Gizzeria – Legalità e cultura, questo il fil rouge della VII edizione del Premio Caposuvero che si è svolto a Gizzeria.
Tutti in piedi al suono dell’inno nazionale e di fronte alle immagini che rimandavano sul maxischermo i sindaci d’Italia in commemorazione delle vittime del Covid-19. Così si è chiusa la VII edizione del Premio Caposuvero, promossa dalla Pro Loco di Gizzeria e patrocinata dall’UNPLI Calabria, che nonostante le restrizioni e il momento particolare non ha voluto far saltare quello che ormai è diventato un appuntamento atteso per la città lametina e non solo.
“Un premio che dedichiamo quest’anno a coloro che sono stati schierati in prima linea nell’emergenza pandemia a causa del coronavirus. Questo è il nostro ringraziamento e un omaggio a chi non ce l’ha fatta e poi, come sempre, alle eccellenze di Calabria, con quello spazio, che ha reso noto il premio, dedicato alla legalità, agli uomini e alle donne che combattono o sono vittime della criminalità organizzata, di quella erba cattiva che impedisce a questa terra di esprimersi per quello che è”. Queste le dichiarazioni della presidente Giuseppina Fragale all’apertura della kermesse, a cui hanno fatto eco quelle dell’on. Domenico Furgiuele che ha esaltato il valore di un Premio di qualità e di spessore che in qualche modo indica la strada da percorrere perché questa terra possa riscattarsi da un passato infelice.
Dopo i saluti di rito e ringraziamenti agli sponsor della serata, MMT SERVICE, Oreficeria Megna, GB Spadafora, la serata, condotta dalle giornaliste Fabrizia Arcuri e Manuela Iatì (Skytg24), vestite dagli splendidi abiti tessuti a mano della Maison Celestino, ha preso il via con il dibattito, seguito e applaudito dai tanti presenti, tra i premiati sezione legalità.
Premio legalità, appunto, al maggiore dei Carabinieri Gerardo Lardieri, responsabile sezione polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Catanzaro; Premio alla Memoria del magistrato Antonino Scopelliti, ucciso dalle mafie nel 1991 a Campo Calabro, alla figlia, Rosanna Scopelliti; a Michele Albanese il Premio per il Giornalismo; premio Cultura e legalità al prof. Giancarlo Costabile, per Pedagogia della R-Esistenza, corso di laurea Unical. Ad encomiare i premiati il consigliere regionale Antonio De Caprio, presidente della Commissione Consiliare contro il fenomeno della ‘Ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa, che nel ringraziare i premiati per essere un esempio da esaltare e di cui parlare, ha posto l’accento su alcuni progetti in itinere che vedrà il coinvolgimento delle scuole e le parti sociali, anche in collaborazione con le Pro Loco, nella divulgazione della legalità e contro ogni tipo di violenza.
“Apriamo la serata parlando di legalità, perché la nostra meravigliosa Calabria deve purtroppo ancora fare i conti con la criminalità organizzata, la ‘ndrangheta, ma la presenza di questi nomi che, nel loro piccolo, danno ciascuno un contributo fondamentale alla lotta contro il malaffare, crediamo sia il modo migliore per parlarne, in chiave di speranza e positività”, ha esordito Manuela Iatì nel presentare i primi quattro premiati, emblema delle diverse sfaccettature di questa lotta: una figlia di vittima e vittima lei stessa della mafia, un investigatore che la mafia la combatte sul campo, un giornalista che la racconta e la denuncia e un docente che educa i ragazzi a una diversa mentalità.
“Sono nata e cresciuta a Roma, ma sono e mi sento calabrese. Ho in più il privilegio di poter guardare alla mia terra con un occhio esterno. Lavoro perché lo Stato – ha detto l’on. Rosanna Scopelliti – sia percepito come più forte della mafia. I calabresi sono innanzitutto le persone oneste che lavorano, lottano, emergono come eccellenze, ma sono anche quelle che si piegano per elemosinare un lavoro e i ragazzi costretti a emigrare. Dobbiamo fare in modo di invertire questa rotta perché abbiamo tutte le capacità e il valore per riuscirci. Quanto a mio padre, la procura di Reggio sta lavorando bene, le indagini sono aperte e sono stati fatti passi avanti importanti, ma tra un anno ricorre il trentesimo dalla sua uccisione, è comunque troppo tardi per avere giustizia”.
