La prima considerazione da fare è che il governo appena sorto non gode di tutto quel consenso che la caciara mediatica attribuisce al destra-centro e di cui danno vanto borioso i Ciriani, i Lollobrigida e soci. Un consenso la cui esaltazione è stata favorita dalle frettolose dichiarazioni di Letta. i numeri attestano un consenso basso:
Elettori 46.021.956 Votanti 29.355.502.
Il Destra-centro ne ha avuto 12.300.244.
Circa un quarto degli Elettori italiani.
Molto meno della metà dei Votanti.
Nella recente tornata gli elettori votanti sono stati il 63,91% (il 72,91% nel 2018).
Segno del declino delle passioni e delle mancate coerenze politiche, rese evidenti da un numero spaventoso di trasformisti d’ogni colore.
Per me, con tutte le considerazioni che si vogliono addurre, Chi non va a votare ha torto. Non solo viene meno ad un dovere civico, ma moralmente e politicamente si rende complice dell’aggravamento dell’involuzione del sistema democratico.
Comunque dai voti, tramutati in seggi, una maggioranza è chiaramente risultata.
È quindi giusto augurare Buon Lavoro al nuovo governo. Sperando, da parte mia, che non voglia o non faccia in tempo a fare troppi danni Dopo gli Auguri, è altrettanto giusto nutrire preoccupazioni sul suo effettivo impegno di “risollevare le sorti” della Nazione. Come è giusto porsi in posizione di vigilanza e difesa degli assetti istituzionali e costituzionali. Sul fondato giudizio che avremo a che fare con un governo di orientamento reazionario. Regressivo. Interessato a ricostruire assetti sociali, sul piano economico, culturale e politico, di richiamo a privilegi classisti. Mentre a Sinistra è in uso un intellettualismo che predica il superamento delle classi sociali e delle varie stratificazioni dei ceti! Svegliamoci!
Il loro tratto di favoritismi protettivi lo hanno subito annunciato con l’innalzamento della soglia del contante, con le invocazioni alle paci fiscali, con l’impegno a stabilire una tassazione uguale per stipendi – pensioni da basso e medio reddito, al pari delle rendite finanziarie e dei redditi plurimilionari! Ingiusta, immorale e anticostituzionale. Ci vuole una contribuzione progressiva.
La preoccupazione nasce già dall’osservazione delle molte contraddizioni che si stanno consumando nel centrodestra. Evidenti proprio durante l’elezione dei Presidenti delle Camere e nella stessa composizione del governo. Sia nelle figure dei presidenti delle Camere votati, La Russa e Fontana, e dei ministri e dei sottosegretari scelti. Tra cui vi sono presenze imbarazzanti, di spavalderia nazista e voglia di titolazioni mussoliniane (Bignami, Durigon).
Per due settimane Meloni ha annunciato di lavorare per un “governo di alto profilo”.
Che ha partorito? Un mediocre Dicastero. Pure discriminatorio verso i territori.
Un governo di età media di 60 anni, con sole 6 donne (basta la Giorgia!), con 14 ministri settentrionali (il 59%!).
Nel suo governo di “alto profilo”, vi sono ben 14 ministri con precedenti esperienze di governo, (di cui ben 11 ministri provenienti da governi berlusconiani, quelli che stavano portando l’ Italia alla bancarotta nel 2011.
Per 4 anni e mezzo, la Meloni, ha inveito e insultato. Ora contro Conte 1. Ora contro Conte 2. Contro Speranza, per la gestione delle misure anti Covid, sulla scia dei negazionisti del virus ( frutto delle ostilità ai Comitati scientifici!). Ora accusando la ministra Lamorgese per la gestione della sicurezza. Dall’opposizione, ha inveito sempre contro Draghi e le incapacità del suo governo.
Nel quale erano tre forze politiche, ora sue alleate: Forza Italia, Lega e Moderati.
La spudoratezza, in politica, sembra essere senza limiti!
Lei le accuse le dirige solo al PD e al M5s. Verso Renzi è silenziosa, Da Segretario -Presidente del PD, fece molti danni. Tra cui l’imposizione di una legge elettorale con 7 voti di fiducia. Una legge che ha favorito la sua ascesa.
