Caro Tito, a noi che praticamente viviamo attorno allo Stretto di Messina, tra Calabria e Sicilia, interessa in modo molto particolare la grande ed inimitabile fatica intellettuale fatta fin dal 1965 dal dottore Ennio Scannapieco di Salerno e poi riversata nel poderoso e ponderoso volume “MAELSTROM alla ricerca di un mito geografico” (400 pagine cm 18,8 x 25,5 – euro 24,90) edito in Salerno, due anni fa, nel maggio 2020 da “Book sprint” ed acquistabile pure via internet.
Perciò mi sento di segnalare a tutti tale preziosa Opera, lodevolissima quanto completa e complessa. Entusiasmante. La segnalo specialmente alle istituzioni e alle associazioni socio-culturali come Università, Scuole, Biblioteche, Pro Loco, ecc. persino alla Guardia Costiera e alla Marina Militare, alle marinerie mercantili o alla nautica da diporto. O semplicemente a chi ama il mare e ai cultori dell’avventura, soprattutto agli appassionati del brivido e delle investigazioni tipiche dei film “gialli” o addirittura “noir”. E spero di cuore che tale volume possa interessare non soltanto l’Italia ma anche la Norvegia e tutti i Paesi del “Grande Nord Europa”. Ma vediamo di cosa tratta questo epocale lavoro, usando il medesimo testo di presentazione leggibile sulla quarta pagina di copertina. Non ne saprei sintetizzare meglio gli interessantissimi contenuti.
1 – MAELSTROM DI NORVEGIA
Localmente noto come Moskenstraumen, il Maelstrom di Norvegia è un fenomeno marino causato dal passaggio e dal contrasto di forti correnti di marea in uno stretto tra due isole del gruppo delle Lofoten. Di recente studiato con metodi informatici, fin dai tempi di Paolo Diacono (VIII secolo d. C.), il fenomeno ha dato origine ad un possente mito geografico dai contorni oscuri e paurosi, alimentato in epoca medioevale dalla superstizione dei marinai del nord Europa e poi recepito da geografi, cartografi ed eruditi europei dei secoli XVI-XVII. Parzialmente ridimensionata dalla critica illuministica, la leggenda del Maelstrom riesplose in pieno secolo XIX grazie al genio letterario di Edgar Allan Poe, che influenzò non solo altri romanzieri come Jules Verne o Emilio Salgàri, ma anche i mass media più qualificati della seconda metà dell’Ottocento, repertori enciclopedici inclusi, prima che il mito venisse nuovamente e definitivamente ridimensionato dalla scienza agli inizi del XX secolo.
Questa particolare influenza di Poe sulla cultura romantica dell’Ottocento europeo, è una delle personali scoperte dell’autore, il quale ripercorre e ricostruisce, sulla base di innumerevoli fonti documentarie, la straordinaria storia mitografica del “grande Maelstrom di Norvegia”, e cerca di dimostrare che il mitema in questione rappresentò non solo una piccola cartina di tornasole degli umori e delle mode culturali degli ultimi cinque secoli, ma che nell’àmbito della psicologia dell’inconscio esso si riallaccia ad una figura archetipica che va ben oltre i limiti dimensionali della geografia reale, manifestandosi per molti secoli come l’espressione simbolica di categorie intellettuali ed emotive ben radicate nell’immaginario collettivo di sempre. Pertanto, molte pagine sono state dedicate alle problematiche psicologiche ed esistenziali di E. A. Poe per il quale il Maelstrom rappresentava essenzialmente una figura metaforica roteante all’interno della propria biografia spirituale.
Particolarmente originale appare infine la riscoperta dei “contributi italiani” alla mitografia del Maelstrom, come quella di Giacomo Casanova (che è stato il primo autore ad introdurre questo mitema nella letteratura di invenzione), di romanzieri come Emilio Salgàri e Luigi Motta, e quello molto più scientifico – ma ancora quasi sconosciuto – del viaggiatore secentesco Francesco Negri. Un intero racconto anonimo sul Maelstrom e pubblicato in una rivista milanese nel 1839, è inoltre integralmente riportato nelle pagine del volume, che alla fine discute le teorie dell’italiano Felice Vinci sulla pretesa identità filologico-mitopoietica tra il Maelstrom di Norvegia e la Cariddi omerica.
2 – CHI E’ L’AUTORE ENNIO SCANNAPIECO
<< L’autore ([email protected]), già funzionario ai Beni Culturali della Regione Campania ed ex Responsabile di Divisione presso la Biblioteca Provinciale di Salerno, ha scritto saggi di argomento storico, biografico e scientifico-filosofico >>. Oltre ad una piccola foto di Ennio Scannapieco, non ci è dato sapere di più da tale quarta pagina di copertina del saggio sul “Maelstrom” di Norvegia. Però, lungo le 400 pagine, l’Autore trapela come un personaggio ricco di grandi interessi culturali e di forte vitalità con una immensa dedizione allo studio e alla ricerca. Uno studioso che fa della sua meticolosità un metodo intransigente … tanto che mi è sembrato di essere davanti ad un infallibile “Commissario Montalbano” che investiga fino allo sfinimento, implacabile, nessun indizio trascurando, nemmeno quello che potrebbe apparire il più insignificante. Ci dice tutto, proprio tutto.
Come ricorderai, ho accennato al dottore Scannapieco in << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-404-pietro-borraro-1927-1982-uno-degli-intellettuali-piu-esaltanti-del-novecento-europeo/ >> dell’11 giugno 2022 (in particolare ai paragrafi 1 – 2 e 35) e poi ho riportato, tra gli allegati, due suoi brevi scritti come riflessione sull’inferno e sulla guerra nella << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-409-libri-e-letture-per-lestate-possibilmente-a-tutta-calabria/ del 28 giugno 2022 (dedicandogli il paragrafo 8).
