Nel frattempo che “tra la Russia che ha aggredito e l’Ucraina aggredita” continui a consumarsi una “guerra che durerà a lungo”, come dissero fin dall’inizio Biden e Stoltenberg, con distruzioni, con soldati caduti a diecine e civili a centinaia, bambini, donne e anziani. Falliti i 13-15 pacchetti di sanzioni boomerang che stanno danneggiando l’UE e soprattutto l’Italia. Fallita l’attesa controffensiva, Zelensky fa il giro dei Parlamenti in cerca di molti altri miliardi e altre tonnellate di armi per continuare una guerra che viene falsamente contrabbandata per la difesa della Libertà dell’Europa e per l’Indipendenza dei suoi Paesi.
Nel frattempo che, dopo la breve faticosa tregua per il reciproco scambio di prigionieri portati in salvo, sia stata ripresa ancor più violenta l’invasione della striscia di Gaza da parte di Israele. Una ritorsione sproporzionata alla cruenta incursione di Hamas del 7 Ottobre, con sterminio d’ogni persona incontrata o sorpresa nei kibbutz. Sono costretti alla fuga senza meta oltre due milioni di palestinesi, indifesi e disperati, su cui pure si bersaglia addosso. Come se Israele con la protezione USA avesse il diritto di sterminare una popolazione intera, dopo aver per decenni operato una politica espansionistica occupando territori tutti al di fuori di quelli attribuiti alla nascita del suo Stato nel Maggio 1948, contravvenendo a ripetuti deliberati dell’ONU.
Quasi si dovesse arrogare un diritto all’impunità qualsiasi “crimine “ esso pure compia. con richiamo a quanto patito durante le persecuzioni e il genocidio fascio- nazista.
Quasi che, con una invocazione alla difesa della propria sicurezza, non si debba mai considerare anche il diritto dei Palestinesi ad avere una loro Patria, su terre dalle quali sono stati prima sfrattati e da altre poi scacciati, anno dopo anno.
Nel frattempo che avanzi a parole il riconoscimento di una soluzione necessaria di “..due Popoli e due Stati..”, senza che, a parte Guterres, Segretario generale dell’ONU, tra l’altro investito da insulti, nessuno abbia la determinazione di dire ad Israele che deve smetterla di “invadere altre terre da colonizzare”; che si deve riprendere una trattativa partendo dai confini assegnati, concordando contemporaneamente lo status giuridico di quel territorio colonizzato e promiscuo, tra Ebrei e Palestinesi, definendo infine l’entità e sovranità piena e riconosciuta dei due Stati, la cui integrità deve per diversi anni essere tutelata da forze di polizia dell’ONU. E non certo dal solo Israele come pretende Netanyahu.
Gli USA hanno il potere di dissuadere Israele a continuare la carneficina in corso. Per scongiurare il rischio di deflagrazione di un esteso conflitto. Per evitare l’effetto di radicalizzazione di intere generazioni in quell’area, da qui e per infiniti anni futuri.
Non lo stanno facendo ,badano alle loro posizioni di controllo dell’area e di interessi.
Malgrado le affollate manifestazioni negli USA per fare interrompere i propositi insensati del Governo di Netanyahu di sterminio fino “…all’ultimo di Hamas…” rincorrendolo non si capisce fino a dove e fino a quando…
Così nel frattempo le due guerre proseguono, accanto ad un’altra cinquantina circoscritte e del tutto taciute, ingrossando gli appetiti guerrafondai, le animosità militariste, che scavano fossati nelle relazioni internazionali e contrapposizioni geopolitiche pericolose già al presente, ancor di più per il futuro.
Intanto noi, a casa nostra, dobbiamo stare attenti a cosa sta per accadere.