Dice di avere ereditato uno sfascio energetico. Lo addebita agli altri. Non a se stessa, ai tempi in cui è stata ministra della Gioventù nel governo Berlusconi impegnato a stringere esclusivi contatti e contratti “convenienti” con Putin.
Mostra di nutrirsi di argomentazioni strumentali cariche di falsità. Mistificatorie.
Le contraddizioni presenti nei comportamenti di Giorgia Meloni stanno passando sotto silenzio perché coperte dalla retorica della “prima volta di una donna Presidente del Consiglio”. E in questo c’è una obnubilazione generale.
Il fatto che Giorgia Meloni sia donna rappresenta una novità, ma non rappresenta di per sé un buon “evento”. Ci sono infiniti casi di “prime volte”. Buone e cattive.
Quella di essere diventata “Presidente del Consiglio” assicura a Lei un prestigio in più. Ma, per il Paese varranno i risultati. Ed ha cominciato proprio male.
Aveva ripetuto che avrebbe iniziato ad affrontare le questioni urgenti del Paese, (bollette, inflazione, speculazioni sui prezzi). Ha voluto invece un Decreto con due frettolose e confuse misure ( Vi ricordate quando sbraitava contro i Decreti?)
Solo per dimostrare che c’è un governo destroide che assicura sicurezza! Quale?
1 – Nel mentre pacificamente il rave-party di Modena si era dissolto nella mattinata con un capace intervento del Prefetto, nel pomeriggio fa approvare norme repressive, con chiari tratti anticostituzionali ( qui si invoca la presenza attiva di Mattarella) . Le norme per intervenire c’erano già. Infatti si è intervenuti. Nel governo hanno voluto cogliere il pretesto approvando norme vaghe per imbavagliare tutte le manifestazioni, d’ogni tipo: sindacati, partiti, studenti, più di 52 cittadini trovati insieme!
La genericità delle norme e la sproporzione delle pene, 3-6 anni, ( più di chi delinque) de non sono espressioni sfuggite. Fanno parte della “visione” sociale della Meloni e dei suoi. Una concezione repressiva del “dissenso”, per mettere “ordine”.
Altro che l’invito, stonato, ai Giovani di protestare!
I rade party, non li condivido. Ma, si tratta di migliaia e migliaia di Giovani che girano a vuoto con le stesse loro vite. Ci sarebbe da chiedersi perché fanno scelte auto-distruttive. Perché nelle società del benessere, dei cosiddetti valori occidentali, si presentano fenomeni di masse di giovani che scelgono comportamenti di rifiuto. Perché si radunano a migliaia per vivere giorni e notti, bevendo, sniffando, drogandosi, ascoltando suoni ad alti decibel, estraniati nelle sensazioni di ribellismi senza prospettive. Meritano attenzioni, comprensioni e una regolamentazione certa dei loro raduni. Respingendo le infiltrazioni malavitose, di prostituzione e spaccio. La repressione dura e pura non risolve. Quando poi, pure in presenza di norme vigenti, il “party” viene preso a pretesto per emanare vaghe disposizioni estese ad ogni forma di manifestazione di ritrovo o di dissenso, vuol dire che il governo intende imboccare la strada del cieco e preoccupante autoritarismo.
2 – Nel Decreto hanno aggiunto norme di favore per i no-vax, medici e paramedici.
Premiando degli irresponsabili. Eticamente e deontologicamente senza dignità umana e professionale. Gli altri colleghi si sono dovuti sobbarcare sacrifici e presenze supplementari per contenere la catastrofica epidemia che ha mietuto circa 180mila morti. Le libertà e i convincimenti personali non possono essere accettati se nuocciono alla Salute pubblica, alla vita degli altri. Se poi sono Medici e Paramedici nella Sanità meritano solo di essere allontanati dalla professione, che non meritano di esercitare.
La ingannevole propagandistica modalità di ragionamento di Meloni e soci è che Loro rispettano le “evidenze” scientifiche e non hanno approccio ideologico!
Come se l’uso dei vaccini e delle mascherine fosse stato voluto da dei passanti per caso. Loro si che sono accecati ideologicamente. O non sanno di cosa parlano.
