Pittarella, un antico borgo situato a sud di Cosenza, è una frazione di Pedivigliano. Fino al 1811, fu conteso tra la Città Regia di Scigliano e la Contea di Martirano, fino a quando venne istituito il Comune di Pedivigliano. Il borgo si trova a 471 metri sul livello del mare e fu Baronia fino al 1806, sotto il Barone Passalacqua, ex Scaglione. Collocato vicino alle pendici del Reventino e rivolto a ovest verso la foce del Savuto, il territorio di Pittarella precipita ripidamente sulla sponda sud della fiumara Bisirico, dove non mancano vertiginosi strapiombi.

Pittarella è noto da tempi antichi per le sue donne, le celebri “Magare di Pittarella“, che hanno conferito al paese una fama di paese delle streghe, divenendo il simbolo delle pratiche magiche in Calabria. La reputazione di queste donne come esperte in arti occulte le rendeva ricercate non solo in tutta la Calabria, ma anche oltre i confini, arrivando persino oltre le Alpi. La storia delle magare affonda le radici nella notte dei tempi, quando i confini tra magia, medicina e scienza erano sottili, quasi impercettibili. Fin da allora, queste donne erano temute e rispettate, custodi di conoscenze arcane tramandate di generazione in generazione.
Le origini delle magare di Pittarella si intrecciano con le antiche tradizioni pagane pre-cristiane. Il termine “magara” deriva dal greco magaria, che significa “stregoneria”. Si narra che il loro potere provenisse direttamente dalla terra di Pittarella, un luogo dove la magia aleggiava nei boschi che circondano il borgo, nel vento che sussurrava tra le foglie degli alberi e si insinuava tra i vicoli stretti del paese.L’abitato di Pittarella divenne, nel corso dei secoli, un luogo venerabile e religioso. La fama del paese e delle sue magare si diffuse, ben oltre i confini locali, per poi diffondere le proprie arti nel resto della regione, come affermato dallo storico Vincenzo Padula. Nel suo scritto Protogea (1871), il Padula ipotizzò che l’etimologia del nome Pittarella potesse derivare dall’ebraico Pethor, che significa “interpretazione dei sogni”. Secondo Padula, la città biblica di Pethor, patria del profeta Balaam, sarebbe stata il luogo in cui gli antichi semiti si recavano per chiedere alle sacerdotesse l’interpretazione delle loro visioni notturne. Padula scrisse: “Pethor significa in ebreo l’interpretazione dei sogni, e da Pethor si fece Petorel, e in bocca nostra Petorella, e Pittarella…”. Egli proseguì dicendo: “…E certo colà doveano condursi i nostri padri semitici per chiedere alle sue sacerdotesse l’esplicazione delle loro visioni notturne. La patria del profeta Balaam si chiamava pure Pethor, ma le brave ragazze di Pittarella, che ne sembrano le discendenti, fanno maggiori miracoli che non colui, che dava la parola ad un asino ”. Per il Padula dunque, le donne di Pittarella non solo praticavano la divinazione, ma erano anche depositarie di poteri magici più complessi.
Lo stesso Padula, racconta nel Protogea di come queste donne possedessero “magici sguardi, magiche parole, diabolico riso”, e di come fossero in grado di comunicare con la luna e con i venti, conoscendo l’arte di Circe e Medea, (potenti figure ammaliatrici della mitologia che praticavano la stregoneria e le arti oscure, capaci di trasmutazione animale e malefici estremi. ndr).

Un’altra testimonianza interessante proviene da Dounnu Pantu, un prete sui generis vissuto nel 1600 ad Aprigliano, che racconta, in una poesia in vernacolo, di una magara di Pittarella di nome Ndriana (Adriana ndr). Secondo Dounnu Pantu, Ndrianella era una necromante capace di resuscitare i morti e oscurare il sole, una figura che incarna la potenza misteriosa e temibile delle magare.
Le magare di Pittarella non erano né buone né cattive, ma come la natura stessa: potenti, imprevedibili, profondamente legate alle caratteristiche umane. Chi osava sfidarle o non nutrire un profondo timore nei loro confronti correva il rischio di incorrere nei loro capricci. Perciò, la popolazione locale usava appellativi rispettosi, come cummari o ziarella, per rivolgersi a queste donne enigmatiche.

Oggi, nel borgo di Pittarella, è ancora possibile scorgere tracce di questo antico passato misterioso. Sulle mura di alcune case, negli angoli o sulle facciate, si trovano ancora i “mascaruni”, maschere come amuleti protettivi che venivano posti per difendere la casa e i suoi abitanti da forze oscure. Altre tracce, meno visibili, sono emerse durante le ristrutturazioni di alcune case: simboli incisi o oggetti avvolti in stoffa murati sotto le soglie d’ingresso o dietro le travi in legno.
Si racconta che, di notte, le magare uscissero in silenzio, con le calzature avvolte da stoffa bianca per non fare rumore, o che si trasformassero in animali per passare inosservate. Si riunivano nei boschi, con un punto di incontro al crocicchio sotto Pittarella, un luogo sinistro e avvolto nell’ombra della vegetazione. La tradizione popolare credeva che il crocicchio (quadrivio ndr) fosse luogo di presenze misteriose e inquietanti, in grado di confondere i passanti, facendoli smarrire e perdere il senso dell’orientamento. A protezione dei viandanti, nei pressi di questo incrocio, fu eretta una “cona”, edicola votiva con quattro facce raffiguranti figure sacre. Chi vi passava recitava una preghiera e si segnava con la croce per esorcizzare il male.

Oggi, a distanza di secoli, alcune delle tradizioni legate alla magia e al folklore di Pittarella sono sopravvissute, seppure in forma più attenuata. Tra queste, alcune pratiche, che si riflettono in usi e costumi condivisi anche nei paesi vicini, ricordano antichi saperi. Alcuni di questi rituali includono il timore per le “Umbre Pagane” a protezione dei neonati ancora non battezzati, l’uso di sacchetti contenente misteriosi oggetti protettivi per la culla, e lo “Sfascino” contro il malocchio, arte che si tramanda solo in un determinato giorno dell’anno.
Non manca, inoltre, l’attenzione alla luna, per favorire la crescita dei capelli o per curare la pelle, e la tradizione di lasciare apparecchiato la notte di Natale per ingraziarsi gli spiriti in visita. Prima della notte dell’Epifania, quando gli animali acquisivano il dono della parola, era un momento in cui avere particolare cura dei propri animali domestici. Infine ricordiamo il posizionamento “du crivu” (setaccio ndr) sull’uscio di casa a filtrare la negatività proveniente dall’esterno.
Mito o realtà? Oggi non possiamo saperlo con certezza, ma qualcosa di magico sembra persistere ancora a Pittarella. Grazie alla sua posizione panoramica, infatti, è possibile ammirare tramonti spettacolari in qualsiasi periodo dell’anno, dai toni rosso fuoco, che continuano a incantare chiunque vi si soffermi, lasciando sempre un senso di meraviglia.