Ci vuole un sussulto di coscienza civica. Ma, i Giovani dove sono? Fanno bene ad organizzarsi per partecipare a migliaia e migliaia ai vari concerti. Farebbero bene se si organizzassero pure per capire cosa si sta per decidere, per il loro futuro.
L’approvazione del DL sull’Autonomia differenziata, segnerà i “destini della Patria” per i prossimi decenni. Sono proprio Loro i destinatari delle conseguenze. Dovrebbero informarsi, discuterne e assumere coerenti posizioni di impegno civico.
Guardando i partecipanti, questo è il concetto di avvio del relatore Angelo Falbo.
Ma, “…siccome i Giovani tardano a prenderne coscienza, le Amministrazioni locali non promuovono iniziative, siamo Noi adulti, nonni e padri, che abbiamo l’obbligo morale di chiederci che succederà… e lentamente sollecitare una più vasta mobilitazione. I tempi sono però ristretti perché il DL è stato approvato al Senato e sarà discusso alla Camera a partire dagli ultimi giorni di Aprile. Dopo sarà troppo tardi. La Corte costituzionale che si pronuncerebbe dopo anni. Un eventuale Referendum richiederebbe tempi pure incerti. E, c’è da arrivarci ben consapevoli di quanto accadrebbe in una Penisola, che l’Autonomia renderebbe un’arlecchinata istituzionale, in uno Stato unitario dissolto, con o senza premierato…” Questo il dato centrale del pensiero di Falbo che ha di seguito appassionatamente argomentato con la disanima dei testi legislativi alla mano .
L’incontro sull’Autonomia differenziata si è svolto nel Palazzo Pingitore. E’ stato moderato da Miranda Aiello, una componente dell’attivissimo “Gruppo della Biblioteca Comunale” di Serrastretta
Lei ha avviato la discussione specificando le finalità dell’iniziativa. Le ha ricondotte all’importanza di discutere di una problematica importante, sul piano sociale, politico, e istituzionale che presenta pericolose conseguenze, e che troppo finora è stata sottovalutata. Solo negli ultimi tempi sta ottenendo giuste attenzioni. Come dimostrano le recenti iniziative e le posizioni dei Vescovi Il fine è anche di sollecitare la partecipazione di tutti gli strati della Popolazione e specificamente dei Giovani.
Di seguito c’è stato l’intervento del Sindaco, Antonio Muraca, che non si è limitato al consueto saluto istituzionale. Egli ha sottolineato l’importanza rivestita dalla proposta di “Legge Calderoli”. Ha ricordato come i Sindaci abbiano preso una precisa posizione espressa in un documento consegnato ai Prefetti calabresi, a firma della Presidente dell’ANCI, Rosaria Succurro. Nel quale si è sottolineata la preoccupazione degli Enti Locali e chiesto di non “stipulare alcuna intesa con singole Regioni se prima non verranno definiti e finanziati i LEP, protagonisti dell’intesa stessa.”
Proprio da qui è partita la disamina del relatore, dopo aver ringraziato le Persone presenti, il “Gruppo della Biblioteca”, e specificamente il Sindaco per la sua significativa presenza, oltre che per le preoccupate e condivise considerazioni espresse.
“ Bisogna leggere attentamente gli atti, uno dopo l’atro, ogni articolo, ogni comma, per capire. se contengono o no affermazioni ingannevoli e sovversive, come sostengo,”
Il documento dei Sindaci traccia buone intenzioni. Il contenuto però è superato dalle norme che sono tutte tese ad aggirare le richieste. Formalmente condivise in alcuni commi. Prontamente contraddette in altri.
I LEP possono essere definiti ad un livello basso, possono essere indicati i costi. Verrebbero finanziati stabilendoli Regione per Regione a seconda delle singole loro richieste, degli schemi concordati, del singolo quadro economico di ciascuna e dei tempi di copertura che potranno essere previsti nei Bilanci avvenire.
Perché il Testo approvato afferma che non dovrà comportare nuova spesa.
Vuol dire che quando si presenta una Regione richiedendo l’attribuzione di potestà legislativa su tante, poche e diverse materie, il Presidente del Consiglio o il Ministro per gli affari regionali (Calderoli!)… “prima dell’avvio del negoziato tiene conto del quadro finanziario della Regione”.