Vedrete che finita la sbornia evocativa della “prima volta”, sarà chiamata a giudizio sui comportamenti e sulle scelte. E quelle annunciate e quelle adottate sono di pessimo contenuto: sia sul fisco, sia sulla Sanità sia sulla Scuola, sia sul piano dei diritti sociali e civili, sia in economia e in quella che chiama “visione della Nazione”.
Ma, che visione può essere la sua, se lo slogan, pericoloso e ambiguo, su cui è fondata, indica per il governo di “Non disturbare Chi vuol fare”?
E che significa? Chi potrà fare e vuol fare, cosa?
Costruire all’impazzata sugli alvei dei fiumi? Sbancare colline per insediamenti a rischio frana? Avvelenare, inquinare aria e acqua? Fare come “gli pare”, da parte di chi se lo può permettere? Devastando, speculando sofisticando prodotti? Poi condonando?
Cara neo Presidente, vuoi la giungla senza regole o hai lanciato uno slogan ad effetto?
Una visione, la Sua, carica di retorica e di venature nostalgiche, introdotte negli slogan e negli stessi titoli variati dei Ministeri.
I comportamenti coerenti e le scelte giuste non scaturiscono dall’essere donna o uomo.
Dunque, badiamo alla sostanza, quella della “prima volta” e della caricatura di aver rotto il “soffitto di cristallo” lasciamole all’eterno nostro provincialismo retorico.
La verità è che con la Meloni si è consumato il quarto fenomeno elettoralistico del trentennio. Dopo quello di Berlusconi, quello di Renzi, quello del duo Casaleggio-Grillo del M5s, ora viviamo quello di Meloni dei Fratelli d’Italia.
Ho ascoltato le dichiarazioni programmatiche. Ho seguito quasi tutti gli interventi, le repliche e le dichiarazioni di voto.
Ho trovato che il dibattito generale non ha colto adeguatamente né le strumentalizzazioni né le mistificazioni introdotte dalla neo Presidente
Ci si è limitati ad accogliere le sue conversioni. Compiaciuti. Senza riflessioni sul reale valore di certe affermazioni, che sono frutto di opportunismi.
Cominciamo dalla sua conversione euro-atlantica: per anni ha insultato gli organismi della UE, arrivando a chiedere il dissolvimento delle sue istituzioni e della moneta unica. Ora ne ha bisogno. Non “conviene” attaccarla.
Sulla provenienza ideologica fascista di cui si è nutrita (solo fino a ieri? ) ha comunicato di condannare le Leggi razziali “vergogna duratura” per il Popolo italiano. Meglio tardi che mai. Ha aggiunto di non aver mai avuto simpatie per i totalitarismi, “Fascismo compreso”. E no. La cultura fascista è fondante della carriera e della frequentazione politica della Meloni. Lo testimonia la presenza nel suo simbolo della “fiammella” di diretto richiamo all’esperienza fascista dell’allora MSI:
… La fiamma tricolore fu innanzitutto il simbolo del Movimento Sociale Italiano (MSI), il partito fondato nel 1946 da ex fascisti e membri della Repubblica Sociale Italiana, e che per quasi cinquant’anni fu il principale partito di estrema destra d’Italia …
Con tutti gli sforzi di Fini, la “fiammella” è e resta un chiaro simbolo di legame MSI-RSI, anche nell’identificazione fascista degli autori.
Ha sempre manifestato ammirazione per il Duce. E’ vissuta, nella sua militanza politica, tra scritti agiografici del Fascismo, folkloristiche immagini e manifesti del ventennio, presenti in ogni sede da Lei frequentata. Oggi dice di non avere mai avuto simpatie per il Fascismo. E’ una bugia.
Si è mostrata abile a strumentalizzare le debolezze degli avversari e ancor di più nel far ricorso a retoriche mistificatrici: dalla “rottura del tetto di cristallo” all’elenco delle Donne. impropriamente citate, con modalità auto-elogiativa.