Gerardo Lardieri, che in Calabria lavora da un trentennio investigando proprio contro la ‘ndrangheta, è stato accolto da un omaggio video: le immagini a infrarossi dei carabinieri del Ros di Reggio Calabria di cui comandava una sezione, che ritraevano il momento della cattura di Pasquale Condello, “il Supremo”, nel febbraio 2008, uno dei momenti più emozionanti della sua lunga carriera. Il maggiore ha posto l’accento sul cambiamento positivo della mentalità del popolo calabrese: “Ricordo che i primi tempi, anche solo nel chiedere a qualcuno se una data persona abitasse a un dato indirizzo, nessuno ci rispondeva. Ci si girava dall’altra parte nel silenzio totale, per paura e omertà. Oggi, a Catanzaro, il mio ufficio è pieno, ogni giorno, di persone che vengono a denunciare, a parlare, che dimostrano fiducia nelle Istituzioni. Stiamo lavorando bene, ma chiaramente serve proprio il loro aiuto”.
“Chi come noi continua a parlare di ‘ndrangheta viene definito infame!”, ha tuonato Michele Albanese, giornalista sotto scorta dal 2014 (l’unico in Calabria), nel suo intervento accorato. “Ma di ‘ndrangheta bisogna continuare a parlare, per mostrare cos’è veramente, soprattutto a chi si piega e offre il caffè ai boss, pensando forse di trarne vantaggi. Se la nostra terra non cresce è per la commistione tra ‘ndranghetisti e società civile, imprenditoria, politica, massoneria. La Calabria è terra di eccellenze e di bellezza, pensate a quante sono le eccellenze che non sono potute nemmeno nascere a causa di questo schifoso connubio. Io non vado via perché ad andare via devono essere loro, questi farabutti che hanno sfregiato e avvelenato ogni cosa, loro che vorrebbero distruggere ogni cosa. La ‘ndrangheta è un problema culturale”.
E proprio sulla cultura dell’antimafia ha chiuso questo piccolo talk il prof. Giancarlo Costabile: “La Calabria è purtroppo terra in cui si è forti con i deboli e deboli con i forti. Dobbiamo costruire un “noi” collettivo per poter sconfiggere le mafie. Non possiamo farlo individualmente. A partire dal mondo accademico, che dovrebbe scendere dalle cattedre e schierarsi, apertamente, chiaramente, sul campo, offrendo modelli di comportamento e azione, fondamentali per i giovani. E la stampa, la libera informazione, gioca un ruolo fondamentale in questo, gliene sono personalmente grato”.
A ispirare la VI edizione del Premio lo scritto di Leonida Repaci: “Per me Calabria significa categoria morale, prima che espressione geografica. Calabrese, nella sua miglior accezione metaforica, vuol dire Rupe, cioè carattere. È la torre che non crolla giammai la cima pel soffiar dei venti” e la Torre di Capo Suvero è emblema e metafora dell’evento. Ma a caratterizzarlo quest’anno anche la famosa frase di Corrado Alvaro: “I Calabresi vogliono essere parlati”.
È iniziata così la seconda parte della serata, dedicata a quei calabresi che si sono distinti nel loro lavoro o impegno culturale e sociale.
Premio Medicina al prof. Raffaele Bruno, direttore del reparto di malattie infettive del San Matteo di Pavia e medico che ha curato il paziente 1 di Codogno. Bruno ha ricordato i circa 36.000 morti di Covid-19, tra cui oltre 200 tra medici e infermieri, e poi con pacata fermezza ha dichiarato: “L’Italia è un Paese dalla memoria corta e che dimentica quasi subito, e se prima eravamo angeli ed eroi oggi arrivano le recriminazioni e fioccano le denunce. Ma in fondo siamo anche quel Paese che freme per riaprire gli stadi ma lascia chiusa e nel caos più totale la scuola”. E sulla situazione attuale ha affermato che: “non è corretto parlare di una seconda ondata, in quanto la prima non si è mai esaurita. Ed è un peccato che l’estate non sia stata utilizzata per contenere i contagi e prepararci all’inverno, la salute è passata in secondo piano rispetto ad altro” ed ha aggiunto: “in questi mesi ho imparato che la normalità è un privilegio. Un abbraccio, un bacio, la libertà di muoversi un dono”. Originario di Cosenza ha infine rivolto una stoccata alla politica calabrese, che “deve passare all’azione e non restare ferma ai proclami che non portano a nulla”.