È chiaro il meccanismo procedurale messo in atto: 1) Si presenta una Regione che attraverso il suo Consiglio regionale ha chiesto l’autonomia, cioè di avere potestà legislativa su una materia. O su tante materie. 2) Dopo aver stabiliti i LEP, i fabbisogni standard e i relativi Costi si valuta se il quadro economico di quella Regione – cioè le sue entrate…sono in grado di sostenerli. 3) Se Si, viene formalizzato uno schema, concordato tra Regione e Stato, per ogni materia. 4) Con diversi passaggi informativi e consultivi. Fino alla presentazione alle Camere di un DL – decreto legge. 5) Le Camere potranno approvare o respingere. Non possono emendarlo!
Approvato il testo anche alla Camera scatteranno due possibilità.
A – Le Regioni che l’hanno richiesto potranno ottenere, anche in assenza di approvazione dei LEP e della loro copertura finanziaria, la potestà legislativa su nove materie, sulle quali non sono previsti i riferimenti ai LEP.
B – Le Regioni che hanno nel passato avviato le procedure, secondo il comma 1° dell’art 11, potranno riprendere le procedure da dove erano rimaste, sempre in rispetto della normativa del DL approvato.
Vale per Veneto, con 23 materie chieste, Lombardia 20, ed Emilia Romagna 16.
Si comprende cosa potrà avvenire.
Se si presenta il Veneto che ha già una bozza di Intesa in avanzato stato procedurale e che ha chiesto tutte le 23 materie, e le vuole tutte, non avrà problemi per dimostrare che possiede le entrate regionali sufficienti per rispettare i LEP, a qualsiasi livello siano stati indicati, affrontandone i costi. E questo varrebbe per tutte le Regioni che hanno redditi pro-capite superiori alla media nazionale. Mentre se si presenta la Calabria non potrà ottenere alcuna autonomia perché non può dimostrare di possedere entrate proprie adeguate a sostenere i costi dei LEP. Bisognerebbe ottenere entrate perequative che non sono presenti nel “fondo” del bilancio approvato né in quelli dei prossimi anni.
Per inciso, il relatore, premettendo di non voler offendere nessuno, schematizza l’iter dicendo: “Se Tizio, possidente, si presenta in Banca per chiedere un prestito, il Direttore, conosciute le capienze del cliente, autorizza la richiesta.
Se si presenta Caio, con un cedolino di pensione bassa o un basso reddito di lavoro gli cerca ulteriori garanzie e se non le porta non autorizza.
A questo proposito viene proiettata una tabella su tre indicatori delle diseguaglianze presenti tra 7 Regioni, su:
1 – Redditi pro capite; 2 – Occupazione-disoccupazione; 3 – Abbandoni scolastici.
Reddito pro capite: Trentino 42.300 Euro; Lombardia 38.200; Veneto 32.800;
Calabria 17.100; Sicilia 17.400; Campania 18.200.
Tasso di occupazione – disoccupazione: (anno 2023. età 15-64 anni) Trentino 72-2,9; Lombardia 72,2-4,1; Veneto 70,1-4,3; Calabria 47,6-16,2; Sicilia 45,9-16,1; Campania 17-16,4.
Tasso abbandoni scolastici: Trentino 10.9%; Lombardia 11.30; Veneto 9.3; Calabria 14%; Sicilia 21.2; Campania 16.4. Media nazionale abbandoni 12.7%.
Altro che Autonomie differenziate. Tra i problemi, accanto a Lavoro-sicurezza Sanità e Demografia, c’ è il Sistema di istruzione pubblica, senza il cui miglioramento è impensabile qualsiasi prospettiva di sviluppo e crescita, sia economica che socio-culturale. Come avvertono i più attenti Centri studi di Economia.
La ricognizione normativa per giungere al DL sull’Autonomia differenziata, dopo un breve richiamo all’eterno dibattito politico culturale pro decentramento federativo e pro concentramento, parte dall’art. 5 della Costituzione, che consente alla… “Repubblica, una e indivisibile… l’allargamento delle autonomie…” Per arrivare alla Legge n 3 del 2001 approvata dal Centrosinistra e confermata da un Referendum.