Ho saputo dell’esistenza di Ennio Scannapieco soltanto nel marzo del 2022, grazie alla sempre gentilissima dottoressa Wilma Leone, referente della Biblioteca Provinciale di Salerno, la quale mi aveva segnalato il libro “Pietro Borraro una vita per la cultura” (2003). Per merito principalmente di questa opera firmata da Scannapieco ho potuto realizzare la “Lettera a Tito n. 404” per commemorare il dottore Borraro nel quarantesimo dalla morte (1982-2022).
3 – PERCHE’ MI OCCUPO DI SCANNAPIECO
Ti chiederai, caro Tito, perché mi occupo ancora del dottore Ennio Scannapieco. Ad esserti sincero del tutto, mi sono occupato e mi occupo di Lui principalmente per esserGli riconoscente e grato di avere scritto molto compiutamente su Pietro Borraro (suo e mio Maestro) il predetto, prezioso e indispensabile libro del 2003 ed ulteriori belle ed utili testimonianze di notevole spessore, pubblicate in altri appropriati contesti. Da sempre sono profondamente convinto che la riconoscenza etica e la gratitudine morale siano il primo e più vero salario per gli intellettuali e gli altruisti (che spesso si identificano). Specialmente di quelli che la vita se la sudano più di tantissimi altri, pure perché spendono fin troppo tempo, salute e denaro per dotare di vera e profonda Cultura “salvifica” le presenti e le future generazioni.
Poi, ovviamente, mi occupo di Lui per il suo grande valore di studioso e di scrittore. In particolare, adesso (con in questa Lettera n. 419) mi occupo del vero e proprio “trattato” (enciclopedico) sul “Maelstrom” per taluni motivi ben precisi e da me molto sentiti. Provo ad elencartene alcuni dei più importanti:
a) Il fenomeno del “Maelstrom” della Norvegia richiama il mito omerico di Scilla e Cariddi del nostro Stretto di Messina. Quindi ero curioso di sapere qualcosa in più. Sai bene che fin dall’infanzia ho frequentato questa che reputo una delle più belle zone del mondo, cui sono sempre stato così tanto affezionato da presentare alle Istituzioni locali nell’estate 1999 il “progetto Capo Sud” (cioè valorizzare uno dei tre punti più a sud dell’Europa continentale). Tra le tante idee-proposte c’è ancora quella di realizzare un gemellaggio tra Capo Nord (Norvegia) e Capo Sud (Calabria-Italia), mentre qualche anno prima (autunno 1993) proponevo il “Rally” automobilistico e motociclistico Capo Nord Norvegia – Capo Sud Italia per una maggiore e migliore unità dei Paesi europei.
b) L’ultima settimana del mese di agosto 1993, con un viaggio organizzato, mia moglie ed io abbiamo visitato la Norvegia, limitatamente alla capitale Oslo, all’immancabile Capo Nord e alle isole Lofoten dove è ambientato tale mito del Maelstrom. Ma, a dire il vero, la guida non ci ha detto proprio nulla di tale fenomeno, nonostante sapesse che eravamo calabresi e, quindi, più vicini allo Stretto di Messina sede di eguale mito. Abbiamo percorso gran parte delle davvero magnifiche isole Lofoten, soffermandoci però soltanto nel villaggio di “A” per pranzare su una casa di palafitte e per farci vedere come vengono lavorati il baccalà e lo stoccafisso che ben volentieri caratterizzano pure le tavole di quasi tutti noi italiani, specialmente di noi calabresi (Mammola e Cittanova, in provincia di Reggio, eccellono in tale tradizione, pure attraverso dedicati Festival e Sagre internazionali).
c) A metà degli anni Novanta, grazie al barone e naturalista Libero Gatti di Copanello di Stalettì (CZ), ho incontrato il prof. Armin Wolf il quale, in lingua tedesca, aveva già pubblicato il libro, “Ulisse in Italia” (poi edito in italiano nel 2017 da “Local Genius” di Catanzaro in 436 pagine). A quel tempo, con molta passione, mi interessavo fin dal 1982 della nascita del nome Italia nell’Istmo tra Squillace e Lamezia. Wolf (che già aveva scelto di abitare a Squillace per lunghi periodi dell’anno) mi fu di grande aiuto nelle mie ricerche. Ovviamente, in questo suo libro “Ulisse in Italia” è centrale il mito dei mostri Scilla e Cariddi, tanto è che entrambi sono bene evidenziati sulla copertina dell’edizione italiana, aggiornata e integrata di nuovi studi e risultati. Il prof. Wolf è adesso presidente onorario del “Centro Studi e Ricerche sulla Prima Italia” del Comune di Squillace, realizzato formalmente (su mio precedente input) nell’aprile 2021 per merito dell’assessore al turismo e programmazione Franco Caccia e del filosofo Salvatore Mongiardo (scolarca della Nuova Scuola Pitagorica di Crotone).
d) Sabato pomeriggio 31 maggio 2003 ho conosciuto in Agnone l’ingegnere siciliano Felice Vinci che era venuto a presentare il suo libro “Omero nel Baltico”. Mi è sembrata assai intrigante e degna di approfondimento la sua teoria che le epiche storie dell’Iliade e l’Odissea si siano svolte nel “Grande Nord Europa”, in particolare tra i Paesi baltici e la Norvegia. Però, il lavoro di Scannapieco contribuisce a togliermi definitivamente ogni dubbio sull’improbabilità di tale teoria, benché io sia sempre “possibilista” per natura e convinzione. Fino a prova contraria e definitiva. Comunque sia, dal quel 2003 sono in contatto con Felice Vinci e ne seguo, grosso modo e con simpatia, i successi e l’interesse che ottiene un po’ ovunque a livelli internazionali.
