di Matteo Scalise –
Gaspare Colosimo nacque l’8 aprile 1859 da agiata famiglia di possidenti terrieri a Colosimi (CS). Rimasto orfano di padre crebbe a Napoli con uno zio, giudice di Cassazione, che gli permise di studiare presso il prestigioso Convitto Vittorio Emanuele dove insegnavano docenti del calibro di Vincenzo Padula.
Nella prima giovinezza Colosimo si professò repubblicano ma poi si attestò su ideali monarchici, vicini alla Sinistra Storica grazie alla influenza del cognato deputato Pietro Rosano che lo introdusse negli ambienti politici romani che contavano, fino a giungere al potente politico piemontese Giovanni Giolitti.
Laureato in giurisprudenza a Napoli, affiancò alla brillante carriere forense la passione per il giornalismo, scrivendo su diverse testate nazionali e per qualche tempo fondò e diresse un giornale, La Lanterna, di breve durata ma che servì soprattutto per testare le sue potenzialità politiche. In questo periodo (siamo nel 1889) Colosimo divenne famoso per aver brillantemente difeso un giovane poeta di Adami di Decollatura, Michele Pane, nel celebre processo relativo alla accusa al Pane di diffamazione per la sua opera poetica l’Ominu Russu.
Sposò Tommasina Grandinetti, nipote del patriota e letterato Francesco Saverio Arabia, da cui avrà quattro figli. Sempre nel 1889 Colosimo iniziò la sua lunghissima carriera politica da consigliere provinciale per il distretto di Casoria (NA), che gli permise di accumulare quella necessaria esperienza per ambire ad un seggio parlamentare rappresentando però il suo collegio elettorale, allora ricadente a Serrastretta dove vinse facilmente nelle competizioni politiche del 1892 e soprattutto quella del 1897 dove sconfisse il poeta anarcoide Leopoldo De Fazio. Tentò poi di rinnovare la vittoria elettorale stavolta però nel prestigioso collegio di Nicastro (ora Lamezia Terme) ma sarà sconfitto per ben due volte (1912 ed elezioni supplettive del 1913) dai potenti candidati Nicola Nicotera (monarchico) e Salvatore Renda (Demo liberale). Fu rieletto quindi nel collegio elettorale di Serrastretta nelle consultazioni elettorali seguenti fino al 1924.
Se l’attività parlamentare del Colosimo non brillerà certo d’iniziative concrete per la sua regione di nascita – da ricordare solo i provvedimenti di aiuto immediato in vettovaglie e stanziamenti economici di prima urgenza dopo il terremoto devastante del 1908 – non impedirà, soprattutto nei governi di unità nazionale sorti dopo l’entrata nella Grande Guerra di divenire in breve tempo sottosegretario in diversi dicasteri e ministro per ben due volte; delle poste nel 1913 sotto Giolitti e delle Colonie nel 1916 sotto Paolo Boselli. Da ministro delle Colonie, Colosimo riuscì a siglare un accordo con le diverse tribù che rendevano instabile il governo della giovane colonia italiana della Libia (acquisita solo nel 1912) grazie ad una serie di promesse consistenti nella costruzione di moderne infrastrutture le la concessione di parlamenti fantocci nelle storiche regioni della Tripolitania e Cirenaica. Questa esperienza fu trascritta dal Colosimo in delle memorie autografiche mai pubblicate il cui manoscritto è conservato presso l’Archivio di Stato di Catanzaro.
Questo successo politico garantì la riconferma al dicastero delle Colonie nel 1919, a guerra conclusa, dal nuovo Governo di Vittorio Emanuele Orlando. Nello stesso 1919, mentre Orlando e il ministro degli esteri Sidney Sonnino si trovavano a Parigi per partecipare alla Conferenza di Pace, Colosimo fu nominato per breve tempo presidente del consiglio facente funzioni ( 9 marzo – 23 giugno 1919), cioè presiedette i consigli dei ministri nel periodo di assenza di Orlando, cercando di portare avanti un progetto politico segreto di accordo col Vaticano (vi era ancora la Questione Romana ad ostacolare sereni rapporti diplomatici fra i due stati) e di contenere le manifestazioni popolari di malcontento sociale ed economico scaturite nel Dopoguerra come il tentativo di colpo di stato ad opera del generale Giardina.Dopo questa importante esperienza politica fu eletto un’ultima volta nel 1921, quando tentò di programmare inutilmente una politica di bonifica integrale della piana di Sant’Eufemia allora ancora piegata dalla malaria. Ma il suo prestigio politico era ormai al tramonto. Dopo la Marcia su Roma (1922), tentò di avvicinarsi al fascismo per avere una candidatura sicura nel Listone Nazionale, ma il potentissimo gerarca calabrese Michele Bianchi preferì candidare al suo posto il politco nazionalista reggino Giuseppe De Nava. Colosimo si contentò della lauta pensione da deputato e della nomina a senatore del regno di terza categoria. Si stabilì definitivamente a Napoli, presso l’istituto per ciechi fondato dal Colosimo alla memoria del figlio Paolo, morto giovanissimo per male incurabile, e qui morì il 7 settembre 1944.
Matteo Scalise