Ebbene, l’improvvido testo non limitò il numero ristretto delle materie concorrenti oggetto di eventuale richiesta da parte delle Regioni, di attribuzioni di “ulteriori forme di autonomia”. Ne previde 23. Tutte le 20concorrenti, più 3 tra quelle di esclusiva competenza dello Stato. Però in quella Legge non si troverà mai l’espressione “ Autonomia differenziata” Né si troverà nel testo legislativo, approvato stavolta, dal Governo di Centrodestra, il n. 131 del 6 Giugno 2003, detto “Legge La Loggia”
Quindi volendo rispondere ad una eventuale domanda, se l’Autonomia differenziata è costituzionale o no, si può e si deve rispondere: “ Se parliamo di forme di autonomia rispettose dei principi della parte Prima della Costituzione , Si. Se parliamo di differenziazione NO. Perché la stessa parola e il contenuto sono di sovversione dei Principi costituzionali In quanto si vuole realizzare la istituzionalizzazione delle differenze e delle diseguaglianze, che ci sono già, che sono già gravi. Che andrebbero semmai rimosse. Come chiede il comma 2 dell’art 3 della Costituzione”.
Il relatore ha poi sintetizzato le linee di un confronto sul dibattito in corso: riferendosi alle motivazioni che spingono alcune Regioni e alcune parti politiche e alcuni rappresentanti a volere a tutti i costi e al più presto l’approvazione definitiva del “Testo Calderoli”; riferendosi altresì al contenuto dell’articolato e alle conseguenze.
Con tono appassionato, ha dimostrato, anche qui proiettando delle slide con riferimenti bibliografici come il corso delle vicende storiche italiane, abbia sempre favorito le aree del Nord a svantaggio di quelle del Sud, La motivazione di fondo, sostenuta da Leghisti e soci, radicata su un tanto profondo quanto miope e ingiusto egoismo sociale e territoriale, di affermare che – LORO PRODUCONO RICCHEZZE E LE ENTRATE DEVONO RESTARE A LORO –
In fondo questo è quello che cercano dall’inizio, passando dalla minaccia di separazione, alla devoluzione sottoscritta tra Bossi-Berlusconi e Tremonti nel Luglio 2001, alla pretesa di trattenersi i 9/10, fino alla richiesta camuffata e ingannevole del testo sull’Autonomia differenziata.
Ebbene questa motivazione è falsa e ingiusta. Il relatore ha dimostrato come le ricchezze prodotte, dallo sviluppo concentrato unidirezionalmente nel Nord, siano frutto dei sacrifici degli emigrati appartenenti a tutte le Regioni, e dei sacrifici dei combattenti e dei caduti appartenenti a tutte le Regioni. Lunghi elenchi testimoniati dalle lastre di marmo presso i Monumenti ai Caduti in ogni angolo d’Italia. Caduti e combattenti, che prima hanno unificato la Penisola costituendo un Regno Unito con le imprese risorgimentali. Successivamente, prima e dopo l’infausta disavventura del Regime fascista, con le due Guerre mondiali e ancor più decisamente tra il Settembre 43 e l’Aprile 45. Quando quei Caduti e Combattenti hanno voluto che il Regno d’Italia si trasformasse in Repubblica italiana, i sudditi in cittadini, in una Patria di eguali, Una Patria contro le cui istituzioni democratiche ci sono stati stragi, attentati e tentativi eversivi, Minacce sventate dalle partecipazioni popolari. Principi di eguaglianza che hanno trovato sempre forze ostili all’attuazione. Che vanno difesi non sovvertiti.
Passando al contenuto, dice il relatore, che in troppe righe è volutamente contorto. Con infiniti richiami ad altre disposizioni, con articoli illeggibili che raggiungono le 30-50 righe. Tanto da sembrare scritto per non essere capito. Di certo per nascondere al meglio, le affermazioni contraddittorie e ingannevoli.
