Pubblichiamo di seguito un comunicato stampa della Cineteca della Calabria, a firma del suo presidente Eugenio Attanasio:
In tempi di crisi economica senza precedenti come quelli attuali, paragonabili ad un nuovo dopoguerra, apprendiamo dalla stampa la notizia della delibera della giunta regionale relativa alla realizzazione degli “Studios” a Lamezia terme , destinati alla produzione cinematografica e televisiva. Nell’area ex Sir, metafora dell’industrializzazione mancata, è stato individuato lo spazio in cui sorgeranno le strutture, non piu’ pontili per il petrolchimico, ma teatri di posa,di registrazione, di montaggio. Dopo decenni ci si distacca da modelli di sviluppo ormai desueti e incoerenti con la vocazione del territorio per abbracciare l’industria dell’audiovisivo, smentendo qualcuno che sosteneva come con la cultura non si mangiasse.
Non è la prima volta che si parla in Regione Calabria di questa volontà di creare a Lamezia Terme una “cittadella del cinema”, ma questa volta concretamente, e piu’ in direzione, forse, della produzione televisiva. Da cronisti e notai della storia del cinema, non si può che attestare come effettivamente vi sia un orientamento preciso in tale senso a livello globale, dominato dalle piattaforme, dai canali, dalla distribuzione on demand. Questo secondo anno di Covid sembra avere dato il colpo ferale al mondo del cinema, inteso in modo classico, come prodotto che va in sala, viene presentato ai Festival, si fruisce al buio e insieme a tante persone; le restrizioni ci costringono a fare gli abbonamenti e seguire le serie tv, sempre piu’ belle, sofisticate, accattivanti, girate con la stessa tecnica delle grandi produzioni cinematografiche.
Da una Regione che mirava a ospitare le produzioni cinematografiche, si passa a una Regione che vuole produrre in proprio creando delle strutture che possono dare lavoro a maestranze, attori, tecnici, ponendo le basi per un’industria dell’audiovisivo. Il cinema, fin dal’origine ha vissuto grandi trasformazioni tecniche che comunque ne hanno sempre rinnovato il successo, se pensiamo all’avvento del sonoro, del colore, del digitale che avrebbe dovuto contrastare la pirateria e che invece ne ha sancito il successo. Ora la televisione, tradizionalmente grande rivale, diventa il principale mercato di riferimento della produzione, cinematografica, documentaria, di fiction e di serie, che vengono girate dai piu’ grandi registi con gli attori più famosi. Cambiamenti già intuiti da Mario Gallo, produttore di Luchino Visconti, ma anche attento studioso dei sistemi di comunicazione, per come già li descrive tempo addietro sul saggio Cinema e dintorni.
Questo mutamento di strategia della politica culturale regionale ha un nome e cognome, per la presenza di un uomo di prestigio del settore come Giovanni Minoli, attuale Commissario Straordinario della Calabria Film Commission, la cui figura viene associata però solo ai progetti seriali di successo come Agrodolce e Un posto al sole, dimenticandosi invece delle produzioni radiofoniche e dei programmi televisivi di grande qualità che ha condotto e ancora conduce.
Giornalista e autore televisivo che ha lasciato in Rai tracce significative del suo lavoro come Mixer, La storia siamo noi, Rai educational. Un tempo la televisione di Stato sosteneva i progetti dei grandi autori del cinema, con finalità educative, didattiche, culturali precise , se pensiamo a De seta, Olmi, ai fratelli Taviani, con opere che vincevano la Palma d’oro a Cannes, con produzioni come “ Il diario di un maestro” che noi come Cineteca della Calabria proponiamo ancora oggi ai ragazzi delle scuole.
C’è nostalgia di quella televisione formativa, che ci faceva conoscere i grandi classici della letteratura, avvicinava la gente al teatro proponendo gli adattamenti televisivi, realizzati da registi di grande professionalità e interpretati da attori sempre straordinari, di formazione prettamente teatrale. Quel mondo di ieri oggi non esiste piu’, se non nella nostra memoria, ma, in un’epoca buia come questa, questa proposta che viene dal profondo e bistrattato Sud, dipinto sempre a tinte fosche come un luogo melmoso e paludoso, ha il sapore del sasso buttato nello stagno. Sarà vera gloria ? Gli uomini e gli anni ci diran chi siamo…