e) Quando studio o sono pensieroso, fin dall’adolescenza sono solito tracciare (anche inconsapevolmente) su un qualsiasi foglio di carta una specie di spirale (come quella che riporto qui). Numerose pagine dei miei libri hanno questo scarabocchio. Tale spirale è tracciata in modo tale da sembrare veramente un gorgo, però viene disegnata come se dal fondo emerga verso l’alto, si slanci verso la luce, la salvezza o la libertà. Infatti, come puoi notare, alla fine della linea di tale tracciato evidenzio sempre una freccia proprio per indicare che è un gorgo, una spirale, un vortice all’incontrario, cioè dal profondo si alza fino all’esterno, fino al cielo (nella mia considerazione). Infatti, spesso, dopo la freccia disegno una stella oppure, ma, più frequentemente, il sole.
f) Quando eravamo bambini, gli adulti ci raccontavano di maghi, streghe, briganti, principesse e re, ma anche di sabbie mobili e di gorghi che esistevano sulla nostra montagna in quella conca di un vulcano spento che adesso è diventata il Lago Lacina. Ci dicevano dell’acqua bianca e nera che si riuniva al centro di tale conca, cosa che ho poi visto nell’estate 1982, condotto da un nativo del luogo, il sempre disponibile, generoso ed ottimo maestro Nazareno Circosta di cui ti ho parlato spesso per la sua grande conoscenza ed amore del territorio tra Badolato – Guardavalle – Pietracupa e Serra San Bruno e, per le orchidee spontanee, da Squillace alla Locride. Costui mi ha raccontato dell’esistenza del cosiddetto “occhio nero” un gorgo che gli antichi erano convinti corrispondesse addirittura con l’altra parte del mondo. I nostri anziani ci raccontavano di un gorgo che inghiottiva uomini, carri ed animali. Ma ci dicevano pure che le acque di tale gorgo uscivano poi anche alla Torre di Sant’Antonio, sulla spiaggia di Santa Caterina dello Jonio (a pochi km da Badolato) dopo un percorso carsico e sono di una potabilità eccellente. Una simile narrazione c’è altresì nel libro di Scannapieco per il Maelstrom della Norvegia e di altri gorghi comunicanti tra loro attraverso cavità e canali sotterranei. Tutto il mondo è paese, alla fin fine!… Le fantasie e le convinzioni di un luogo diventano poi, più o meno, patrimonio tradizionale di tutti i popoli.
g) Non so se pure a te o ad altri, ma a me la cosiddetta “chiocciola” @ (usata in internet) dà l’idea del vortice. E, se ci pensi bene, anche la chiocciola è, in un certo senso, un piccolo vortice stilizzato.
h) Dopo aver letto questo libro di Scannapieco, il quadro “L’urlo” del norvegese Edvard Munch (1863-1944), dipinto nel 1910 e concepito dall’artista proprio come << l’enorme, infinito grido della natura >> mi sembra emblema pure del gorgo marino del Maelstrom esasperato dalle tempeste oceaniche che impattano le isole Lofoten. A ben vedere, nel dipinto di Munch, dietro l’uomo che urla a squarciagola, mare e cielo sembrano formare inizi di vortici di acqua e di aria, di luce e persino di terra.
i) Complici specialmente la disabitudine e l’inquinamento luminoso di paesi e città, di solito non ci soffermiamo a guardare il cielo di notte per ammirare le stelle e lo sconfinato universo. Tra tanto altro, ne trarremmo una grande e definitiva lezione di umiltà, soprattutto considerando come e quanto siamo micro-esseri in un contesto così “infinito” da rabbrividire al solo pensiero che esistano decine di miliardi di anni luce tra noi e le galassie più lontane. Chi, come me, ha avuto modo di andare più volte ad ammirare il firmamento da un “planetario” (osservatorio astronomico) ancora trema pure all’idea che dentro i vari sistemi solari le distanze si misurano addirittura in milioni di anni luce. La mente non regge dinanzi a tutto ciò né ai vari fenomeni che offre tale “infinito” … come ad esempio le spirali o i vortici galattici, i buchi neri, ecc. ecc. che hanno una qualche attinenza o similitudine con tutti i “Maelstrom” del mondo o le loro rappresentazioni.
j) Mi sembra di poter inserire in questo contesto del Maelstrom-prototipo pure il famoso “Triangolo delle Bermude” (detto altrimenti “Triangolo maledetto” o “Triangolo del diavolo”) per via delle supposte sparizioni non soltanto di navi ma anche di aeroplani. Anche riguardo a ciò è nata tutta una letteratura poi trasferita in film per il cinema e la televisione. Un triangolo-vortice, dunque, che comprenderebbe fenomeni paranormali e persino gli UFO (oggetti volanti non identificati).
4 – L’INDICE DEGLI ARGOMENTI
Caro Tito, il dottore Scannapieco mi ha omaggiato del suo ponderoso e poderoso trattato sul Maelstrom, inviandomi per Posta una copia con dedica datata 06 luglio 2022. Essendo io fuori sede da Agnone del Molise, ho potuto cominciare a leggere soltanto dalle ore 17,49 di venerdì 22 luglio sul balcone vista mare della casa di Vasto Paradiso. Per poi concludere nel tardo pomeriggio di giovedì 11 agosto 2022. Una lettura abbastanza impegnativa, spesso esaltante, sicuramente tutta interessante. Alcuni passaggi mi hanno addirittura appassionato a tal punto da avere desiderio di rileggere ed approfondire. Ritengo che chiunque si avvicini a tale libro possa trarre notevoli vantaggi e inattese aperture culturali. Per dare un’idea dell’itinerario analitico e narrativo condotto dall’Autore, ti riporto qui di sèguito l’INDICE dei capitoli.
