Caro Tito, sono nato il 4 marzo 1950 in mezzo ai contadini e agli operai di Cardàra, una contrada del comune di Badolato di Calabria, in un casello ferroviario ad appena 200 metri dalla riva del mare Jonio. Mio padre era operaio nella manutenzione e nella sicurezza dei binari, con una vita troppo sacrificata per lui personalmente e per la famiglia. Qui sono cresciuto fino al settembre 1962, quando avevo 12 anni e ci siamo trasferiti nella casa popolare di Badolato Marina. Cardàra significa per me la lieta infanzia, sempre a contatto con la natura. Però significa pure l’avere constatato il grande dolore della mia gente, in particolare dei contadini che bestemmiavano e piangevano perché venivano sfruttati dai commercianti grossisti che compravano per una miseria i loro prodotti agricoli (in particolare le famose “pesche di Badolato”).
1 – IL GRANDE DOLORE DELLA MIA GENTE
Fin da bambino ho assistito a infinite e laceranti partenze di intere famiglie per le Americhe, l’Australia e poi per il resto d’Italia e d’Europa. Uno strazio che grida ancora nella mia anima, pure perché piano piano ho visto svuotarsi il borgo antico.Tutto ciò, ho appreso, conseguenza della mala unità d’Italia del 1860-61. Sono stato vittima di razzismo in un collegio di Desenzano del Garda, nel 1960-61, quando frequentavo la quinta elementare, a tal punto che già prima di Natale avrei voluto tornare a casa, cosa che poi è avvenuta per Pasqua, senza concludere l’anno scolastico per quanto era impossibile sostenere quella continua denigrazione mia e del nostro Sud. Tale razzismo ho visto, respirato e sofferto, dopo pochi anni nel milanese, quando ho soggiornato per i mesi estivi del 1964. Altro razzismo ho notato e sofferto nel Cantone di Zurigo, in Svizzera, quando sono andato a vedere la comunità dei badolatesi lì emigrata.
Ho scelto di laurearmi in Filosofia con indirizzo storico-sociologico per cercare di capire meglio tutto questo grande dolore della mia gente. Ed ho scelto di studiare sul campo i come e i perché il mio popolo soffriva così tanto. Tre intensi anni di ricerche, interviste, studi, raccolta dati. Ho impegnato parecchie risorse familiari per tutto ciò, ma ho avuto il sostegno dei miei Genitori (cui nel 2007 ho dedicato ben 7 volumi di “Libro-Monumento”) pure perché hanno capito le mie intenzioni a favore della nostra gente. Sono giunto alla conclusione che soltanto la Cultura e la profonda Conoscenza di sé stessi e della propria Storia avrebbe potuto lenìre il grande dolore della mia gente e renderla orgogliosa delle proprie origini e della propria Etica, in un contesto di promozione sociale fatta a testa alta e con grande autocoscienza di Sé.
Non mi ero ancora laureato e mi sono convinto che alla base di tale autoconsapevolezza avrebbe potuto essere utile una “Biblioteca Comunale” capace di aiutare il mio popolo in questa “autocoscienza rivoluzionaria”.
Era necessario un grande, immane lavoro di scavo negli immensi giacimenti socio-culturali che mi avrebbe portato a scoprire pure l’antica locale civiltà di Re Italo che, oltre a dare nome all’Italia, aveva inventato la “democrazia” e soprattutto l’etica sociale della pace e dell’amicizia tra le genti. Un tesoro culturale che, fino ad allora, era conosciuto da pochissimi ma non era stato fatto adeguatamente conoscere tramite la Cultura sociale. Sì, uno dei cardini della “Rivoluzione di Badolato e del Sud” era proprio la Cultura. C’era un’altra Badolato, un’altra Calabria, un altro Sud, un’altra Italia da fare emergere per migliorare tutto e tutti.
