Uno dei primi atti compiuti dall’attuale amministrazione comunale di Soveria Mannelli, non appena insediata, fu quello di cambiare il nome all’usuale manifestazione estiva: da “Essere a Soveria” a “Soveria +”, peraltro con uno sforzo creativo che si potrebbe definire non particolarmente degno di nota. Il risultato tangibile e verificabile, a quattro anni di distanza, è stata l’eclisse, totale o parziale che sia, di entrambe le denominazioni.
E pensare che “Essere a Soveria” apparteneva ormai al paese intero, a tutta la sua comunità, e non solo a chi amministrava prima. Con quel cambio di nome si voleva certo marcare una discontinuità, ma in un contesto probabilmente sbagliato, perché non c’è ragione di cambiare ciò che già funziona piuttosto bene e che può contare su una tradizione positiva che è andata consolidandosi negli anni.
E’ un po’ come se a Marina di Pietrasanta si sognassero di cambiare il nome al celebre festival “La Versiliana” ogni volta che cambia il segno dell’amministrazione comunale.
E poi, “Essere a Soveria” prendeva ispirazione da esperienze pregresse ancora più antiche, risalenti ai tempi, quasi preistorici, dell’Agosto Soveritano, così come a quelli del Concorso Teatrale in piazza e del premio Cariglio d’oro, ideati entrambi da un sacerdote: il mitico don Natale Colafati, animatore culturale come pochi.
“Essere a Soveria” era un brand, un marchio riconosciuto in tutta la Calabria e in buona parte d’Italia, potendo vantare oltre venti edizioni e avendo visto la luce quando i cartelloni estivi con occasioni quotidiane di spettacoli, eventi culturali e ludici, si potevano contare sulla dita di una mano, sulla scorta di quello che fu il primo e più importante esperimento del genere: l’Estate Romana dell’indimenticabile assessore Renato Nicolini.
Al contrario, il nome “Soveria +” ha potuto solo confondersi tra le mille manifestazioni estive che ogni comune della Calabria si sente ormai quasi obbligato a organizzare.
Non si è voluta quindi sfruttare la notorietà e l’esperienza pregressa di una manifestazione collaudata e tutto sommato ancora abbastanza innovativa e funzionante nei suoi meccanismi fondamentali. Senza contare che le prime edizioni venivano organizzate praticamente a costo zero, grazie alla mobilitazione delle energie positive di tutta la comunità: un modello virtuoso e ripetibile, tanto più se si considera l’impossibilità attuale di investire grosse cifre in ciò che viene, a torto o a ragione, considerato solo “effimero”.
Nel prendere quella decisione, bisognava però anche mettere sul piatto della bilancia il fatto che la storicità di una manifestazione culturale non ha più soltanto un valore simbolico o puramente nostalgico, che pure non andrebbe sottovalutato, ma anche concreto, perché rappresenta, o almeno dovrebbe rappresentare, un valore aggiunto, premiante sotto il profilo dei finanziamenti ottenibili da parte degli Enti territoriali superiori e anche dell’attenzione di media e pubblico.
Forse è ormai troppo tardi, a così pochi giorni dall’inizio del mese di agosto, tradizionalmente deputato a ospitare le varie manifestazioni organizzate solitamente in un unico cartellone, ma ci piacerebbe proprio che venisse ripristinata, e dunque rivalutata, l’antica e storica denominazione…!