Introduzione (pagina 1), Il mito letterario: Jules Verne ed Edgar Allan Poe (9), Alle origini del mito e del nome (41), “Horrenda Caribdis” e canali sotterranei: il Maelstrom tra Rinascimento e Barocco (69), Il Maelstrom nell’Encyclopedie: prudenza e ambiguità nel “secolo dei lumi” (137), La fortuna letteraria del Maelstrom prima di Poe: un primato (forse) italiano (173), L’Ottocento romantico e il ritorno del mostro (203), “La fin d’une legende”: la spedizione Castellani-Latruffe (239), I sussulti del mito: la spedizione Parmentier (255), Le ultime ricerche: Biorn Gjevik e colleghi (285), Il mitologema del vortice marino: un territorio della mente (323), Addendum al Capitolo 5 (387), Bibliografia cronologica (389), Indice delle persone citate (395).
5 – LE ILLUSTRAZIONI
Personalmente tengo molto alle illustrazioni a corredo di un testo narrativo non solo storico, sociologico o giornalistico ma persino letterario. L’ho dimostrato, in particolare, nella collana dei sette volumi del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (2007) con oltre duemila foto su quasi tremila pagine. Nel caso del Maelstrom ha fatto molto bene Scannapieco a dotare il suo libro di un numero considerevole di immagini (ben 190), tratte da antichi testi o giornali fino alle attuali riprese satellitari. Tutto aiuta maggiormente a farsi un’idea più precisa di ciò che si legge. Viviamo in piena civiltà dell’immagine. Pure per questa ricchezza e generosità iconografica, si nota il grande impegno sostenuto dall’Autore e la sua volontà di rendere più completa e didascalica la descrizione storico-geografica-evolutiva del fenomeno del Maelstrom.
Alcune raffigurazioni (come questa qui evidenziata) sono state realizzate dallo stesso Scannapieco, il quale non ha nascosto come fin dall’adolescenza abbia disegnato o dipinto ogni genere di “vortici” marini. Infatti è proprio da studente che coltiva questo interesse verso il fenomeno del Maelstrom, tanto che è diventato uno dei principali crucci culturali della sua vita. Non a caso tale volume di 400 pagine è il frutto di ricerche effettuate fin da ragazzo e poi, in forma più sistematica, da quando ha cominciato la sua carriera di bibliotecario-dirigente prima a Bari, poi a Napoli e, infine, a Salerno in importanti strutture pubbliche.
Adesso può essere sicuramente considerato il maggior esperto sul Maelstrom di Norvegia e situazioni collegate. Un primato italiano (come si suole dire) di cui andare fieri!
6 – SEDUTA PSICANALITICA
Caro Tito, leggendo il volume di Scannapieco, avrai la sensazione di effettuare quasi una seduta psicanalitica, poiché il gorgo marino del Maelstrom, così come quello tra Scilla e Cariddi nello Stretto di Messina e altri nel mondo, sono considerati pure una rappresentazione della contorta e vorticosa mente umana. Non a caso se ne è occupato anche il veneziano Giacomo Casanova, grande seduttore di donne ed emblema di chi è travolto dai gorghi del sesso avventuroso e della passione amorosa (forse anche politica). E, quindi, non è nemmeno un caso che alcuni abbiano intravisto il gorgo marino del Maelstrom persino come simbolo della vagina che tutto o tutti travolge ed inghiotte. C’è di tutto e di più, insomma. Non mi meraviglia affatto. Amiamo aggrovigliare qualsiasi tipo di matassa. E il groviglio e la matassa sono parenti dei vortici! E, tra tanto altro, i vortici esprimono sempre e comunque energia che, se bene incanalata, produce un’utile spinta nei vari tipi di motori e propulsori che di vortici si nutrono. Si pensi al frullatore domestico, il quale spesso è associato al “frullatore mentale” (cosa ti frulla in testa?).
Inoltre, giusto per restare nel tema dei vortici come simbolo pure dell’energia sessuale, non ti nascondo che anche io ho avuto fantasie sessuali quando, senza pensarci, disegnavo il mio vortice teso verso l’esterno, facendone uscire la freccia tesa verso l’alto (tensione e simbologia maschile?). Ed ho sempre ritenuto che quel disegnare il mio particolare tipo di vortice elevato verso l’alto fosse per me l’acme, il culmine di un’idea creativa che mi caratterizzava in quel momento. Una esaltazione spirituale. Un vero e proprio coito intellettuale, poiché la cultura a volte può prendere e prende come e più del sesso nella celebrazione del piacere mentale. Quindi, il vortice può essere il segno, il simbolo di un’eccitazione o di un parossismo di situazioni anche tra loro contrastanti ma di eguale intensità o coinvolgimento. Verso il basso o verso l’alto.
7 – SCRITTO CON TANTO AMORE
Una delle tante bellezze di questo libro sul Maelstrom è sicuramente il constatare che sia stato scritto davvero con tanto amore e che, per lunghissimi decenni, l’Autore abbia tenuto il tempo, il ritmo delle ricerche e degli approfondimenti con una intensità e caparbietà davvero più uniche che rare. E in modo così tanto elevato che questa sua Opera-capolavoro dovrebbe risultare la più completa (oggi esistente al mondo) nella descrizione, anche storica, del fenomeno del Maelstrom. D’altra parte non si può giungere ad un risultato simile senza una cura da professionista e da perfezionista, quasi maniacale, sicuramente devota proprio perché enormemente sentita e vocazionale. Ci scommetterei che il dottore Scannapieco, da vero stakanovista, non ci abbia dormito per chissà quante notti e per chissà quanti giorni il pensiero fisso fosse proprio e solo questo Maelstrom. Quasi un’ossessione, alla fine, oppure ed eppure un infinito piacere! Dal 1965 al 2020 (data di pubblicazione del libro) sono ben 65 anni assoluti. Quasi certamente un record.
