È la prima volta che un vescovo partecipa alla festa della Madonna degli Abbandonati.
È stata una giornata storica quella che la comunità della parrocchia di San Michele di San Tommaso di Soveria Mannelli ha vissuto lo scorso 28 luglio, in occasione della tradizionale festa della Madonna degli Abbandonati caratterizzata dalla visita di mons. Schillaci, neoeletto vescovo di Lamezia Terme, che ha presieduto la Santa Messa del giorno della solennità.
Come ha ricordato il parroco don Roberto Tomaino nel corso della funzione religiosa, è la prima volta, a memoria d’uomo, che un vescovo partecipa a questa festa che, pur non essendo patronale, è vissuta da tutta la comunità soveritana con un senso di grande devozione e attaccamento.
La circostanza assume ancora più significato se si considera che tale visita avviene a pochi giorni dall’elezione e dalla consacrazione episcopale di mons. Schillaci. È un gesto di cura pastorale che ha infuso molte speranze nei fedeli soveritani e alimentato grandi attese in questo pastore che sin da subito ha dimostrato di nutrire una particolare predilezione per le zone meno centrali della Diocesi, un’attenzione, se vogliamo, verso quelle periferie tanto amate da papa Francesco, non solo esistenziali ma anche fisiche e geografiche che, proprio per la distanza, si sentono talvolta trascurate e ai margini della vita delle Chiese locali.
È certamente plausibile ipotizzare che dietro questa storica visita ci sia l’azione di mediazione del nostro amato don Roberto, che anche mons. Schillaci ha voluto come suo segretario particolare, ma crediamo si possa tranquillamente sostenere, senza tema di essere smentiti, che lo stesso Presule abbia vissuto un simile momento con quell’affetto e quella premura che un Pastore ha per il gregge che gli è appena stato affidato e che egli deve dapprima conoscere per poterne poi comprendere le esigenze e le necessità.
Il caso o, per noi che ci professiamo credenti, lo Spirito Santo ha voluto che il Vangelo del giorno fosse un celebre brano di Luca nel quale Gesù insegna agli apostoli il Padre Nostro. Ecco dunque che la prima omelia che mons. Schillaci ha tenuto a Soveria ha preso la forma di una catechesi su quella che Gesù ci ha lasciato come modello di ogni preghiera ma soprattutto è stata occasione di un accorato appello all’unità.
«Se Dio è padre – ha argomentato il Vescovo – noi siamo fratelli. Il Padre Nostro è la preghiera dell’unità. Pregare il Padre Nostro significa essere capaci di creare legami (…). Si può pensare a un cristiano – ha ammonito mons. Schillaci – che anziché creare legami, li distrugge? Anziché creare unità, crea divisione?».
Le divisioni, le inimicizie sono forse lo scandalo più grande che affligge praticamente tutte le comunità parrocchiali dove spesso si annidano piccoli giochi di potere, piccoli feudi da difendere, invidie, gelosie… e dove lo spirito di servizio viene talvolta confuso con il diritto a svolgere questo o quel compito.
È un problema noto sin dagli albori della Chiesa. Lo stesso San Paolo, scrivendo ai Galati, deplora le divisioni che c’erano all’interno della comunità fino ad arrivare, con feroce sarcasmo, ad avvertire i destinatari della lettera di fare attenzione, qualora non riuscissero a smettere di mordersi e sbranarsi a vicenda, a non divorarsi del tutto (Gal 5,15).
Soveria non fa, purtroppo, eccezione, anzi, come avviene nelle comunità tutto sommato piccole, ad avvelenare i pozzi intervengono persino le diatribe di natura politica che finiscono inevitabilmente per riverberarsi all’interno della vita parrocchiale. Ecco perché l’esortazione del nostro Vescovo a creare legami piuttosto che muri deve tradursi in un impegno concreto per ogni cristiano di buona volontà che frequenta le nostre parrocchie.
Nell’accogliere mons. Schillaci, il parroco, don Roberto Tomaino, ha ricordato come quella di San Michele sia la parrocchia posta più in alto della Diocesi, una parrocchia che appartiene ai “luoghi di Michele”, consacrati alla devozione verso il Principe delle Milizie Angeliche. Michele – ha detto don Roberto – dall’alto di questo luogo veglia su tutta la Diocesi, esercitando il suo patrocinio di guida e protezione della Chiesa Universale di cui è invocato custode e patrono.
Nel congedarsi, mons. Schillaci, si è soffermato a lungo con i fedeli, benedicendo i bambini, salutando i membri del rinato gruppo scout con il tipico saluto dell’Associazione e stringendo le mani di quanti gli si sono avvicinati per salutarlo. La sua affabilità, la sua capacità di annullare le distanze con gli interlocutori ha ricordato, specie ai parrocchiani più anziani, l’indimenticabile figura del grande Mons. Moietta alla quale non pochi, in questi giorni, stanno accostando il nuovo pastore.
di Antonio Cavallaro