Quasi sempre al fotografo Antonio Renda piace accompagnare le sue foto con dei brevi testi che raccontano le suggestioni che hanno contribuito a produrre quel singolo scatto. «Provo a mandarti questa foto, la foto ideale: il mare, la montagna, il bosco, il paese evanescente nella bella vallata. Questo è un posto come tanti in Calabria. Un posto che resiste, anche se i dati sullo spopolamento sono impietosi. Ma forse il problema in Calabria non è lo smantellamento di tutti i servizi, il problema è… tutto lo stupidario di cui ci lasciamo ingozzare quando guardiamo la tv o i social media», scrive provocatoriamente l’autore della foto.
E noi proviamo a mettere da parte, per tutto il tempo necessario, il fluire meccanico delle immagini e delle parole che ci accompagna quotidianamente per contemplare, da Tiriolo, la bella Valle del Corace, il paese di Gimigliano, visibile appena appena in quel filo di case miracolosamente ancorato alla cresta di una collina, e – sullo sfondo – il Mare Ionio.
È un arco di circonferenza che è parte del perimetro visuale di quel punto di osservazione privilegiato, unico al mondo, che è Tiriolo, luogo ideale tra i due mari che domina e da cui, come per volere degli dei, sono entrambi ben distinguibili. Si dice che Ulisse abbia attraversato questo istmo di terraferma, il tratto più sottile della penisola, con le navi trasportate a forza di braccia dai suoi marinai e soldati. Da un mare all’altro, per proseguire la decennale peregrinazione nel bacino del Mediterraneo e giungere infine alla sua meta: quell’Itaca cercata pur senza troppa convinzione. Si dice anche che questa sia la terra dei Feaci per come la descrisse Omero nell’Odissea.
«Quando Ulisse giunge di sera nella città dei Feaci, egli stesso scorge le due baie da entrambe le parti della città, come gli aveva preannunciato Nausicaa. A questa vista sconvolgente Omero attribuisce un peso particolare: Ulisse era pieno di stupore. Questa informazione permette di individuare in modo addirittura più esatto la città dei Feaci, poiché esiste veramente un luogo con un panorama così mozzafiato dei due mari: a Tiriolo, che si trova sullo spartiacque del punto più stretto d’Italia, si possono vedere contemporaneamente a ovest il Mar Tirreno e a est il Mare Ionio».
Così scrive Armin Wolf (Ulisse in Italia. Sicilia e Calabria negli occhi di Omero, Local Genius, Pentone 2017), uno dei massimi studiosi della geografia dell’Odissea di Omero e del «cammino di Ulisse».
La foto guarda a est, verso la Grecia e verso Itaca. Ma ora giriamoci con l’immaginazione dall’altra parte, a ovest, e permettiamoci il privilegio di osservare, proprio come fece Ulisse, un altro arco di circonferenza che chiude il perimetro di Tiriolo, quello che ha per sfondo il Mar Tirreno in cui l’eroe omerico dovette sottrarsi ai sortilegi della maga Circe, sfuggire alle lusinghe della ninfa Calipso e fronteggiare la furia dei mostri dirimpettai Scilla e Cariddi.
Se c’è o no qualche similitudine tra le insidie affrontate da Ulisse e i pericoli di una comunicazione perlopiù monocorde, in cui prevalgono le voci di chi ci imbonisce dalle tv o dai social media e vuol farci credere che la Calabria non sia l’ultima regione tra le ultime, giudicatelo voi!…
Raffaele Cardamone
Foto di Antonio Renda