“I calabresi hanno bisogno anche di essere raccontati. Ed ecco che l’informazione, la comunicazione diventa necessaria anche per veicolare messaggi di positività, storie belle di resilienza, come ad esempio quelle di chi decide di restare e investire nella propria terra”. Così Fabrizia Arcuri nell’introdurre gli altri premiati, a partire dai due riconoscimenti all’imprenditoria MMT Service di Montalto Uffugo (Cs) e Vivai Milone di Lamezia Terme, presente Emanuela Milone: “Rappresentiamo la quarta generazione di vivaisti in famiglia; con l’arduo compito di essere custodi delle tradizioni e, al tempo stesso, apportatori di innovazione. Puntiamo sulla qualità partendo da quell’elemento primario ed essenziale da cui prende vita tutto, la pianta. Abbiamo un sistema di micropropagazione che produce il 60% delle piante di agrumi nazionali”. A conferirle il premio il consigliere regionale e presidente della Commissione Agricoltura e Turismo Pietro Molinaro che ha esaltato il lavoro di quel mondo dell’agricoltura e soprattutto di quei giovani imprenditori, molte le donne in campo, che con coraggio e passione investono sullo sviluppo sostenibile del territorio.
Si continua con il Premio allo Spettacolo a Paride Leporace, giornalista e scrittore, già presidente Film Commission Lu.Ca, che ha promosso la Basilicata come terra di cinema contribuendo al successo di Matera 2019 capitale europea della cultura e favorendo la nascita di un distretto di cineturismo studiato da molti esperti di settore. Oggi è stato chiamato a occuparsi di promozione istituzionale per il brand e le attività della Regione Calabria, dove intende valorizzare la sua esperienza professionale a favore della sua terra, che continua a narrare nei suoi migliori risultati positivi.
Riconoscimento di merito all’ing. Demetrio Crucitti, direttore sede regionale RAI per la Calabria, impegnato da diversi anni in un progetto che prevede la produzione e la diffusione di programmi e servizi giornalistici in italiano e in lingua dedicati alle minoranze linguistiche storiche presenti sul nostro territorio, oggi apprezzato e condiviso anche dalla Regione.
Per lo sport non potevano mancare i riconoscimenti al Cosenza Calcio e al Football Club Crotone per i risultati raggiunti nello scorso campionato. Menzioni speciali sono andate al direttore tecnico del Crotone Giuseppe Ursino e per il Cosenza al mister Roberto Occhiuzzi, natio di Cetraro, che ha dedicato il premio proprio a quella Calabria bella e che non si piega. Commosso ricordo da parte di Kevin Marulla per il padre Gigi, a cui è stato dedicato il Premio alla Memoria.
Battesimo per il Premio Calabresi nel Mondo. A ritirare questo primo riconoscimento Giuseppe Sommario, fondatore e direttore Festival delle Spartenze, Associazione Assud che si occupa di fenomeni migratori italiani, di storia linguistica del cinema e del teatro, di tradizioni linguistiche e culturali della Calabria e che ha ricordato come anche verso i calabresi all’estero si sia persa la memoria, quella che invece loro, anche se emigrati da tantissimi anni, hanno mantenuto trasmettendola alle nuove generazioni, con le quali è importante rinsaldare quell’antico legame.
In chiusura due Premi Speciali: al Corpo Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana della Regione Calabria, impegnate in prima linea nel periodo emergenziale. Presente con una rappresentanza del corpo l’Ispettrice Regionale S.lla Rosanna Sicoli che ha elogiato il lavoro svolto in questi mesi, che continua ormai ininterrottamente e con la stessa dedizione da 150 anni.
E poi, altro premio speciale all’Anci Calabria, presente il vice presidente regionale Franco Candia che ha voluto rimarcare il lavoro che i sindaci hanno fatto e continuano a fare nel contrasto alla diffusione della pandemia, ma anche in riferimento alla necessità di far ripartire l’economia e soprattutto, oggi, la scuola: “Posizioni, quelle dei sindaci calabresi, impopolari, con provvedimenti contrastati prima, poi imitati e condivisi, attraverso i quali abbiamo mostrato la fermezza delle nostre decisioni e la consapevolezza delle nostre realtà, che hanno bisogno di un’attenzione maggiore ma che sicuramente non si fanno trovare impreparate”.
Menzione speciale all’Anci Giovani, con il componente coordinamento Massimo Rotiroti, in un passaggio simbolico di testimone alle nuove generazioni e ad una classe politica più attenta, preparata e che riconosce in quella fascia tricolore una grande missione.
Un appuntamento che ha riconfermato il valore del premio, così come evidenziato dall’encomio finale dell’on. Angela Napoli nel suo intervento telefonico, dal parterre, dalle presenze, dai contenuti e i messaggi veicolati, esempi di quella contaminazione culturale su cui la Calabria e i calabresi devono scommettere per scrivere una storia e un destino diversi.