Un progetto che ha base operativa a Tiriolo, il riferimento è “Storie di Inchiostro” il primo studio di copywriting in Calabria che cerca di mettere al centro un’unica prerogativa: usare le parole con cura e custodirle, di fare della comunicazione un “dono”.
«La comunicazione che diventa dono» è l’ambizioso obiettivo che si è posta la giovane e brava Chiara Paone, l’intera attività porta la sua firma attuata con caparbietà e passione, la sede operativa di Tiriolo è stata inaugurata l’8 dicembre del 2022, come redazione del sito ilReventino.it abbiamo fin dall’inizio seguito e dato notizia dell’iniziativa pubblicando, come ci piace fare con le notizie dal contenuto propositivo, nell’occasione è uscito l’articolo con il titolo: Apre a Tiriolo “Storie di Inchiostro”
Eravamo presenti ed abbiamo voluto partecipare all’inagurazione credendo nella nuova inizitiva ed oggi, a distanza di pochi anni, Chiara Paone conferma le nostre aspettatve e con puntigliosità da copywriter ed esperta professionista con competenza ci spiega e pone in rilievo – non solo dei lettori dei sito ilReventino.it di cui ci vantiamo è non solo amica ma anche nostro riferimento proefessionale – che il suo è un progetto che cerca di mettere al centro un’unica prerogativa: usare le parole con cura e custodirle, di fare della comunicazione un “dono”. Per questo motivo – spiega – ho deciso di fare un piccolo “re-branding” cambiando Pay Off: «La comunicazione che diventa dono».
Il Pay Off, infatti, altro non è che una frase breve e concisa che accompagna il logo di un brand, in grado di racchiuderne la vocazione e l’identità. Pensiamo a “Dove c’è Barilla, c’è casa”. Ecco. Un Pay Off breve, conciso e memorabile che ci fa capire al volo la prerogativa di Barilla: farti sentire a casa ogni volta in cui acquisti un loro prodotto.Per lanciare – precisa Chiara – il mio nuovo Pay Off, ho pensato di dar vita a una Campagna di Comunicazione in cui ho rappresentato una penna bic che, al posto dell’inchiostro, utilizza la lavanda, un fiore alla quale sono molto legata e che nel suo linguaggio significa “purezza”.
La penna accompagna a sua volta tre frasi diverse: «La comunicazione che diventa dono costruisce relazioni»; «Le parole sceglile con cura»; «…le tue parole sono migliori del tuo silenzio?».
In particolar modo, la frase «Le parole sceglile con cura» si trova affissa in grandi dimensioni nelle curve di un tratto di strada percorso quotidianamente da moltissime persone. Proprio come una sorta di invito a non sciupare le parole, ma a prendercene cura.
Dopotutto, è proprio l’etimologia della parola “comunicare” a chiederci di usare le parole come dono.
“Comunicare” deriva dal latino COMMUNIS. Ovvero, da CUM, che significa “con, insieme” + MUNUS, che significa “dono, incarico, dovere”.
Infine Chiara Paone ci riferisce – come ha scritto anche in uno dei suoi ultimi articoli pubblicati sul suo sito- che “comunicare” è molto di più di un semplice atto quotidiano. Innanzitutto, “cum” implica che – affinché la comunicazione avvenga – ci siano due soggetti differenti in un “campo comune” in cui si è liberi di scambiare parole, gesti, silenzi, reciprocamente. Questo scambio reciproco – come suggerisce “munus” – deve avere un’estrema cura. Perché, appunto, la comunicazione è un “dono” che noi facciamo all’altro e tutte le parole che scegliamo di pronunciare, quindi, non cadono nel vuoto, ma raggiungono l’altro. E nel momento in cui raggiungono l’altro, costruiamo relazioni.
Comunicare, quindi, è un atto di grande responsabilità. A prescindere da ciò che stiamo comunicando e dal perché lo stiamo facendo, abbiamo il dovere di prenderci cura delle parole. Di considerare il loro naturale peso, di contestualizzarle, di utilizzarle senza denudarle del loro significato più profondo. E soprattutto capire che, quando non siamo in grado di fare delle nostre parole un “dono”, allora è meglio tacere perché a volte il silenzio vale molto di più.