Si nota tutto ciò pure da come quasi “si arrabbia” in alcune circostanze del racconto con Autori e situazioni precedenti o con passaggi narrativi piuttosto incoerenti. Segno che tiene così tanto all’argomento prediletto.
Non tutti coloro che scrivono, specie se di storia, evidenziano palesemente o tra le righe i propri umori o malumori, la propria emotività. I chiaroscuri critici o narrativi. Scannapieco lo fa spesso. Ed è un aspetto umano che mi è piaciuto assai ed assai ho apprezzato. Pure perché in tal modo chi scrive cerca di prendere dalla sua parte il lettore, facendolo partecipare alla narrazione dall’interno, a volte fino alla condivisione dello sdegno o dell’esaltazione.
E’ questo un modo di scrivere particolarmente intelligente ed efficace. E, se è una dote che qualifica un bravo scrittore, ebbene, Scannapieco è senza alcun dubbio un bravo scrittore oltre che un vero “segugio” nel riuscire a trovare elementi conoscitivi sfuggiti a tutti gli altri.
Dobbiamo, perciò, dire complessivamente GRAZIE per tutto questo lavoro durato 65 anni su un argomento che trascende la fisicità del Maelstrom per diventare la metafora e il paradigma pure della nostra anima.
8 – STRETTO DI MESSINA E MAELSTROM
Leggendo tale libro, ho capito ancora meglio la tendenza della Letteratura nord-europea ed anglosassone (in genere) a privilegiare il senso dell’horror, tradotto spesso in film traboccanti di catastrofismo, di terrore macabro, di situazioni truci e raccapriccianti, ma anche dell’intelligente “giallo” o “noir” cui la vera cultura mediterranea è quasi del tutto estranea già in origine … forse ad eccezione della tragedia greca che, guarda caso (a dirla con Felice Vinci), è frutto della cultura dei popoli del nord, poiché pare che gli Achei (gli abitatori mercantili e guerrafondai della Grecia omerica) provenissero proprio dalle fredde e deserte lande del nord Europa, come poi altri invasori e dominatori pure dell’Italia tutta, attentando alla nostra solarità mediterranea. Solarità che, per fortuna, resta in tante emblematiche zone, in particolare a Napoli … come dimostra il nostro conterraneo Leonardo Mastìa nel romanzo “Il sole d’argento” di cui abbiamo detto mercoledì scorso 24 agosto 2022 in << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-418-lo-scrittore-calabrese-leonardo-mastia-di-campana-cs-al-suo-terzo-romanzo-il-sole-dargento-ambientato-a-napoli/ >>.
Se ci pensiamo bene, i gorghi di Scilla e Cariddi, nello Stretto di Messina, non sono poi così tanto tragici e angoscianti come i gorghi del Maelstrom di Norvegia!… Scilla e Cariddi al confronto mi sembrano elementi di un Parco tematico alla Disneyland. E a me sono sempre parsi una furbata della popolazione locale la quale, anticamente, intendeva spaventare soltanto i naviganti più sprovveduti o quelli che non intendevano usare il passaggio breve dell’Istmo tra Squillace e Lamezia per i loro commerci tra Oriente ed Occidente. Detto più chiaramente, probabilmente Scilla e Cariddi non erano altro che l’espressione piratesca o mafiosa di oltre 3000 anni fa, messa in scena per depredare o dirottare gli sprovveduti naviganti, i quali avrebbero dovuto utilizzare i servizi dell’Istmo per trasbordare le mercanzie provenienti o diretti al centro-alto Tirreno. Ti meraviglieresti, infatti, che, per vendere sistemi di allarme, siano proprio le industrie del settore a sostenere ladri e scassinatori di appartamenti (specialmente in periodi estivo)? Personalmente no!…
E intuisco che, in tale contesto, possa essere stata coinvolta pure la zona di Badolato, se è vero come è vero che tale nome può significare “passaggio largo” oppure “passaggio alto” attraverso cui le mercanzie avrebbero potuto raggiungere dallo Jonio, travalicando le Serre, gli equivalenti porti del Tirreno (le odierne località di Tropea, Vibo Valentia e Pizzo) e viceversa, forse in alternativa o addirittura in collaborazione con la “mafia” di quell’Istmo” che sicuramente era passaggio troppo affollato di carovane, nella mezza giornata di cammino Jonio-Tirreno o viceversa. In estrema sintesi, Scilla e Cariddi è tutto un altro gorgo rispetto a quello quasi “glaciale” e “solitario” del Maelstrom. Ovvero la differenza tra la solarità mediterranea e il freddo nord del circolo polare artico. Sebbene entrambi siano “passaggi mercantili”. Ed è mia convinzione che il mercantilismo provoca o sostiene tanti fenomeni sociali non soltanto sospetti ma addirittura criminogeni, nonché comportamenti innaturali pur di vendere le proprie mercanzie ed imporre la propria visione della vita. Da ciò il tanto vituperato “consumismo” che nella nostra epoca attuale genera ogni sorta di negatività per la salute delle persone e dell’ambiente! FINO A TRAVOLGERE TUTTO NEI GORGHI DELLE GUERRE. CON IL RISCHIO DI ESSERE TUTTI TRVOLTI DALL’ULTIMO GORGO (nucleare o autodistruttivo).