Il Governo Meloni, giorno dopo giorno, propone riforme con normative che segnalano la pericolosa piega che sta prendendo lo scontro politico istituzionale su molti temi scottanti, presenti sui tavoli ministeriali. Fisco, Emigrazione Lavoro, Giustizia e Riforme istituzionali,
Tutte caratterizzate da volontà decisionista-autoritaria, di svuotamento della struttura istituzionale costituzionale della Repubblica italiana democratica a base parlamentare.
Tutte normative ispirate ad un feroce spirito corporativo del tessuto sociale, marcato da venature discriminatorie penalizzanti per i ceti deboli e di agevolazioni per categorie che si vogliono proteggere. Tutte con al fondo l’ispirazione di indebolire il “pubblico” per rafforzare l’attivismo privato, generalmente speculativo, sempre finalizzato all’incremento dei profitti. Così sta avvenendo nella Sanità tanto che a fronte dei 43 miliardi sborsati per visite private, di fronte alle spese richieste oltre 4 milioni di Italiani non si curano più, e altri due rinunciano a causa delle lunghe liste di attesa. Drammi nei drammi vissuti in completa solitudine. Altro che livelli di civiltà vantati.
Non si approfondiscono le questioni. Ci dobbiamo sorbire intere serate tra vari salotti televisivi delle 6 reti e testate giornalistiche improntate agli osanna, a volte ridicoli, ad un Presidente del Consiglio che dopo aver consumato un lungo elenco di frottole e di incoerenze, dal blocco dei porti, al taglio delle accise, ecc. si scaglia contro il trattato del MES stipulato da un governo del suo centrodestra. Ne era Ministro della Gioventù! Si scaglia contro il bonus 110 ed i suoi parlamentari avevano presentato emendamenti per estenderlo e renderlo permanente. Ha fatto una campagna elettorale dicendosi “Pronti” a governare e ora non c’è giorno che non se la prenda con i governi precedenti: Se la prende con i Governi precedenti e non si ricorda che ad approvare il Reddito di Cittadinanza c’era la Lega. Pure Salvini fa lo smemorato in molte occasioni come per il Ponte contro il quale aveva manifestato il NO, tuonando al pericolo sismico.
Non si ricorda che una proroga del bonus 110 è stata deliberata con Lega, Forza Italia e Popolari nel Governo Draghi, Giorgetti Ministro, Tajani pure.
Fanno gli smemorati sulle promesse fatte per accalappiare i consensi, Non mantenute, Ma si appellano al loro programma per portare a termine tre nefasti propositi, anche con atteggiamenti reciprocamente ricattatori. Sui quali propositi c’è troppa acquiescenza e troppi silenzi pari alla carica di dissolvenza democratica e istituzionale che ciascuno di essi comporta.
Nei giorni scorsi abbiamo sentito e visto gongolare Salvini che, nel “raduno nero” di Firenze con i gruppi para-fascio-nazisti di vari Paesi europei, ha richiamato ad un futuro di “Umanesimo e Rinascimento” per una nuova Europa.
Gesti e linguaggio con un riverbero da brividi. Tra quanto affermava e quanto storicamente ha significato per Firenze, per la Penisola italiana e per l’Europa stessa il portato ideale, culturale, filosofico e politico, del periodo tra il 500 e 600.
Un periodo caratterizzato da una rigenerazione del senso stesso delle relazioni umane, ispirate ad una finalità di “destino comune”, ad orizzonti di relazioni aperte… mentre dal palco si proferivano espressioni e invettive, cariche di odio verso immigrati, i diversi e i nemici, con appelli a costruire reticolati, recinti, muri… prima i Belgi, prima i Polacchi, prima gli Spagnoli, prima gli Italiani… gruppi xenofobi, carichi di alterigia e fanatismi applauditi dagli Zaia, dai Fedriga… dai Giorgetti, dai Calderoli

Salvini cita l’Umanesimo e il Rinascimento senza sapere di cosa parla. Forse avrà sentito qualche accenno alla sua odierna compagna Francesca Verdini che è di Firenze. Di sicuro non ne ha compreso né il contenuto né la portata storica.