2 –LA CULTURA UNICA SPERANZA
Così, nel settembre 1976 (mentre ero ancora studente universitario ed espletavo il servizio militare di leva) ho scritto una lettera-circolare a tutte le Istituzioni, parrocchie, congreghe religiose, associazioni (anche sportive) e persone più sensibili alla Cultura chiedendo loro di esaminare la possibilità di dotare Badolato di una Biblioteca Comunale, non soltanto per i forti motivi finora evidenziati e perché una qualsiasi Comunità ha necessità di un centro bibliografico ed archivistico-museale per coltivare i valori e la propria memoria storica, ma anche e specialmente perché la popolazione scolastica ed universitaria era allora al suo massimo ed aveva bisogno di un forte sostegno socio-culturale… “atto ad una piena presa di coscienza del proprio valore individuale e socale”. Non ebbi alcun risultato né per scritto né a voce. Sembrava che tutti quegli studenti, a migliaia, fossero figli di nessuno! Infatti, non ho avuto un cenno di alcun genere (né per bocca né per culo, come si usa dire volgarmente ma efficacemente) … nemmeno una battuta scherzosa a riguardo. Silenzio assordante. Deserto totale.
Non a caso 9 anni prima, nel settembre 1967 (quando avevo 17 anni), in un ritiro spirituale fatto nella Certosa di Serra San Bruno con gli altri componenti del gruppo musicale “Euro Universal”, ho intuìto quale sarebbe stata la mia personale missione sociale: “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. E Badolato era e continua ad essere il principale “metro del mio deserto” (come scrivo ogni volta a conclusione, in fondo ad ognuna di queste mie “Lettere” dopo la firma e la data).Pensa e figurati che, come prima aveva fatto già mia madre, adesso mia moglie mi ripete ancora (tra constatazione, rimprovero e gelosia) che per me Badolato, il mio popolo, la mia gente vengono prima della mia stessa salute! Il mio paese natio (con la sua interzona e l’intera Calabria) è l’irrinunciabile “centro etico” della mia esistenza.
3 – BADOLATO UNA BIBLIOTECA E UNA RIVOLUZIONE CULTURALE MAI NATE
Nel 1980, una lista civica ed eterogenea (denominata Aratro) è riuscita ad interrompere l’egemonia del PCI (Partito Comunista Italiano) che durava dal 1946 (da ben 34 continui anni). Nell’ottobre 1981un assessore-factotum di quella nuova Amministrazione municipale(avendo trovato in Comune e letto quella lettera del 1976) mi propose di iniziare immediatamente il discorso operativo di una Biblioteca pubblica cominciando a riordinare e classificare un migliaio di libri, da Loro acquistati ad una svendita ed ammassati alla rinfusa in una stanza. Per un più efficace lavoro, ho chiesto all’Amministrazione una delibera di incarico, idonei locali e gli arredi per rendere operativo il servizio di Biblioteca e l’attività socio-culturale. Risultato: la delibera d’incarico prevedeva un impegno di spesa (allora un milione di lire mensili al lordo di tasse e contributi, circa 500 euro attuali) dal primo gennaio al 16 aprile 1982, senza calcolare i mesi di novembre e dicembre già lavorati. Mi è sembrato poi strano che un lavoro così importante e continuativo avesse dovuto interrompersi proprio il 16 aprile, cioè dopo tre mesi e mezzo di lavoro!… Ma io avrei comunque continuato ad impegnarmi anche senza retribuzione, pur di vedere realizzato il sogno della Biblioteca e, con essa, l’inizio di quella necessaria presa di coscienza popolare per la cosiddetta “rinascita di Badolato e del Sud”.
Infatti, lieto che finalmente e comunque si iniziava a parlare di Biblioteca, non ho dato peso a tali inique condizioni, per me penalizzanti, pur di avere una struttura comunale pubblica che fungesse non soltanto da conservazione e valorizzazione di libri, documenti di archivio, ecc. ma anche come ufficio turistico, come primo nucleo di Museo archeologico, Pinacoteca e quanto altro dovesse essere valorizzato … mentre prima non c’era nulla di tutto ciò. Essendo allora unico punto di riferimento culturale di tutta l’interzona a carattere pubblico, si rivolgevano a me studenti e professionistipure dei paesi vicini. Si cominciava così a dimostrare l’utilità pratica e prospettica della Cultura locale e generale.