Con email di venerdì 19 agosto 2022 ore 22.47 il dottore Scannapieco mi ha inviato foto delle due puntate dell’articolo scritto da Giovanni Parisi (sacerdote siciliano) e pubblicato sulla “Gazzetta del Sud” (quotidiano di Messina, molto diffuso pure in Calabria) riguardante alcune supposizioni sull’antico mito di Scilla e di Cariddi. La prima puntata è stata impressa venerdì 21 settembre 1979 (Paginatre) Anno 28 n. 254 con il titolo “Alla ricerca della mostruosa Cariddi – LA REALTA’ DIETRO AL MITO”. La seconda, il giorno dopo, sabato 22 settembre 1979 (Paginatre) Anno 28 n. 255 “Alla ricerca della mostruosa Cariddi – LAGO DIVORATORE”. Riporto le due pagine qui di sèguito come allegati. Un documento davvero interessante!
Sinceramente ignoravo sia questi due articoli e sia le argomentazioni di Parisi, anche se (come hai potuto lèggere prima) sono del parere (da moltissimi anni ormai) che Scilla e Cariddi siano state espressioni di una specie di pirateria di oltre 3000 anni fa che potremmo benissimo denominare “mafia dello Stretto” ante-litteram. Così come potrebbe essere stata una specie di “mafia dell’Istmo” quella che controllava traffici e pedaggi nel passaggio tra lo Jonio e il Tirreno e viceversa, dal golfo di Squillace a quello di Lamezia. Chissà se tale argomento potrà interessare il mio amico e collega giornalista prof. Vincenzo Villella, direttore della rivista cartacea “Lamezia storica” e del sito web << www.lameziastorica.it >> !?… Glielo proporrò appena avrai pubblicato questa “Lettera 419”.
A mio modesto parere, è probabile che tutta la costa Jonica calabrese fosse anticamente interessata da quelle che potremmo considerare la “mafia dei pedaggi” per far transitare le carovane verso o dal mare Tirreno, essendo questa la regione più stretta in quasi ogni suo punto tra Oriente ed Occidente, crocevia per lunghi millenni e terra di contesa. Infatti, pure da Sibari, tramite la valle del fiume Crati, le mercanzie avrebbero potuto raggiungere il Tirreno (seppure con più difficoltà rispetto all’Istmo di Calabria).
Se non ricordo male dallo studio scolastico dell’Odissea, il re dei Feaci, Alcinoo (quello che ha accolto Ulisse naufrago), al centro dell’Istmo calabrese aveva una reggia dorata. Proprio come gli odierni mafiosi, camorristi, sceicchi, magnati o dittatori che solitamente hanno persino i rubinetti d’oro massiccio per ostentare l’estrema ricchezza e la potenza dei loro traffici (spesso illeciti o in regime di monopolio). Una specie di re Creso (altro personaggio simile) il quale trasformava in oro tutto ciò che toccava, oppure come gli oligarchi russi o di altro regìme nostri contemporanei. Alcuni commerci e talune attività rendono molto bene. Non a caso il tempio di Hera Lacina a Crotone aveva le colonne d’oro. E Crotone era, all’epoca della Magna Grecia, come la New York di oggi. Così la città di Sibari, tanto lussuosa da diventare proverbiale. Cosa c’era alla base di tutto questo sfarzo e potere?… Bastava la produzione dei loro territori?… Sono del parere che si ponga una riconsiderazione e riscrittura storica!… Si pensi, ad esempio, ai controversi ed elevati pedaggi autostradali di oggi e alle società concessionarie!… E potremmo inserire in tale discorso persino il Ponte sullo Stretto di Messina, ancora così tanto perverso più che controverso!… Un gorgo mangia-miliardi (o un “buco” come cantava Celentano negli anni sessanta) di cui non si intravede la fine!
E’ quindi probabile che, al tempo dell’Odissea omerica (1100 avanti Cristo), le due mafie maggiori (dello Stretto e dell’Istmo) fossero in contatto e addirittura complici di tale strategia e gestione di pedaggi mercantili. A ciò aggiungo che la via di valicare le Serre da Badolato (passaggio largo o alto) fino ai porti del Tirreno (Tropea, Vibo e Pizzo) potesse essere alternativa a quella dell’Istmo e quasi sicuramente meno gravata di esosi pedaggi poiché più lunga e scomoda … pur di non essere preda dei pirati dello Stretto, ai quali si aggiungevano le seduzioni delle Sirene (probabilmente di Bagnara). Va da sé che questa del percorso Badolato – Serre – Vibonese avrebbe potuto essere una “mafia alternativa” o facente comunque parte del sistema dei pedaggi Jonio-Tirreno esistente da Sibari a Reggio. Sono supposizioni, certo, ma molto probabilmente non troppo lontane dal vero, specialmente osservando la situazione attuale (eredità millenaria?). Tutti i centri di potere, in fondo, sono gestiti in modo oligarchico-mafioso, ancora oggi.
In pratica erano verosimilmente e tipicamente legati ai pedaggi mercantili i gorghi, gli agguati e gli spauracchi di Scilla e Cariddi. E una simile idea di spauracchio esiste pure per il Maelstrom (a leggere bene Scannapieco) … prova che tutto nel mondo gira attorno ai mercanti e agli affari, ieri come oggi. Con tutte le conseguenze del caso, addirittura fino alle guerre e ai genocidi … altro che vortici e gorghi da Operetta! … Oggi assistiamo alle guerre e ai gorghi del gas russo e di altri tipi di mostri personificati ed imperialismi. Niente di nuovo sotto il sole o le nebbie del nord, si potrebbe dire. Maelstrom, Scilla e Cariddi ed altre strettoie simili nel mondo sono simboli, paradigmi e metafore degli “agguati della Geografia e della Storia” e della ingordigia umana. Pensa a quanti “Maelstrom” o “Scilla e Cariddi” ci sono nelle steppe, nelle gole montane o nelle strettoie metropolitane e persino nei deserti, così lontani da mari e da oceani!… Insomma, c’è proprio da riconsiderare e da riscrivere la Storia di taluni Luoghi, pure alla luce del Maelstrom il quale, grazie proprio allo scrittore ed indagatore Ennio Scannapieco, diventa prototipo e simbolo mercantile.