Se vuole un’Europa governata da quei gruppi e da quelle idee è bene che rispetti quel periodo senza nominarlo più, rifacendosi semmai a periodi oscurantisti, truci nelle relazioni, nei rapporti tra singoli, tra gruppi, tra popoli e stratificazioni di potere assoluto, oltretutto auto-investitesi di grazia e volontà divina.
Altro che richiamo all’ Umanesimo e al Rinascimento.
Qui in Italia Salvini e Meloni stanno preparando un dissolvimento.
Si è aggiunto anche Tajani, per completare l’opera.
Il primo vuole l’Autonomia differenziata.
La seconda vuole il Premierato
Il Terzo reclama una Riforma della Giustizia, di stampo berlusconiano, con la quale poter lasciare impuniti i potenti e poter perseguire i poveretti. Una riforma con facili prescrizioni. Senza l’obbligo di indagine, con Giudici di nomina ministeriale, di volta in volta indirizzati su quali reati perseguire. Si vedrà
Intanto avanza il cammino delle proposte del Premierato e dell’Autonomia differenziata.

Come potranno conciliarsi queste due proposte (Autonomie e Premierato) lo sanno solo loro, lo sa il giornalismo accodato, lo sanno i ceti sociali confindustriali, lo sanno alcuni arzigogolanti studiosi, supponenti “costituzionalisti”.
Il punto fondamentale è che i favorevoli sono tali perché portatori di egoismi territoriali al Nord. Mentre al Sud ci si accoda in preda al peggior fenomeno di ascarismo.
Nel concreto non si sviluppa un dibattito-confronto aperto su quali saranno le conseguenze.
Con il premierato, ingannevolmente, si vuol far credere che si governerà meglio e più velocemente. Governare velocemente, cioè affidare ad una Persona la potestà decisionale unica, estromettendo il Parlamento prima e anche il vaglio del presidente della Repubblica, non vuol dire governare meglio, vuol dire dirigersi verso una forma istituzionalmente autoritaria. Vuol dire svuotare anche le funzioni di guida della Presidenza della Repubblica. Si citano i continui cambi di Governo. Vero. Ma, questo aspetto, per essere contenuto, richiede solo due semplici interventi: una Legge elettorale da una parte e dall’altra una disposizione che obblighi la sfiducia costruttiva, in caso di crisi. Senza bisogno di stravolgere l’assetto Costituzionale.
Meloni, provenendo da convincimenti ereditati dal Fascismo, di “uno solo al comando” mantenendoli quei convincimenti , persegue un proposito di dissolvimento dell’assetto istituzionale della Repubblica a base parlamentare.
Dall’altra parte la Lega, nata su presupposti ideologici secessionisti, arrivando a Roma sull’onda di mettere “un cappio al collo” dei corrotti, ben presto convertitasi al malaffare, rubando 49milioni di contributi con false dichiarazioni, ha poi ripiegato a reclamare i 9/10 delle entrate prodotte nelle regioni settentrionali. Per arrivare infine ad utilizzare le norme volute dal centrosinistra nel 2001. Una riforma costituzionale intesa a fronteggiare le tentazioni secessioniste. Che ora si sta mostrando improvvida e sbagliata.. La finalità aveva un senso. Utilizzata all’eccesso come pretendono Veneto e Lombardia si sta rivelando un grave pericolo per la stessa unità istituzionale dello Stato. Oltre che a presentarsi come il segnale più chiaro di un deprecabile egoismo territoriale di popolazioni ricche a danno di quelle più arretrate, di tutto il Mezzogiorno.
Autonomie ce ne sono e anche troppe. Diseguaglianze ce ne sono e anche profonde e socialmente laceranti. Cosa si vuole?
Con la proposta Calderoli si vuole istituzionalizzarle.
Veneto e Lombardia chiedono l’attribuzione della potestà legislativa esclusiva su 22 materie.