Ma, quale rottura del “tetto di cristallo”! La nuova Presidente è l’espressione più evidente degli interessi dei gruppi economico-industriali e finanziari dominanti. Con i consensi masochisti di troppi lavoratori e di troppi meridionali. Lo dimostra la conferma interessata di Crosetto a ministro della Difesa. Uno che, dietro alla cordiale mole, nasconde la funzione di lobbista nel commercio delle armi. Ciò orienta l’atteggiamento nella presente Guerra con l’acritica posizione di continuare a inviare soldi e armi. Senza alcun proposito di impegno per iniziative di Pace. Parola mai pronunciata, ne’ nel discorso, né nelle repliche, di più di due ore. Comportamento di totale assenso non per i reali interessi del Continente europeo, ma piuttosto ossequioso alle strategie geopolitiche degli USA, via NATO. Imita le due donne ai vertici degli Organismi dell’UE: Roberta Metsola e Ursula von der Leyen: incapaci di distinguersi dalla rincorsa bellicista. Mai per la Pace. Soldi e armi.
Per altro sempre sensibile e attento, in questo sorprende anche l’inattività del nostro Presidente della Repubblica portato a pronunciare espressioni scontate. Comportamento molto diverso dal suo stimato ed estimatore Papa Francesco, che più che ribadire le colpe cerca strade di dialogo.
Davvero la Meloni è una “underdog” (come si definì Trump!) fatta da sé?
A ben considerare gli avvenimenti degli ultimi 76 anni di Repubblica, la neo Presidente il piolo più alto di quella scala metaforicamente costruita, nei pioli più bassi, dalle tante donne indicate a voce per nome.
Ringraziate per averLe ora consentito di salire su quello più in alto.
Pura retorica mistificatrice della storia repubblicana italiana.
La Meloni, quale sintonia ideale e politica ha mai avuto con ciascuna di quelle Donne?
Quali sentimenti e proiezioni ideali di Loro ha condiviso? Forse, nella sua, si è ispirata a quelle vite? Può essere che mai abbia avuto sussulti di condivisione per la partigiana – staffetta Tina o per la partigiana Nilde? Loro sono Donne di nobili testimonianze di impegni politici e istituzionali per la nascita e difesa della Repubblica democratica parlamentare. Per uno Stato fondato giuridicamente sulla Costituzione. Repubblica democratica parlamentare e Costituzione da sempre osteggiate dalla neo Presidente, nutritasi invece di militanza ideologica mussoliniana.
Ora ripudia?
Farebbe bene a dimostrarlo da subito, preparandosi a festeggiare in prima fila il prossimo 25 Aprile, data dalla quale è nata sia la Repubblica che la Costituzione, su cui ha giurato per la seconda volta. Il primo giuramento non è stato rispettato, perché insieme al suo gruppo e al suo alleato Salvini, ha continuato a non voler riconoscere il valore simbolico e storico dell’anniversario di Liberazione dal nazifascismo.
Vedremo come si comporterà dopo il recente secondo giuramento.
Se magari si tiene in disparte come intende fare Larussa. Egli dice non voler partecipare a nessun corteo perché “sono cortei dei comunisti”.
Larussa è ancora di animo fascista, accecato di anticomunismo malgrado qualche gesto conciliativo. Dovrebbe onorare i Comunisti italiani che hanno pagato carcerazioni, uccisioni e persecuzioni inflitte dal Regime fascista. Loro hanno costituito un filone determinante dell’antifascismo nelle fila della Resistenza fino alla cacciata dei nazifascisti. E Larussa farebbe bene a ringraziarli perché hanno contribuito a farlo considerare, cittadino, non più suddito, con gli stessi diritti e doveri, in un sistema democratico che ha pure avversato.
La Meloni, a ben riflettere, non si è giovata degli esempi delle Donne citate. Men che meno di Tina Anselmi e di Nilde Jotti, donne combattenti per l’emancipazione del Paese, dalla sua Liberazione con la Resistenza, parola mai da Lei citata.
Non è stato quello segnato dalle Donne elencate nel suo discorso il terreno di costruzione della scala sul cui gradino, in alto, si è oggi posizionata la Meloni.
Quello segnato dalle Donne citate è un terreno di impegno civico, di civilizzazione, di emancipazione, di liberazione e di affrancamento sul cammino del riscatto di un Popolo e del riconoscimento di piena cittadinanza di Tutti e per Tutti….
L’avete sentita dire che si impegnerà a contrastare le laceranti diseguaglianze territoriali e sociali, che stanno soprattutto mortificando intere generazioni di Giovani, sul cui futuro graverà il crescente debito pubblico? Non ha nemmeno la parola: diseguaglianze.