9 – QUALCOS’ALTRO SU ENNIO SCANNAPIECO
Caro Tito, potrei scrivere un piccolo saggio per quante annotazioni ho fatte su fogli sparsi e sulle stesse pagine del libro in esame. Ma sarebbe un altro tipo di lavoro, più complesso ed impegnativo, non più una semplice “Lettera-recensione-segnalazione” a beneficio di molti più lettori possibile, in particolare dei bibliofili, dei cultori del settore e di storia locale. Quindi, mi limito, in questo paragrafo 9, a sintetizzare qualche altra cosa sul dottore Scannapieco nel contesto del “Maelstrom di Norvegia” specie se in attinenza con Scilla e Cariddi del nostro Stretto di Messina. Tuttavia, posso almeno rassicurare coloro che intendano accostarsi alla lettura di tale “trattato” sul fatto che le emozioni, le sorprese e colpi di scena non mancano assolutamente. Siamo pur sempre dinanzi ad un “thriller” storico-geografico. Ma, soprattutto, non manca un’autentica miniera di informazioni, personaggi, situazioni che “l’uomo medio” europeo dovrebbe poter conoscere. La dotazione o la formazione normale del cittadino europeo non può fare a meno di una simile cultura che potremmo definire “universalizzata” anche se ha carattere territoriale, per come e quanto interconnessa nei secoli come il legame tra il Maelstrom, tra Scilla e Cariddi dello Stretto di Messina e tra gorghi similari (marittimi, terrestri o aerei) nel resto del mondo. Quindi il Maelstrom è un pretesto per tutt’altro, come ci fa ben capire lo stesso Scannapieco (che mi sembra sorridere sornione nel leggere queste mie elucubrazioni).
Per passare ad altro, nella e-mail di giovedì 11 agosto 2022, il dottore Ennio Scannapieco così mi scrive, in risposta alla mia proposta di poter pubblicare in allegato a queste nostre Lettere qualche suo inedito.
<< La ringrazio infine per la sua – sempre generosa – proposta di pubblicare su Internet il mio inedito sulla Bestia del Gévaudan. Scrissi questo volume, dopo ricerche molto approfondite, alla metà degli anni ’70 e mi venne lungo 510 pagine dattiloscritte (a quei tempi usavo la Olivetti “Lettera 32”). Lo mandai alla Mondadori, e sembrava che stesse per essere pubblicato, quando il dattiloscritto mi fu restituito senza troppe motivazioni. Pensando che fosse dipeso dalla lunghezza, persi tempo a riscriverlo per abbreviarlo, ma mi venne lo stesso lungo più di 400 pagine, e nel corso degli anni successivi mi fu rifiutato da tutti gli editori ai quali lo proposi, per lo più con la motivazione che l’argomento era troppo lontano dagli interessi di un comune lettore italiano. Proprio di recente ho pensato di riscriverlo al computer e di pubblicarlo tramite la BookSprint, ma il problema è soprattutto quello dell’aggiornamento (negli ultimi quarant’anni, questo famoso episodio della “petite histoire” francese, cui nel 2001 fu anche dedicato un fantasioso film, “Il patto dei lupi”, è stato oggetto di moltissime pubblicazioni ed articoli). E’ un lavoraccio che ho sempre rimandato nel corso degli ultimi due anni, e che conto di cominciare in autunno. Non so quindi se, a causa della sua mole e delle molte illustrazioni, l’opera sia adatta ad una pubblicazione nelle Lettere a Tito. Se ne potrà comunque parlare, e nel frattempo La ringrazio vivamente per la proposta. In omaggio, Le allego una foto della copertina del libro che io stesso disegnai e composi nel 1975. Stranamente, nessun editore ne rimase affascinato… >>.
Con altra email (quella di venerdì 19 agosto 2022 ore 22.47) così mi scrive, tra tanto altro, il dottore Ennio Scannapieco: << Ho in programma di scrivere almeno altri tre o quattro libri, ma non so se ne avrò il tempo, dato che la pigrizia mentale aumenta con l’età e l’energia intellettuale decresce. Uno di questi lavori (per altro già scritto a metà da tempo) riguarda i problemi scientifico-filosofici relativi all’evoluzione della vita sulla Terra. Conosco abbastanza bene questo argomento perché da ragazzo ero appassionato di zoologia e di paleontologia, e mi divertivo a compilare dei “trattati” su tali temi, con liste interminabili di nomi scientifici e di disegni. Ho sempre definito tale passione “Estetismo scientifico”, e se ne vede ancora un riflesso nel salone “paleontologico” che realizzai nel 1985 presso la mia attuale abitazione. Le mando un paio di foto del medesimo, e spero che le piaccia il pannello col cranio di “Tyrannosaurus Rex” che si vede in ambedue le immagini, e che realizzai nel 1965 con polistirolo, stucco e plastilina. >>.
