La furbizia, che era considerata una prerogativa tutta italiana, ha sempre avuto una connotazione negativa, suscitando disapprovazione negli altri popoli europei a cominciare dalla Germania, i cui cittadini sono famosi per essere ligi alle regole e sempre pronti a giudicare male gli italiani che tendono a non rispettarle.
Ma occorre tener presente che – secondo me e spero molti altri – c’è una regola non scritta nello sport e nel calcio che si chiama “lealtà sportiva” e questa regola è stata violata proprio dai tedeschi, nell’occasione del secondo gol della partita “Germania Italia 3-3”, in cui hanno battuto, con estrema furbizia, un calcio d’angolo mentre il portiere Donnarumma stava catechizzando i difensori italiani che si facevano sempre sovrastare di testa dagli avversari, tanto che aveva appena dovuto neutralizzare, appunto in calcio d’angolo, un colpo di testa del centravanti avversario.
I furbi questa volta sono stati i tedeschi e – sempre a mio parere – molto scorretti sul piano sportivo perché hanno approfittato di un momento di debolezza dell’avversario, nonostante fino a quel momento si fossero dimostrati nettamente superiori per prestanza atletica e per il gioco espresso.
Ancora più grave, come si legge su tutta la stampa di carta e online, l’aver fatto assurgere a eroe il raccattapalle quindicenne Noel, con un atteggiamento decisamente diseducativo per un giovane di quell’età. È stato come dirgli, in un gran coro unanime, a lui e a tutti i suoi coetanei, che ingannare l’avversario è non solo consentito ma degno di encomi generalizzati.
Non la penso così. E se potessi gli direi, la prossima volta, di richiamare l’attenzione del portiere e dei difensori, prima di consegnare il pallone a chi dovrà battere un calcio d’angolo o qualunque altro calcio piazzato.
Ma il calcio è ormai morto, non ve ne siete ancora accorti? Tra proliferazione di tornei e partite, sperequazione massima tra chi è ricco perciò vince e diventa sempre più ricco e tutti gli altri, canali tv a pagamento che dettano legge, calciatori che sembrano più attori o peggio influencer che atleti veri, e l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Il calcio è morto, ma è stata la forte Germania di Musiala a intonargli il “De profundis”.
Raffaele Cardamone