Per farla breve, in attesa che gli Amministratori si decidessero a individuare locali idonei, a fornire gli arredi e quanto altro per far funzionare una tale struttura pubblica, non mi restava che girare per Ministeri, Editori, Istituti, Associazioni e famiglie a raccogliere quanti più libri, giornali e documenti possibile … ma anche realizzare due depliant turistici (per Comune e Pro Loco) intitolati “Badolato 4 dimensioni: mare, collina, montagna, lago” (luglio 1982) che indirizzassero pure il turismo di un consorzio tra Comuni denominatosignificativamente “Riviera degli Angeli” (da Riace a Squillace) già da me promossa nel 1971.
Tra tanto altro, ho organizzato una sede dell’Archeoclub (persino con gruppo di archeologia subacquea) e fatto stampare, a mie spese, migliaia di cartoline con due distinti soggetti di archeologia locale. Realizzai, con la collaborazione di Bressi Bus, un servizio di autolinee mare-montagna Badolato Marina – Serra San Bruno e viceversa che è perdurato per molti anni con successo. Ho riunito tutti i sindaci del territorio mare-monti per cercare di organizzare una politica comune turistica e culturale, con un unico marchio e visibilità anche internazionale. Che cosa non ho fatto pur di svegliare le coscienze e di rendere operativa e decisiva una nuova visione di cuotura, turismo ed autoconsapevolezza! … Però, nonostante tutto questo mio attivismo e nonostante si cominciassero a vedere i primi buoni risultati, gli Amministratori mi lasciarono solo, senza una nuova delibera, senza remunerazione, senza sede e senza arredi per una Biblioteca finalmente operativa ed efficiente. Ho lavorato gratis dal 16 aprile al 31 dicembre 1982, senza riuscire, per la completa assenza degli Amministratori, a far nascere una vera Biblioteca.
4 –IL MIO PRIMO ESILIO NEL 1982 E IL SECONDO NEL 1988
Eppure, sono riuscito ad effettuare prestiti di libri, seguire studenti e professionisti pure di altri paesi (sono stato persino consulente e collaboratore a nome della Biblioteca del Défilé d Moda Sartoriale di Roccella Jonica RC). Ho effettuato addirittura un “servizio spiaggia” … cioè portavo libri a badolatesi e turisti che stavano sotto l’ombrellone in riva al mare, tanto da suscitare ammirazione e apprezzamenti di famiglie del nord Italia. Tuttavia, nonostante sollecitassi gli Amministratori a regolarizzare il mio lavoro e a completare adeguatamente la struttura culturale, non se ne fece niente ed io (che nel frattempo mi ero sposato il 27 settembre 1982 a 32 anni) ho lasciato tale “lavoro non retribuito” per affrontare il mio primo esilio in Agnone del Molise (paese di mia moglie). Come sai, poi, il secondo e più grave esilio (subìto ingiustamente e immeritatamente all’età di 38 anni nell’ottobre 1988) mi fu imposto dall’Amministrazione comunista … dopo e nonostante i grandi meriti della vicenda di “Badolato paese in vendita” e di tante altre iniziative che avrebbero potuto rendere Badolato “capitale euro-mediterranea dei paesi spopolati” in lotta per la propria sopravvivenza. Mi sono allora convinto che tanti amministratori locali fossero pagati per fare poco o niente a fronte dei tanti troppi e gravi problemi che attanagliavano le nostre Comunità meridionali e interne.
Insomma, dopo ben due tentativi e due Amministrazioni comunali inadempienti ed autolesioniste sotto ogni profilo, il mio paese natìo (già sede di mandamento e di notevoli presenze) non ha ancora una vera e propria Biblioteca pubblica (con Archivio storico-sociale, Ufficio Turistico, Pinacoteca, Sezione Archeologica e quanto altro) né un sistema di iniziative socio-culturali degne di una Comunità antica e ricca di tradizioni come Badolato, fatte salve talune iniziative sul solco della consuetudine che poco o niente possono fare per incidere sui veri temi e problemi. Non c’è ancora, a mio vissuto ed esperito parere, una visione di Badolato (prototipo di tanti altri paesi), di Calabria, di Sud, di Mediterraneo. In una parola di vera e salvifica “Etica individuale e sociale” … quella <<altra Calabria>> sognata da innumerevoli ed inascoltati piccoli o grandi personaggi di cui è ingemmata inutilmente la Storia locale, meridionale, nazionale, europea ed universale.
