoro, quando in quel luogo, «una volta naturalmente aspro e incolto per la vicinanza della foresta detta Caprili» (come scrive Cesare Angotti), ebbe la prima apparizione, e dopo un primo attimo di smarrimento, quel pastore corre al paese per raccontare l’accaduto.
Ma, si chiede P. Giuseppe Maria Roberti dell’Ordine dei Minimi, «Quale credito, in un fatto così eccezionale, poteva avere il racconto di un ingenuo pastorello?».
«Eppure» continua il religioso di Conflenti (nominato Correttore Generale del Sacro Ordine dei Minimi nel 1918) «è appunto di costoro, che la celeste Signora si suole valere: e non c’è da stupirne. Fu ai pastori betlemitici, che facevano la guardia del loro gregge, la prima apparizione della Madre divina di Gesù: e più volte, nella serie dei secoli, la storia ci mostra che Ella, come sede della vera sapienza, non ebbe a disdegno di mostrarsi a questa classe di gente semplice, e conversare con loro».
«Va, Figlio, dal Sindaco e dal Parroco: ad essi racconta ciò che hai veduto. Dì, che la madre di Dio io sono: e che una Chiesa vuole Iddio, dov’è la Quercia di Visora, in quel luogo appunto, che io ti mostro» dice dunque la Madonna al giovinetto, e la testimonianza è contenuta nelle Sacre Memorie della Gran Madre di Dio raccolte dal sacerdote Carlo Montoro nel 1862 e ripubblicate a cura di Prospero e Giovanni Calabria nel 1981, con la presentazione di Mons. Ferdinando Palatucci, vescovo di Nicastro.
A questo testo facciamo riferimento per raccontare la storia delle apparizioni, e continuiamo dicendo che sia il sindaco che il parroco non credono alle parole del pastorello Folino. E non gli credono neppure i cittadini venuti a conoscenza dell’evento.
Sette giorni dopo, il pomeriggio di sabato 14 giugno 1578, la Madonna appare a Vermiglia Mercuri, «donna dagli anni e dalla inopia consunta, ma onesta e divota, che il pane acquistando con fatica delle sue mani, andava ogni giorno nella vicina campagna, per raccogliere di aridi sterpi un fascio, che poi in su gli omeri riportando ritraeva da quello così a stento e penoso il parco suo vitto».
Siamo ancora sulle pendici di Serra-Campanara, e precisamente nella località chiamata il Ceraso delli Augurelli (denominato, poi, Ceraso della Madonna). «Vermiglia, datti animo: vedi tu quella gran Quercia in Visora? Sappi, che una Chiesa vuole il Signore in quel luogo edificata. Va: dillo al Parroco e al Sindaco. E dì, che la Madre di Dio sarà la Protettrice della loro Patria» dice la Madonna alla donna. Pure lei non è creduta dai suoi concittadini.
Nove giorni dopo, lunedì 23 giugno 1578, verso mezzogiorno, in località Croci di Visora, lungo la mulattiera che congiungeva Conflenti con Martirano da un lato e Decollatura dall’altro, Delicia Mastroianni incontra tre figure in abito ecclesiastico. Poteva essere un incontro normale, invece ad apparire erano san Giovanni Battista, san Nicola di Bari e sant’Andrea Apostolo; questi due ultimi erano i protettori dei due centri, Superiore e Inferiore. «Sappi, che non molto tempo andrà, che dovrassi fabbricare una Chiesa alla Madre di Dio in Questo luogo» le dicono.
E la sera del 24 giugno 1578 un uomo di Conflenti Sottani, Giovanni Calabria («la natura fugli amara – scrive Montoro – e dal suo nascimento privollo di un occhio e lo fece zoppo di un piede») vede da lontano una luce brillare sul suo podere, in località Visora. La luce diventa sempre più grande man mano che si avvicinava. È la quercia di Visora a contenere la luce, e una volta arrivato sul posto, l’uomo incontra lo sguardo della Madonna, «una Signora di bianca veste ornata, tutta di fulgidissime stelle intessuta, che con il loro scintillare, acquistando a poco a poco un certo vigore, spargean raggi d’immensa luce».
Giovanni Calabria rientra nella sua casa e si addormenta. Quando si sveglia, si ritrova sano del piede e dell’occhio. Torna a ringraziare la Madonna, che è ancora lì, sulla Quercia di Visora. E poi racconta la sua storia ai concittadini. «Quindi la pietosa Conflenti mirò su la Quercia come una candida nube, che un padiglione formava, dal di cui seno due faci accese trasparivano…».
Padre Roberti ci informa che «alla fine il popolo dovette cedere, vinto all’evidenza dei portentosi avvenimenti, dei quali divenne teatro questo sito benedetto, dove sorgeva la quercia di Visora, consacrata dalla presenza personale di Maria». La guarigione di Giovanni Calabria era un evento talmente manifesto da far tornare sulle proprie idee persino gli scettici.
Nei giorni seguenti la Madonna appare sulla quercia di Visora una quarta volta al sacerdote Prospero Calabria, e poi ancora a Giovanni Paladino, Giantommaso Mindarello e altri due giovani, al sacerdote Andrea Falascino, al notaio Antonio Paladino, allora sindaco del paese, a Delicia Ponti e Margherita Vescio, Pietro Mastroianni e Giantommaso Mete.
Questo avveniva a Conflenti, dove – ha scritto Gustavo Valente – «alle falde del Reventino, la Calabria settentrionale e quella media sposano temperamenti e dialetti, panorami e saldezza di genti». E avveniva nel 1578, mentre il Regio Uditore per le province della Calabria e Caporuota del tribunale di Cosenza era impegnato a fronteggiare una terribile epidemia di peste che aveva colpito molti centri della regione.
Armando Orlando