Nell’ambito dell’edizione 2020 del “Festival delle Erranze e della Filoxenia”, si è tenuta a Tiriolo, con la collaborazione della Comunità Cooperativa “Scheria”, la conversazione sui temi del libro “Lettere meridiane, cento libri per conoscere la Calabria”.
L’interessante ed affascinante conversazione, oltre che con i partecipanti presenti presso il Polo Museale di Tiriolo, si è tenuta tra l’autore Francesco Bevilacqua e Luigi Mariano Guzzo, docente di Beni ecclesiastici e beni culturali presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro.
Dice, Luigi Mariano Guzzo: il tema “ riabitare e riabi(li)tare i luoghi” segna il pensiero di Francesco Bevilacqua nel volume “Lettere meridiane, cento libri per conoscere la Calabria”. E’ un libro che racconta di altri libri, presenta una bibliografia ragionata sulla Calabria, nella quale non è difficile rintracciare la linea di pensiero che collega i diversi libri tra di loro. In questi cento libri che l’autore passa in rassegna, c’è un dialogo con il lettore. E’un libro per chi ama la Calabria e per chi vuole conoscere la Calabria. E’ un libro che può andare in mano ai non addetti ai lavori, ma è un libro infarcito di nozioni di filosofia e di diritto. E’ un libro la cui struttura si caratterizza per le prime cento pagine nel pensiero dell’autore, invitando a riflettere, come nel saggio introduttivo che parte da “l’emopatia del brutto”, quasi un metodo terapeutico di conoscere la Calabria.
Un altro aspetto rilevante e significativo è che questo libro ci dice tanto sulla Calabria, perché ci offre uno sguardo etico sul tema della “nostalgia”, integrandosi bene con gli studi di “geofilosofia”, quindi sul pensare, sul riflettere, sul collegare il pensiero al territorio. Il libro ci aiuta ad inserire la Calabria, da un lato in un discorso più complesso tra luci ed ombre, e dall’altro lato ci riporta alla dimensione della nostalgia. Interessante il passaggio su come dovrebbe essere integrato l’art. 9 della Costituzione, con il terzo comma, di un “Diritto alla nostalgia”, inteso come sentimento che deve portare a mettere sul campo le migliori energie positive, tentando di promuovere il nostro territorio e di fare uscire la Calabria dalla situazione attuale.
Continua Luigi Mariano Guzzo: che cosa questi libri ci possono dire su una Calabria che oggi vede perdere la parte migliore, data dai giovani che non trovano lavoro e possibilità futura nella nostra terra ? Possono rappresentare una feritoia di luce ? credo di sì, perché Bevilacqua conclude il libro con un messaggio di speranza dicendo: i calabresi dovrebbero risvegliare nei loro figli e nei giovani il desiderio di restare, di cercare una ragione per trovare un senso di appartenenza, di reintrodurre vecchi mestieri e di crearne di nuovi, senza attendersi nulla dalla politica tradizionale, facendo invece politica dal basso, offrendo agli altri il proprio personale esempio virtuoso, rifiutando ogni logica assistenzialistica, ogni piagnisteo, ogni auto commiserazione, ogni recriminazione.
Come sempre, interessante e stimolante è stato l’intervento di Francesco Bevilacqua: questi incontri per me sono più che forme di cultura, sono una “ medicina del territorio”, incontri che dovrebbero stare all’interno di una “organizzazione di tipo sanitario territoriale”. Questi incontri vanno dritti al nostro sistema immunitario endocrino, e che cioè fanno produrre quelle sostanze che ci aiutano ad essere migliori, a non ammalarci e a rendere migliore la società in cui viviamo.
Continua Bevilacqua, riferendosi al potere terapeutico dell’abitare i nostri luoghi: se si intende la felicità come la si può intendere in una grande città, è ovvio che non la si può paragonare ad essa. Le persone che incontro durante i miei cammini, li definisco “diversamente felici”, esattamente come un disabile è “diversamente abile”. Noi forse sottovalutiamo la ragione per la quale la gente resta in questi luoghi. La nostalgia, conclude Bevilacqua, come dice Eugenio Turri, un antropologo del paesaggio, opera sulle comunità e i loro paesaggi operano come un protettore fisiologico. La nostalgia è un medicamento, una forza endogena che impedisce la messa in vendita del territorio, è l’ultima forma di resistenza all’omologazione culturale.
I presenti al dialogo, hanno evidenziato il piacere, la bellezza, il “ristoro” di aver passato tutti insieme un pomeriggio dedicato alla riflessione ed alla meditazione, tutti accomunati dall’amore e dalla “nostalgia” per la loro terra.
di Luigi Guzzo