Il suo terreno di crescita è stato quindi, all’opposto di quello delle Donne elencate. Su un cammino di carriera politica vissuta tra nostalgie fasciste e posizioni destroidi, alla meglio aggiornate, ricurvate alle necessità dei tempi. Non risulta in nessun gesto, in nessun discorso di essersi ispirata alle vite delle Donne dell’esempio delle quali si vuole ammantare.
Da questo punto di vista il suo piolo è stato predisposto da tutte quelle ostilità che ha incontrato la Repubblica fin dal suo nascere, fino a renderne svuotate, inattuate, le rivoluzionarie prescrizioni valoriali sulla Giustizia sociale, sulla Eguaglianza effettiva dei diritti e dei doveri, sui Principi di Pace prescritti nella Costituzione.
Principi osteggiati fin dalla strage di Portella della Ginestra in Sicilia (Primo Maggio 47), seguita dall’eccidio di Melissa in Calabria (27 ottobre 49) e altre…
Senza scordare la sequela di stragi, uccisioni mirate, tentati golpe, con fascicoli ancora coperti di omissis e segreti di Stato. Nei quali fascicoli sono custodite verità storiche e sentenze non definitive, proprio sulle complicità e sulle responsabilità di ideazione, di sostegno e di partecipazioni fornite dagli ambienti fascisti, massonici, da falsi rivoluzionari e dai servizi di spionaggio internazionale e nazionale deviate. Come per le stragi mirate contro singoli politici, magistrati e giornalisti, cittadini disubbidienti. Tutte azioni, come la stessa uccisione di Moro, dirette ad indebolire i principi e le istituzioni repubblicane, a fermare il processo di piena emancipazione di tutti gli strati di cittadini e di incontro tra le grandi forze popolari democratico-cristiane e socialiste-comuniste. Lasciando libero un terreno di coltura di germi politici nostalgici. Per non aver mai fatto i conti con il passato del ventennio. Di questa seconda scala si sta giovando. Certo senza personale e diretta richiesta, ma quello è l’humus culturale di cui si è nutrita la sua esperienza militante in politica. Si è anche giovata dell’inerzia, dell’inettitudine, dell’ambiguità di tante sentenze che non hanno mai voluto recidere i legami tra le malefatte dei gruppuscoli fascistoidi (Casa Pound, Forza Nuova…) e l’entroterra cultural-politico della Meloni. Come sta succedendo oggi con la contraddittoria sentenza di condanna degli assalitori alla Sede nazionale della CGIL. I protagonisti hanno usato modalità di violenza da squadrismo fascista, ma la loro azione non è di fascisti! Sono imitatori? Pensiamoci Tutti.
La Politica italiana vive un declino causato, alla base, anche da profonde trasformazioni economiche-tecnologiche e sociali a cui i Partiti di “sinistra” non hanno saputo dare risposte concrete, a tutela di quelle che restano ancora “masse popolari”. In tale declino si è inserita l’apparizione di soggetti politicamente malefici, anche sul piano istituzionale. Alla severità del costume politico post Liberazione è succeduto un dissoluto progressivo scadimento etico – morale nei comportamenti e nei trasformismi diffusi. Sono stati favoriti dalla condizione di indebolimento del costume politico, che ha devastato in varia misura le forze politiche. Esse fino agli anni 70-80 erano riuscite a difendere la Repubblica, dagli assalti stragisti, salvaguardandone gli assetti e i principi, senza però riuscire ad attuarli pienamente
Oggi lo scenario è penoso.
Dunque. Non sono stati gli esempi nobili di vita per il “bene di Tutti” di quelle Donne citate ad aver agevolato il percorso della Meloni fino alla Presidenza.
Semmai è stato l’inverso. E’ stato l’indebolimento dei valori costituzionali, la loro non attuazione ad agevolare la scalata. Anche a causa diretta di una debolezza delle forze progressiste.
Perché sono state lasciate coperte le tante responsabilità, le tante complicità delle stragi e degli eccidi? Tutti gli ultimi Presidenti del Consiglio hanno promesso di aprire quei fascicoli. Nessuno lo ha fatto. E il Presidente della Repubblica in ogni commemorazioni depone la corona e chiede “piena giustizia”! A Chi?
