Verrà presentato il prossimo 1° agosto alle 18,30 presso il Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli” di Rossano Calabro, il volume, edito da Rubbettino a cura di Alice Palmer, “Francesco Amantea. Lo sviluppo possibile e le occasioni mancate della Calabria”.
All’evento prenderanno parte la Presidente della Amarelli, Giuseppina Amarelli Mengano, Rinaldo Chidichimo, della Fondazione Terzo Pilastro, Matteo Marini, docente Unical di Politica Economica, Franco Ernesto Rubino, docente Unical di Economia Aziendale, don Floriano Abramowicz, della Fondazione Francesco Amantea, e l’editore Florindo Rubbettino.
Il libro ricostruisce la straordinaria figura di Amantea, il suo pensiero, capace di precorrere i tempi e di anticipare alcuni discorsi sullo sviluppo locale che sarebbero stati molto più tardi al centro del dibattito pubblico. Ad arricchirne le pagine gli scatti fotografici dello stesso Amantea.
Francesco Amantea – come si legge nei testi di accompagnamento del volume – è stato «Un privato cittadino capace di immaginare strategie di sano sviluppo per il territorio in cui viveva e di cui ha compreso grandi potenzialità, di fronte a politici, dirigenti di istituzioni ed enti economici che finalizzavano le scelte e la spesa pubblica alla durata dei propri mandati e al consenso elettorale di breve termine».
Il volume riporta anche alcune testimonianze di persone che lo hanno conosciuto e apprezzato, come Pina Amarelli che scrive: «Un amico generoso, incline a venire incontro alle necessità dei più deboli senza riserve, apprezzato da tutti per la semplicità nei rapporti amicali che, in una gamma più che variegata, andavano da nobili esponenti di case regnanti ai più diseredati che non perdeva occasione di aiutare. Una vita condotta partecipando ad eventi importanti della storia del nostro Paese, che alternava con una splendida solitudine coltivata elegantemente, dove i suoi hobby diventavano ragione di esistere. Una passione fra tutte la fotografia, che lo impegnava profondamente, esprimendo magnificamente il suo pensiero più recondito attraverso immagini sublimi. Un nuovo Cartier Bresson, che in ogni foto allineava la testa, l’occhio ed il cuore per immortalare nel suo obiettivo paesaggi sconosciuti, luci e ombre dalle sfumature sofisticate e l’essenza di una natura spesso ignota, capace di esercitare un fascino magnetico e imperituro».
O Rinaldo Chidichimo che ricorda: «Gli devo certamente l’inizio della mia conversione alla tutela del patrimonio rurale, dell’ambiente e del paesaggio, in un’ottica che va oltre i confini della mia proprietà e dell’attualità temporale. L’evoluzione negli anni dell’aspetto aziendale di Torre di Albidona è ben documentato da fotografie di Francesco Amantea. Sorrido ricordandolo al rientro dal viaggio in India, dove era andato al posto mio, ospite di un tale ambasciatore. Io avevo avuto un improvviso impedimento e volentieri gli avevo ceduto biglietti e voucher, concordando che si sarebbe introdotto come mio delegato negli incontri istituzionali e diplomatici. Si presentò a casa mia, avvolte le nudità in un kesa arancione da monaco buddista. Aveva prolungato il soggiorno indiano di un mese intero, per vedere di più e capire quel Paese. Lui doveva sempre comprendere, cogliere, interpretare: con la mente, con il cuore e con la macchina fotografica. Mentre raccontava l’esperienza con mille descrizioni, mi sembrò pervaso di un’aura nuova. Ma appena si cambiò d’abito, prese a parlare di Pantaleo, di Susanna, di Fabbrica, di Cutura… Era tornato il solito Francesco. Un vero signore, buono come il pane, gentile e bendisposto con tutti, finissimo pensatore, costante miglioratore del mondo. Quando ho saputo che ci aveva lasciati, fra le lacrime ho detto “Ci mancherai, Franz!”».
Il libro curato da Alice Palmer, pseudonimo della ex giornalista che aveva conosciuto Amantea durante un servizio a Matera e di cui era diventata poi amica, è dunque un’occasione per conoscere meglio la vita e il pensiero di questo grande calabrese di Rossano, fra l’incrollabile fede ambientalista, la lotta senza resa contro la costruzione della centrale elettrica, l’amarezza dagli eventi contrari e l’arte fotografica per immortalare luoghi e natura meritevoli di diversi destini.