Infine, sulle conseguenze… Proiettando alcune immagini di cartine geografiche dell’Italia pre-risorgimentale , dell’Italia politica odierna con le Regioni e dell’Italia che si avrebbe a testo approvato, viene affermato visivamente come la Penisola, attuando il Testo Calderoli, verrebbe dissolta in una “allercchinata”. In una Italia non divisa in due, con Regioni di Serie A e altre di Serie B. Ma dissolta in tanti pezzi. già oggi il Veneto ha chiesto 23 materie, la Lombardia 20, l’Emilia Romagna 16, e vi sono in cammino altre 15 richieste diversificate. E’ un testo che favorisce le aree che hanno avuto di più e svantaggia quelle che hanno avuto di meno. Uno studio di CIMBE, nella Sanità la Penisola è già dipinta in 4 fasce dei LEA.,,
Per concludere, prosegue il relatore…” Non c’è da attendere nessuna individuazione, e finanziamento dei livelli dei LEP, dietro a cui si stanno giustificando i diversi atteggiamenti ignavi, compiacenti o del tutto complici di ciò che potrà succedere.
Approvandolo alla Camera il D. L. n. 615 della 19^ Legislatura, i buoi scapperanno”.
Non c’è da affidarsi alle stupefacenti e vacue parole del nostro Presidente Occhjuto che ripete a ritornello “Vedere soldi comprare cammello”
Caro Presidente non ci sono né soldi da vedere, né cammelli da comprare né tempo. C’è all’orizzonte lo sfascio dell’Italia.
Né davvero hanno senso i richiami e le profferte di Chi vuol fa credere che con l’Autonomia differenziata… “crescerà il senso di responsabilità delle classi dirigenti” del Mezzogiorno, da sempre è disamministrato. Perché non si indignano a tali accuse?
L’autonomia di per sé non favorisce alcun senso di responsabilità Anzi.
Basterebbe dare uno sguardo alle condizioni della Sicilia e della Sardegna che hanno da sempre addirittura Autonomie da “Statuto speciale” ! Quella prevista separerà e aggraverà le condizioni di diseguaglianza già in atto. Con presumibili insorgenze, di fronte alle più gravi condizioni di ingiustizie che si formeranno e si manifesteranno, di movimenti indipendentisti e ribellisti. Fuori dal corso delle lotte democratiche e assai pericolose perché soggette ed esposte alle reti criminogene e di antistato.
Falbo, verso le sue conclusioni afferma “Tutte le conseguenze negative che saranno prodotte dall’attuazione di un tale decreto, torneranno a svantaggio non solo del Mezzogiorno, ma dell’intera Patria” Perché favoriranno separatismi ed egoismi.
Sono seguiti alcuni interventi che hanno manifestato interrogativi e preoccupazioni considerando anche il disinteresse generale, la scarsa partecipazione alle iniziative, specialmente dei Giovani. Tra questi si riporta quello accorato di una giovane presente che ha rivolto una domanda diretta: Una volta approvata l’Autonomia differenziata potrò andare d insegnare nel Nord ?
La risposta ha richiesto al relatore un preciso riferimento a quanto è già presente nell’Intesa concordata tra Stato e Regione Veneto. Il Veneto ha fatto richieste di potestà legislativa su tutti gli aspetti che riguardano l’attuale sistema scolastico pubblico: , dall’organizzazione ,alla formazione dei programmi, ad un doppio ruolo del personale con assunzione e contrattazione statale e regionale, ai quadri organici e disciplinari, all’equiparazione dei due sistemi scolastici, pubblico e privato, alle stesse modalità di valutazioni che prefigurano un Esame conclusivo di Regione ( non di Stato), con il rischio reale di avere un diverso valore dei titoli di studio. Se non dell’abolizione del valore stesso dei titoli.
Per cui la risposta è: “Non potrai”. Ti chiameranno solo se ne avranno bisogno. Forse. Faranno valere il “Prima di tutto noi”. In più potranno frapporre esclusioni basate sugli anni di residenza e anche riferite ai percorsi di studio. ES…La conosci la lingua del Veneto? E queste modalità potranno essere applicate su tutte le 23 materie..
Esiste il problema della “classe dirigente”. Ma richiederebbe altre lunghe pagine di argomentazioni. Eccome se esiste. Basta pensare all’oggi. A come e da Chi viene sostenuto un decreto che sarà rovinoso, per il Mezzogiorno di più , ma anche per il Nord. Oltre che dai Leghisti “ascarizzati”, anche dai forzisti e dai falsi patrioti dei Fratelli d’Italia.
Angelo Falbo