Cioè. Su tutte le 19 materie concorrenti sulle quali oggi Stato e Regioni possono legiferare concordando le norme. E su 3 che ora sono di esclusiva competenza dello Stato
Attribuire alle Regioni richiedenti una potestà legislativa esclusiva cosa comporterà?
Comporterà che ogni Regione potrà emanare in forma esclusiva delle norme sulle materie richieste e attribuite senza che lo Stato possa intervenire.
Sono 22 materie che una volta richieste e attribuite con potestà legislativa saranno in grado di costituire e formare uno “staterello”. Con il dissolvimento dello Sato unitario.
Altro che Umanesimo e Rinascimento!
Di fronte a questi propositi carichi di pericoli imminenti bisognerebbe che ci fosse una mobilitazione generale, a partire dalle Regioni del Sud che saranno in tutti i modi penalizzate.
Perché nella proposta Calderoli si prevede che nel confronto tra Regioni per la individuazione di parametri si deve partire dalla “spesa storica”.
Ciò significa che le Regioni più ricche sono e più avranno, quelle altre più povere sono e meno avranno.
Né valgono a riparare ai torti le arzigogolate argomentazioni sulle future perequazioni o dei fondi di sussidiarietà o di solidarietà.
Né tantomeno potranno essere utili i tortuosi indicatori per stabilire LEA ( Livelli essenziali di assistenza) e LEP ( Livelli essenziali di prestazioni ). Perché tali livelli sono fluttuanti e possono essere previsti al minimo.
D’altra parte non viene mai messa in evidenza la distorsione storica da cui nascono le spinte egoistiche territoriali degli ambienti leghisti e simili.
Loro reclamano le Autonomie come forme di indipendenza motivata dal fatto che le loro Regioni sono ricche e versano troppo allo Stato. Chiedono di poter organizzare in proprio i servizi, legiferarne gli indirizzi, le organizzazioni e le gestioni, trattenendosi più soldi e avendo assegnato in più il personale corrispondente.
Lo chiedono per 22 settori. Tra cui la Scuola, la Sanità, il Trasporto, il Territorio, Sport… le Relazioni internazionali ecc (leggeteli tutti)
In ognuno di questi settori la Regione, ottenendo potestà legislativa esclusiva, potrà emanare le norme che vorrà, senza che lo Stato potrà opporsi.
Prendiamo la Scuola : dall’assunzione del Personale, alla loro formazione, alle retribuzioni, ai relativi regimi pensionistici, agli indirizzi formativi, all’adozione dei testi scolastici, ad ogni aspetto della conduzione istituzionale della comunità scolastica.
La Regione potrà stabilire norme proprie.
Se passasse una tale riforma la Penisola avrebbe norme diverse per quante fossero le Regioni e le Province autonome richiedenti. Un’arlecchinata.
Tre, quattro guerre per fare un’Italia unita. Uno Stato unitario.

Si avvicina il 2024. Nel 1844 dal Nord scendevano in Calabria, dove vennero fucilati al grido di “Viva l’Italia” i due fratelli Bandiera, per unificare la Penisola , per fare l’Italia e gli Italiani. Ora scendono dal Nord i Calderoli e i Salvini, accolti da ascari meridionali, per disfarla l’Italia
Con una riforma dettata dagli egoismi padani per dissolvere Unità e Stato.
Egoismi tra l’altro fondati su un presupposto falso.
Vero è che sono le Regioni più sviluppate e ricche, quelle che producono più PIL ed entrate. Ma, quello sviluppo e quelle ricchezze sono davvero frutto dell’operosità dei soli settentrionali? No. Sono lì perché lo sviluppo italiano industriale è stato concentrato distortamente solo lì.
Con i soldi delle rimesse degli emigrati fu avviata lì la prima fase di industrializzazione dal primo Governo Giolitti. Le rimesse erano frutto dei sudori degli italiani emigrati da tutte le regioni, dalla Liguria e dal Veneto così come dalla Calabria e dalla Sicilia.