In conclusione, con qualsiasi tipo di Amministratori (di ogni colore partitico e ispirazione politica), questo Comune(alla prova dei fatti e nonostante le tante provvidenziali fortune e visibilità internazionali, dal “paese in vendita” del 1986-1988 al “paese solidale” del 1997-2002 ecc.) resta tra quelli che non soltanto decrescono anagraficamente sempre di più ma si impoveriscono di persone attive e di opportunità, anche se all’apparenza offre e soffre di effimera euforia estiva e di tentativi di fumo negli occhi (come l’essere stato inserito il 14 gennaio 2023 tra i borghi più belli d’Italia). Manca una seria e duratura programmazione!
Infatti, la sostanza vera non c’è e Badolato è destinato(così insistendo ad improvvisare e a non avere una visione onnicomprensiva e coesa) a significare poco o niente, quando invece poteva essere ed esprimeredavvero molto in qualità, originalità e prototipo in un contesto euro-mediterraneo come da me sempre indicato con insistenza e preparato con tanto lavoro non riconosciuto, ma anzi troppo avversato con conseguenze deleterie per tutti, non soltanto per me. Per il resto, purtroppo Badolato è da considerarsi in fila con situazioni non proprio onorevoli, come attestano tante e continue vicende giudiziarie. Peccato, perché poteva essere un esempio splendente e fare parte della <<altra Calabria>> … quella più positiva e propositiva, concreta e lungimirante, come ha affermato, più in generale per l’intera regione. lo scrittore Giuseppe Romeo Toscano di Taurianova (RC) con un suo libro del 1979 che qui vado a descrivere.
5 – L’ALTRA CALABRIA DI GIUSEPPE ROMEO TOSCANO
Caro Tito, in uno dei tanti miei giri fatti (esclusivamente a mie spese) nel 1982 a Roma a cercare libri per la erigenda Biblioteca Comunale di Badolato, mi sono recato pure alla SIAE (Società Italiana Autori ed Editori), sita in Viale della Letteratura 30, al quartiere EUR. Qui ho incontrato per caso la signora Giulietta Romeo Toscano, originaria di Taurianova (R.C.), la quale, oltre a rifornirmi di libri per la Biblioteca Comunale di Badolato, mi ha dato in omaggio personale una delle numerose pubblicazioni a stampa del padre Giuseppe, intitolata “L’altra Calabria” (Contributi dei calabresi alla Civiltà) ed edita tre anni prima, nel 1979, in 352 pagine. Libro che dopo qualche settimana ho fatto acquistare dalla Regione Calabria affinché ne fossero dotate tutte le Biblioteche, allora attive del territorio.
In questo impegnativo libro (e lo si nota già dalla copertina) l’Autore intende, molto meritoriamente e saggiamente, mostrare e dimostrare già nel 1979 (prima del triste fenomeno leghista) una Calabria che non è soltanto mafia, povertà, emigrazione, inefficienze come vogliono fare intendere i giornali e come la dipingono (purtroppo ancora adesso) taluni razzismi del nord Italia … sia leghisti che persino qualcuno puredi sinistra come dimostra il recentissimo autolesionista caso di Pierfrancesco Majorino, candidato del Partito Democratico alla presidenza della Regione Lombardia nelle elezioni del 12 febbraio 2023 … vedi <<https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2023/02/08/gaffe-di-majorino-lombardia-non-e-come-calabria.-poi-le-scuse_b1a63877-8d31-4850-8f18-1efbc2466ba3.html>>.
