La laurea in tempi di pandemia con tanto di clausura obbligatoria, si sa, non è teatro di sogni: niente incontri, niente socialità. Le contingenze stravolgono l’angolazione con cui vediamo le cose, ma sovente a mutare è solo la forma, non cambia, a volte, la sostanza: una laurea è sempre motivo di gioia ineffabile, è sempre logica conseguenza di rinunce e sacrifici.
Ne sa qualcosa Adriana Bolotta che ieri, giovedì 16 aprile 2020, ha coronato il sogno di una vita: laurea in scienze pedagogiche, come esaltante epilogo di un percorso accademico tanto impegnativo quanto formativo.
La neodottoressa di Petronà, in streaming da Petronà, insieme ad amici e parenti, ha discusso una tesi sperimentale su un tema sempre attuale: Prevenire il consumo della droga: un progetto pedagogico.
Che sia un lavoro poco banale, lo suggerisce non solo l’argomento, ma anche la ricerca predisposta sul piano empirico: quasi un anno a raccogliere dati inconfutabili.
Che la tesi sia piaciuta alla commissione, lo dice il voto: 110 e lode. Dopo i numeri, ecco gli applausi, le lacrime e sorrisi, anche se a distanza.
Il coronavirus non arresta la cultura, men che meno la felicità della famiglia Bolotta: «Siamo orgogliosi – hanno scritto il papà, la mamma, le sorelle e gli altri congiunti – di te Adriana, mai indecisa, sempre risoluta, la tua determinazione è encomiabile, quando ti prefiggi un obiettivo, ce la fai perché ci metti tanto carattere, tanta passione». Adriana Bolotta ha avuto come relatore il prof. Mario Caligiuri, stimato docente ordinario, presso l’Unical di Cosenza, in intelligence, educazione e sicurezza, pedagogia della comunicazione. Tale il maestro, tale l’allieva: le radici della cultura postulano fatica, i frutti però sono dolci e forieri di soddisfazioni. Meritate.
di Enzo Bubbo