Petronà, in occasione del Dantedì, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri che si celebra in Italia ogni 25 marzo, Enzo Bubbo pubblica il libro “Siamo fatti di parole” un altro saggio dopo “Semi di legalità”, lo scrittore petronese ha dichiarato: “Dedico il libro al preside Fiore Scalzi, che è stato per me un maestro di vita”.
La padronanza della lingua italiana, si sa, è premessa indispensabile all’esercizio consapevole e critico di ogni forma di comunicazione e di ogni espressione di cittadinanza attiva: la parola è l’unico ponte verso gli altri. Un assunto inconfutabile che ha dato l’ispirazione al secondo libro del professore di lettere di Petronà, Enzo Bubbo, anche collaboratore della nostra testata giornalistica.

L’opera è stata annunciata sui social oggi, martedì 25 marzo 2025, in occasione del Dantedì e ha un titolo molto eloquente: “Siamo fatti di parole”. Vale a dire: parlare è la pratica che esercitiamo di più ed è doveroso quindi formulare le frasi seguendo i giusti criteri dettati da utilità e bellezza. Da un’indagine particolareggiata, è emerso che ogni essere umano pronuncia ogni giorno almeno 5mila frasi. Ecco il perché di Siamo fatti di parole.
Ancora un saggio quindi per Enzo Bubbo, ancora una pubblicazione con Officine editoriali da Cleto, rappresentate da Marco Marchese, un editore attento alla qualità dei libri e non solo al mercato dei libri. Si legge nella recensione del secondo libro dello scrittore petronese, saggio dedicato al preside e storico Fiore Scalzi: “Il possesso sicuro della lingua italiana, quarto idioma più studiato al mondo, è uno strumento imprescindibile per esternare ciò che si pensa e per interagire con gli altri, esercitando forme ineludibili di cittadinanza partecipata. In altre parole: parlare e scrivere bene è un’esigenza fondamentale ancor di più nell’era digitale dove si fa sempre più spazio l’e-taliano ditigato. Enzo Bubbo, già autore del saggio Semi di legalità ( quarta ristampa e premio della critica Switzerland literacy prize di Lugano), passa in rassegna, in modo inedito le nove parti del discorso, soffermandosi altresì sull’importanza del vocabolario, sull’epistolografia, sugli errori ortografici, sull’etimologia, sul latino, sui registri linguistici in una pluralità di situazioni comunicative e comodità espositive. Sono argomenti di cui si occupa da più di venti anni. Dietro le righe, un messaggio per tutti: imparare a scrivere si può e il talento da solo non basta se manca l’esercizio, se manca l’applicazione.”

Un rapporto Ocse del 2024 certifica che in Italia un terzo degli italiani è analfabeta funzionale: sa leggere e scrivere, ma non capisce un articolo di giornale.
Siamo fatti di parole, copertina realizzata dall’artista e docente Andrea Bolotta, funge da deterrente per accorciare le distanze tra i lettori e l’italiano tramite parole che prendono vita e accendono l’interesse con la meraviglia della scoperta: l’apprendimento dà i suoi frutti quando non coinvolge solo la sfera cognitiva, ma anche quella emotiva.
L’apprendimento senza emozioni, si sa, non lascia tracce: Siamo fatti di parole, prefazione dell’insegnante di greco e latino del liceo classico “Pasquale Galluppi” di Catanzaro Massimiliano Le Pera, non tedia il lettore in quanto spiega che l’italiano non solo è sinonimo di bellezza, ma è anche di utilità.