Tutto ciò senza considerare la continua spoliazione che la Calabria e l’intero Sud subiscono ancora adesso e già dal 1860 dopo la conquista del Sud e la mala unità d’Italia. Il Nord della Penisola vive in una continua falsità con sé stesso, poiché non vuole affrontare il nodo dell’asservimento e sfruttamento del popolo e del territorio meridionale. Poiché se lo affronta ne deve trarre le conseguenze di risarcimenti, di scuse e di nuovi e più giusti provvedimenti. E, mentre persino gli Stati Uniti cercano di pacificarsi con i nativi “indiani” americani, il Nord Italia insiste imperterrito a non voler fare autocritica sul più bieco colonialismo del Meridione, che continua dal 1860, cioè da ben 163 anni, senza nemmeno un minimo ripensamento!
6 – LA LETTERATURA DELLA <<CALABRIA POSITIVA>>
Caro Tito, potremmo definirla <<LETTERATURA DELLA CALABRIA POSITIVA>> quella che numerosi scrittori e saggisti calabresi (quasi tutti) cercano di dimostrare da sempre. In particolare, ha cercato di dimostrarlo Giuseppe Romeo Toscano (Taurianova 1895 – Roma 1982) il quale (oltre a “L’altra Calabria” del 1979) ha prodotto ben due volumi del “DIZIONARIO DEGLI UOMINI ILLUSTRI CALABRESI” ma anche numerosi altri, come ad esempio: Catanzaro ’61, Calabria ’63, Pagina buone (1951), Città tra gli ulivi (1959) ed altri otto libri, tra saggi e narrativa divulgativa-pedagogica.
Come ricorderai, il primo marzo 2018 hai pubblicato l’analisi dell’ottimo libro “Calabria Positiva” di Saverio Ciccarelli <<https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-210-saverio-ciccarelli-e-tropea-vv-leader-e-capitale-della-calabria-positiva/>> ovvero “ Guida di pronto intervento per conoscere meglio la Calabria”. Recentemente si sono avute alcune nuove esperienze editoriali di presentare la migliore Calabria con “Mediterraneo – la rivista della Calabria positiva” e “Calabria positiva”.
A fronte di innumerevoli denigrazioni storiche (dalla “damnatio memoriae” degli antichi romani fino al razzismo del Nord Italia, specialmente leghista) esiste uno sforzo collettivo per dimostrare come e quanto la Calabria abbia dato al mondo un determinante contributo di civiltà e di progresso … nonostante le spoliazioni millenarie dal 202 a.C. quando Roma ha conquistato il nostro territorio razziandolo a tappeto e radendo al suolo tutte indistintamente le sue città e qualsiasi altro edificio persino nelle periferie. Ho più volte segnalato, in queste Lettere, scrittori come Armin Wolf, Salvatore Mongiardo, Giovanni Balletta, Felice Campora, Oreste Kessel Pace, Enrico Armogida e tanti altri … tutti tesi a descrivere ed illustrare la migliore Calabria possibile. Così come parecchie associazioni culturali, siti giornalistici, trasmissioni TV, editori, professionisti, insegnanti, ecc. ecc. Insisto con il fatto che bisognerebbe realizzare una unione tra coloro che amano veramente e disinteressatamente la Calabria dentro e fuori i confini regionali.
Oltre ad Armin Wolf, altriintellettuali esteri sono intervenuti, nel corso dei secoli, a difesa della Calabria come sede di una delle più antiche e valide civiltà utili al mondo, come ad esempio la statunitense Gertrude Slaughter che, docente all’Università del Wisconsin, ha pubblicato nel 1939 il libro “CALABRIA THE FIRST ITALY” (Calabria la Prima Italia) … volume che, tradotto dalla calabro-romana Sara Cervadoro, sta forse per essere finalmente pubblicato in italiano, come auspicavamo già cinque anni fa il 5 aprile 2018<<https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-214-urge-un-consorzio-editoriale-per-stampare-in-italiano-il-libro-calabria-the-first-italy-pubblicato-nel-1939-negli-usa/>>. Da tale “Lettera 214” trascrivo qui di seguito, al paragrafo 7, un passo assai importante ed assoluto per dare l’idea di cosa è stata e cosa ancora è o può essere la Calabria nel contesto universale.
