Una grande festa di colori e allegria che ha visto partecipi sedici scuole della provincia di Catanzaro, per un totale di oltre 700 bambini, si è tenuta ieri pomeriggio (25 maggio) presso lo Stadio “Nicola Ceravolo” di Catanzaro. All’iniziativa, tappa del progetto regionale “Una regione in movimento”, hanno partecipato, con gioia ed entusiasmo, anche i bambini del terzo anno dei vari plessi (Soveria centro, Colla, Carlopoli) della scuola dell’Infanzia del nostro istituto comprensivo “Gianni Rodari”.
I bambini, pazientemente preparati nel corso dell’anno dalle insegnanti Alessandra Costanzo, Rosa Pensabene, Teresa Mancuso, Mirella Chiodo e Bruna Arcuri, si sono cimentati con una serie di esercizi accompagnati dalla musica ed eseguiti con piccoli attrezzi come il cerchio, la palla o i birilli. È stato bello ed emozionante vedere i piccoli atleti entrare in campo e guardare con aria stupita l’immenso prato verde dello stadio mentre cercavano con gli occhi smarriti, in mezzo a una tribuna colma di genitori festanti, il volto noto e familiare di mamma e papà.
I nostri bambini hanno dato prova di grande abilità e capacità di coordinamento. Il lavoro preparatorio delle insegnanti è stato evidente non solo dall’esecuzione degli esercizi e delle coreografie che avevano preparato per l’occasione ma anche, e soprattutto, dall’ordine e la disciplina che i bambini hanno mantenuto sia durante la lunga attesa (i nostri bambini si sono esibiti per ultimi) che durante l’esibizione.
Persino il tempo è stato clemente e le nuvole cariche di pioggia, che sembrava voler scrosciare da un momento all’altro, sono state sospinte dal vento, non certo inusuale a Catanzaro, regalandoci un pomeriggio fresco ma tutto sommato gradevole.
A rovinare il clima festoso della giornata, il comportamento poco adeguato di alcuni adulti.
Durante l’esibizione della nostra scuola, infatti, due maestre di altrettante scuole della provincia, sulle note di una celebre canzone di Gabbani che accompagnava una coreografia che vedeva impegnati i nostri piccoli, hanno pensato bene di invadere il campo, trascinandosi a cascata, prima gli alunni delle loro scuole, e poi docenti e allievi delle altre scuole, interrompendo il numero dei nostri bambini ed esibendosi in un goffo balletto che non ha mancato di ottenere come reazione i fischi e le urla del pubblico soveritano indignato da tanta maleducazione.
Le maestre (utilizzo il termine con una buona dose di generosità) hanno tuttavia fatto finta di nulla e ignorato persino le richieste delle nostre docenti che le pregavano di lasciare spazio ai nostri piccoli. L’istinto del gregge ha prevalso e la mania di protagonismo di cui è affetta la società dei reality ha fatto il resto.
A rendere ancora più grave il tutto è stata però l’indifferenza degli organizzatori, i quali, non solo non hanno posto fine al triste spettacolo, facendo ripartire l’esibizione dei nostri piccoli, ma non hanno ritenuto neppure opportuno sanzionare le due improvvide signore e chiedere quanto meno scusa, in maniera ufficiale, ai bambini, alle insegnanti e ai genitori.
Così un’iniziativa dall’alto valore educativo si è trasformata nel suo esatto contrario. Il messaggio che la scuola, attraverso alcuni suoi educatori e rappresentanti, alla fine, ha trasmesso ai fanciulli è stato che, in fondo, l’arroganza e la prepotenza hanno sempre la meglio e che a nulla serve il rispetto degli altri che i nostri piccoli atleti hanno invece saputo mantenere dall’inizio alla fine.
Grande perplessità ha inoltre suscitato l’iniziativa sul piano della sicurezza. A gestire l’enorme massa di alunni e genitori nessun rappresentante delle forze dell’ordine ma solo qualche volontario dell’associazione nazionale carabinieri in numero assolutamente insufficiente e, soprattutto, senza gli strumenti adeguati per risolvere eventuali e probabilissimi problemi di ordine e sicurezza che si sarebbero potuti venire a creare.
In qualità di rappresentante di classe e di istituto ho presentato le mie rimostranze all’organizzazione scontrandomi con il solito “abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto fare” (lascio ai lettori la conclusione logica di tale ragionamento) e ho inviato una formale richiesta alla Dirigente Scolastica del nostro Istituto perché si adoperi presso le sedi competenti per far valere le ragioni dei bambini, dei docenti e delle famiglie.
Se l’esempio degli educatori diventa esso stesso diseducativo non ci si può lamentare poi della crescente mancanza di fiducia dei genitori nei confronti dell’istituzione scolastica.
di Antonio Cavallaro