Purtroppo è stato il crescente svuotamento degli Ideali e dei Principi di vita personale e civile a cui si sono ispirate quelle Donne, vivendo testimonianze che nobilitano l’Italia sul Pianeta, che consente oggi di ritrovarsi con un Dicastero fatto di protagonisti da sempre contrari a quegli Ideali e Principi. Come stanno dimostrando.
Ecco qualche esempio, a cominciare dalle variazioni dei titoli dei Ministeri.
È vero che ogni nuovo governo ha cercato le sue novità modificando le diciture dei Ministeri; Scuola, Sanità. Politiche sociali, sono sempre ostaggio di nuovismi espressivi, linguistici…
Però quello che propongono ora questi del destra-centro è evocativo di una “visione” profondamente tanto retrograda, quanto anacronistica.
Non bastava ai Dirigenti del destra-centro quanto si sono proposti nel programma mirando allo sfaldamento e alla dissoluzione istituzionale e dei rapporti sociali, nel quasi totale silenzio degli altri,, con gli intenti di volere:
1 – trasformare la Repubblica parlamentare in Stato presidenzialista;
2 – costituire regnetti regionalisti con “l’autonomia differenziata”;
3 – introdurre la flat-tax, cioè una fiscalità uguale per il pensionato, l’operaio e il plurimilionario.
No, non bastava, hanno avvertito il bisogno di presentarsi “nuovi” modificando i titoli dei Dicasteri introducendo espressioni enfatiche.
– Che significa “Agricoltura e sovranità alimentare”?
Non è che ci vogliamo rendere autarchici, producendo quanto e tutto quello che mangiamo, come ai disperati tempi mussoliniani delle campagne del grano e della paglia? L’espressione usata della sovranità, già diffusa da Petrini per altri intenti, è semplicemente ridicola se applicata a politiche in Agricoltura. Il comparto, alla base dell’alimentazione, richiede politiche ben altre che il concetto sovranista. In un Pianeta interconnesso nelle comunicazioni, nel trasporto delle merci e di spostamento delle Persone, si richiede una pianificazione incentivata di produzioni tipiche, nelle coltivazioni, negli allevamenti e nelle trasformazioni e commercializzazioni. Senza la pretestuosa intenzione di rendersi autosufficienti.
– Che significa modificare la dizione del Ministero della Pubblica Istruzione con la dicitura “Istruzione e Merito”?
La Scuola ancora una volta è sotto attacco. Nella Scuola, diciamo ai vecchi-novelli componenti del governo il “merito” è di casa. La distinzione sui percorsi di studi dei singoli allievi e sui loro risultati ottenuti è da sempre presente nella valutazione, esplicitata a volte in giudizi, più diffusamente in scala numerica, dalla prima della Primaria fino alla Licenza-Maturità della conclusione degli studi superiori. Ed anche nelle Università gli Studenti sono valutati fino al voto di Laurea. Non lo sanno che nella Scuola i voti per demerito e per merito fanno la storia di ogni carriera scolastica?
E allora, che vorrà dire avere avuto il bisogno di far dimenticare “Pubblica Istruzione” e inventarsi “Istruzione e Merito”?
Seguite con pazienza. Ne scrivo perché la dizione è pericolosa.
Nella Scuola ci sono stato molti anni, fino all’Università; da studente, poi da Docente e da Preside-Dirigente scolastico. E so di cosa scrivo. Naturalmente con la mia visione democratica radicata nei Principi della Costituzione, per una Scuola di Tutti e per Tutti. Come primo compito, la Scuola pubblica deve impegnarsi a formare una Persona, un Cittadino consapevole (oggi cittadino del Mondo), fornendo conoscenze, saperi e processi di consapevolezza critica su ogni aspetto della vita e di quanto ci circonda. Da anni, sulla Scuola si stanno caricando crescenti conflitti e crisi sociali, dalle problematiche dei rapporti sociali, alle problematiche adolescenziali e alle radicali trasformazioni dei nuclei familiari, in contesti etico-morali contraddittori e dissolventi. Ebbene la Scuola viene caricata di sempre crescenti conflittualità e responsabilità, in un quadro normativo arrovellato finanche nelle più semplici operazioni. Anche per la pubblicazione dei risultati finali, ogni anno sorgono controversie.