7 – CALABRIA IS A PHENOMENON OF HISTORY
Aiutandomi con il traduttore di “Google.it” ho potuto farmi un’idea sui contenuti di questo per me tanto prezioso libro. Già verso la metà della prima pagina della “Prefazione” (al termine del primo paragrafo) ho letto la frase che avrebbe potuto essere il sottotitolo del libro: “Calabria is a phenomenon of history” … La Calabria è un fenomeno storico o della Storia! E l’Autrice cerca di dimostrare il perché la Calabria sia un/il fenomeno della Storia. Ma tale frase può essere letta pure come “La Calabria è il principio della Storia”!
Poi, verso la fine del quarto paragrafo della terza pagina della stessa “Prefazione”, c’è un’altra frase tanto significativa quanto imperdibile e fondamentale: “The conclusiongrew in mymindthat Calabria isone of the mostimportant and leastunderstood centers of the forcesthathave made ourmodern world”. Cioè (letteralmente) “La conclusione mi è venuta in mente che la Calabria è uno dei centri più importanti e meno compresi delle forze che hanno prodotto il nostro mondo moderno”!
8 – GRAZIE ALLA CALABRIA POSITIVA DA SOSTENERE
Caro Tito, tu che sei e fai parte della Calabria positiva e la sostieni pure con questo tuo sito web oltre che con tanta altra attività socio-culturale (tra cui il tuo film “Malaspina”), sai bene che non bisogna lasciare nulla di intentato affinché il nostro territorio natìo, la Calabria e l’intero Sud possano ricostruirsi nel migliore dei modi dopo il disastroso terremoto della mala-unità d’Italia che ci ha rasi al suolo e che continua ancora imperterrita a spogliarci di persone, risorse e dignità. Tutta la mia vita, fin da ragazzino, è spesa per tentare di realizzare ciò, specialmente con l’Etica salvifica individuale e sociale.
Ma la nostra è pure una visione planetaria ed universale … è quindi necessario sostenere tutto ciò che di positivo c’è nel mondo, anche perché persino il destino più lontano si può riverberare su di noi. Cerchiamo, ad esempio, di sostenere le popolazioni terremotate della Turchia e della Siria che stanno vivendo un’angoscia che conosciamo bene pure noi per le tante calamità naturali e sociali sofferte nel corso dei secoli ed anche di recente. Sosteniamo il popolo ucraino aggredito e martoriato dall’imperialismo russo; così come bisognerebbe sostenere altri popoli in grande sofferenza, compresi coloro che sono costretti ad emigrare. Un grazie a chi si impegna e lotta per una Calabria positiva, nel contesto di un mondo migliore.
9 – SALUTISSIMI
Caro Tito, viviamo un tempo in cui dovremmo impegnarci ancora di più per non far sì che il mondo sia travolto dalla violenza di ogni tipo e genere che sta montando minacciosamente sempre di più … dalle guerre allo sfruttamento, dalle aggressioni verbali e quelle fisiche in un vasto catalogo di sofferenze. Insisto sulla necessitò ed urgenza che bisogna almeno ridurre e lenìre il grande dolore del mondo. Insisto con dire che soltanto la buona Etica può contribuire a salvarci tutti. Sosteniamo quindi la buona Etica in tutti i modi possibili ed immaginabili.
Una delle forme più evidenti della buona Etica è l’Amore, espresso in tutte le sue forme. Dall’Amore di coppia che vede in San Valentino la sua celebrazione annuale … all’Amore sociale (eroico o solidale). Perciò, il migliore augurio è quello del BUON AMORE A TUTTI per l’imminente 14 febbraio e per tutti i giorni dell’anno, per tutta la Wita!… In particolare, BUON AMORE PER LA CALABRIA.
Nel ringraziarti per la pubblicazione di quest’altra Lettera (n. 449), ti saluto, augurandoti BUON AMORE E BUONA WITA A 360 GRADI. Alla prossima 450 sempre con tanta stima e riconoscenza.
di Domenico Lanciano
ITER-City, domenica 12 febbraio 2023 ore 04.26 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto sono state prese dal web.