Poi su quella scia si è continuato. Durante la Prima Guerra mondiale la conversione dell’industria in produzione bellica rafforzò quel sistema. Ancor di più ciò avvenne sotto il Fascismo con le avventure coloniali e con la tragica partecipazione alla Seconda guerra mondiale. Le pendici dei monti alpini e i tanti fronti dall’ Africa, ai Balcani, alla Russia hanno visto combattere italiani di tutte le Regioni. I meridionali ci sono stati dappertutto. Anche nella Resistenza. E sono stati tanti i partigiani meridionali nella Lotta di Liberazione, A migliaia e a migliaia sono caduti. Tanti non sono mai tornati neppure nelle bare. Di molti non si sa dove siano stati sepolti. I marmi dei “Monumenti ai Caduti” hanno incisi lunghi elenchi, anche in ogni paesello.
Poi , con il decantato piano Marshall, sotto la Repubblica come, dove, quali e quanti interventi si son fatti? Gli investimenti al Nord. Al Sud assistenza e invio di pacchi marchiati a strisce e stelle con cioccolata, zucchero, qualche indumento.
Con il boom del triangolo economico Torino-Genova Milano le industrie stavano lì, la forza lavoro in gran parte al Sud. Braccianti, mezzadri, contadini, piccoli artigiani, piccoli commercianti, ambulanti, flotte di giovani sono stati reclutati al Sud. Sono rientrati verso il triangolo anche molti meridionali che erano emigrati in Belgio, in Gran Bretagna, in Germania, in Svizzera. Le terre del Sud sono rimaste impoverite di energie umane.
Leggiamo insieme l’elenco dei morti sotterrati nella tragedia di Marcinelle.
Li erano stati invogliati ad andare a lavorare nelle miniere perché De Gaspari aveva contrattato un prezzo agevolato su quattro quintali di carbone per ogni italiano divenuto minatore. E i carbone a cosa serviva di più?. Certo alla combustione per produrre energia di elettrificazione, ma soprattutto serviva a mandare avanti il sistema industriale. Lì.
Non sono recriminazioni queste. E’ una pacata riflessione che serve a contrastare le spinte egoistiche dei leghisti, a dimostrare che quelle ricchezze di quei territori sono frutto delle fatiche e dei sudori degli Italiani di ogni Regione.

Ed ora non si può ragionare senza tenerne conto. Sfaldando lo Stato sul piano istituzionale e producendo lacerazioni nel corpo sociale, per il quale invece di attuare l’art. 3 della Costituzione “rimuovendo gli ostacoli….” si vogliono istituzionalizzare le già gravi diseguaglianze. I Leghisti hanno presentato un emendamento per la discussione in corso sul bilancio 24, arrivando addirittura a volere introdurre le “gabbie salariali”: Cioè di considerare retribuzioni e livelli pensionistici diversi a secondo delle media dei redditi e dei costi della vita, per singola area o per blocchi territoriali. Una nefasta maniera per alimentare ribellismi e future sollevazioni. Così insegna la Storia quando si vogliono imporre alla lunga visioni di prepotenti egoismi e di condizioni di privilegio da una parte e di impoverimento e di sofferenza dall’altra.
Importante l’incontro dei 4 Sindaci dei 4 capoluoghi calabresi, Reggio C. Catanzaro, Crotone e Cosenza, alla presenza di De Caro Presidente ANCI. Finalmente^
Non deve restare un episodio. E deve essere argomentato anche l’aspetto storico, politico, culturale ed economico che ho cercato di .indicare, per confutare le asserzioni sulle ricchezze che stanno al Nord, ma sono frutto delle fatiche di Tutti.
Il nostro Presidente calabrese Occhiuto, la nostra Vice Presidente, Donna di Scuola, il nostro Presidente del Consiglio Regionale legista, non hanno niente da dire?
Così come i governanti e tutti i leghisti meridionali, che dicono?