Nel mentre le responsabilità e gli impegni crescono, diminuiscono i valori dello “status simbol”, sul piano economico e sociale, degli operatori, ad ogni livello. Lasciati in disparte. Per 8 anni senza contratto. Senza un’adeguata formazione pedagogica, con scarse o nulle rudimentazioni di ordine psicologico e sociologico. Ognuno provvede da sé. E si provvede bene con spirito anche pioneristico in alcuni contesti. Tanto è vero che, in questi anni di decadenza generale in tutti i settori e nelle Istituzioni, la Scuola è quella Istituzione che sta resistendo meglio.
Ora, invece di rafforzarne i percorsi, come le moderne società richiedono, nello spirito di una Società carica di valori umanitari, nella tecnologia e nell’economia, innalzandoli fino ai 18 anni, con tutti i servizi, dalla mensa ai trasporti ai costi scolastici, che si fa?
Si va alla ricerca del “merito? Quale? Di chi? Per cosa?
Ho detto di aver seguito le fasi di presentazione di questo nuovo governo e devo dire preoccupato che mi son venuti i brividi a sentire la Meloni e i suoi parlare e sostenere la bontà della dizione “Istruzione e Merito”, “…perché previsto dalla Costituzione”. Ma, anche negli interventi di confutazione della dizione del Dicastero, non ho colto argomentazioni appropriate e coerenti.
Dalla Meloni e dagli interventi dei suoi si è capito cosa intendono per “merito” e quale “visione” hanno della Scuola e della sua funzione: selezione di classe.
Una Scuola selettiva che premi i “bravi”, indipendentemente. Una Scuola che in fondo ricicli gli assetti sociali esistenti, privilegiando le componenti già privilegiate.
E si richiamano, per giustificare una tale ottocentesca visione, richiamandosi all’art. 34 della Costituzione, ripetendo ossessivamente e anche con toni di soddisfatta irrisione: …Come, non volete il “merito”, ma è nella Costituzione, …i capaci e i meritevoli…”
Vero, è in Costituzione il “merito” da premiare. L’articolo va letto però tutto, e dice:
La Scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
Vedete, indica i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi…
Perché la Scuola del 1947 (anno della Costituzione) usciva del ventennio fascista durante il quale è stata funzionale al Regime, per indottrinare le masse e selezionare i capaci e meritevoli, sempre e solo figli di Lorsignori. Con la presa di coscienza democratica è stata pensata, la Scuola, nella Costituzione per istruire-educare-formare il Cittadino consapevole, pari agli altri, senza distinzioni di provenienze familiari e di stratificazioni sociali. Un contributo lo diede Don Milani.
Il contenuto e le finalità dell’art 34, che i ministri cercano di travisare, si ricollega direttamente al secondo comma dell’art. 3:
…E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Questo comma stabilisce che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale….. affinché i capaci e meritevoli, anche se “privi di mezzi” possano raggiungere i più alti gradi degli studi.
Come si legge negli articoli la Costituzione indica una “visione di Scuola che non premia i già bravi, ma promuove le capacità e i meriti anche di chi è senza mezzi.
Quindi se il governo vuole una Scuola del “merito”, attui la Costituzione, applichi l’art. 3. Combatti la dispersione l’abbandono scolastico, giunto in alcune aree fino la 30% degli iscritti. Realizzi ora l’innalzamento dell’obbligo almeno fino a 16 anni, con tutti i Segmenti a tempo pieno, garantendo servizi mensa e trasporti, con una diffusa tutela del Diritto allo studio, con una formazione-aggiornamento del corpo docente adeguata anche sul piano psico-pedagogico.. luoghi adeguati e sicuri. Questo sì che sarebbe un investimento per il futuro. Tantissimi politici osteggiano la Scuola pubblica. Moltissimi economisti avveduti da tempo, invece, indicano che lo sviluppo. la crescita di un Paese è proporzionale alla presenza di un diffuso buon sistema scolastico, in grado di promuovere l’elevazione di tutta la sua popolazione.
Se è questo l’obbiettivo del Dicastero “Istruzione e merito” Sono d’accordo. Ma, conoscendo i soggetti, non credo.
Angelo Falbo