Caro Tito, come puoi ben notare il nostro Autore non finisce mai di stupirci ed anche per questo i suoi scritti meriterebbero una maggiore attenzione da parte di tutti noi. Mi spiace di averlo “incontrato” troppo tardi, quando (pure per me) aumentano gli acciacchi dell’età e decresce inesorabilmente l’energia intellettuale e vitale. Fossimo stati entrambi più giovani, probabilmente si sarebbe potuto realizzare un utile sodalizio culturale ed amicale tale da produrre qualcosa di bello e di entusiasmante. Penso intanto che Ennio Scannapieco faccia onore, anche se praticamente ancora sconosciuto, alla sua città natale e nella quale ancora vive, Salerno. Spero che in futuro, mediante qualche altra pubblicazione di eguale impegno, potremo avere modo di conoscere ancor meglio lo spessore intellettuale e le idee di questo personaggio.
10 – IL GRAN PREMIO DELLE GENERAZIONI
In data 02 giugno 2022, Festa della Repubblica, l’Università delle Generazioni ha assegnato al Bibliotecario e Scrittore, dottore Ennio Scannapieco, IL GRAN PREMIO DELLE GENERAZIONI con le seguenti motivazioni: Innanzitutto per avere scritto, in modo esaustivo e sublime, il libro “Pietro Borraro una vita per la cultura” (2003) contribuendo notevolmente a rendere onore e memoria a uno dei personaggi più dimenticati ma anche più esaltanti del meridionalismo, dell’europeismo e dell’universalità che mai abbia avuto l’Italia nel 20° secolo. Per aver difeso e valorizzato il patrimonio culturale, lavorando alla Biblioteca Nazionale di Bari, alla Soprintendenza Regionale ai Beni Librari di Napoli e come Responsabile di Divisione alla Biblioteca Provinciale di Salerno alla cui ristrutturazione tecnica-bibliotecaria ha contribuito per molti anni.
Per aver fatto parte di alcune Società scientifiche italiane ed estere, nonché della Società Salernitana di Storia Patria. Per aver pubblicato lavori in varie riviste. Per aver pubblicato altri libri di particolare importanza e spessore. Per aver collaborato con questa Università delle Generazioni nella commemorazione di Pietro Borraro nei quaranta anni dalla scomparsa (1982 – 2022).
11 – QUELLA DEDICA A GESU’…
Caro Tito, come puoi ben notare dai poderosi e ponderosi trattati editi ed inediti, possiamo considerare Scannapieco, apprezzandolo enormemente, un vero “titàno” della scrittura. Poiché questo Autore è altresì una persona molto schiva e riservata, non ne conosco ancora in modo completo né la biografia e né la bibliografia, ma ho la netta impressione che Egli non si sia nemmeno sposato e non abbia formato una propria famiglia con figli pur di potersi dedicare a tempo pieno alla Cultura, di cui sembra essere un devotissimo Sacerdote.
Salvo errori ed omissioni, basandomi però su taluni indizi, confidenze ed accenni, contenuti nelle tante corrispondenze intercorse finora via email (fin dalla scorsa primavera), posso comunque affermare con estrema certezza che Egli sia stato e continua ad essere un vero e proprio “Eroe” etico, come pochi mi è capitato di incontrare. Un altruista totale. Credimi, Tito, mi ha lasciato totalmente sbalordito per il suo valore morale, espresso nel massimo silenzio in occasione di talune strategiche strettoie esistenziali.
E, pur dichiarandosi agnostico in fatto di Religione, ritengo che non sia ardìto da parte mia affermare che Ennio Scannapieco abbia spesso realizzato alla lettera il Vangelo di Gesù più di tanti altri che si battono il petto, inginocchiàti davanti all’altare. Lo ha testimoniato con l’essenzialità etica della propria esistenza e nella dedica (quasi un “ex-voto” o un “per grazia ricevuta”) che troviamo sulla pagina di risvolto del frontespizio interno, all’inizio del volume sul Maelstrom: << Grato per i benefici ricevuti, dedico questa fatica intellettuale al dolce Falegname di Nazareth che duemila anni or sono andò al supplizio per la salvezza di noi tutti >>.
Non mi sembra, infatti, cosa da poco tale dichiarazione solenne; né la dedica stessa a Gesù di questo imponente trattato sui vortici. Nell’epica umana, non fu forse uno dei più grandi vortici quello della Croce?…. e la vita stessa di Gesù?… Il quale è andato al supplizio per la salvezza di tutti noi … non soltanto nel senso religioso, sacro o divino, come Figlio di Dio (per chi ha Fede) … ma soprattutto come Valore Universale anche per laici, agnostici e persino per gli atei, essendo il suo messaggio “escatologico” utile per la salvezza (seppure semplicemente umana) di tutti noi. Come o forse più di tanti altri filosofi, martiri ed eroi universali.
L’escatologia (come vado affermando da decenni) è anche e soprattutto un valore laico, agnostico o ateo … poiché, significando i << destini ultimi dell’uomo e dell’universo >>, contiene l’interrogativo che caratterizza l’essere umano fin dalla nascita. Come ho dimostrato sopra (al paragrafo 3/i) scrivendo dell’osservazione umana, filosofica o scientifica dell’universo (cosmo, stelle, galassie, infinito, ecc.). Ed è un interrogativo esente da qualsiasi ideologia, da qualsiasi sistema di pensiero. Quale è il senso ultimo del genere umano, sia esso nella visione laica, filosofica, religiosa o di altro tipo?… Un interrogativo da far tremare i polsi o forse in realtà è più semplice di quanto si creda … se almeno usassimo soltanto il metro dell’Amore universale e, in particolare, della felicità e dell’Armonia. Invece, ribadisco, l’uomo si ostina a fare guerre, a provocare morti e a devastare il pianeta, rischiando l’autodistruzione (anche atomica). E’ forse proprio questa l’escatologia umana … l’autodistruzione?… Gesù (come tanti altri grandi Saggi avuti dall’ Umanità) pone la migliore alternativa: Pace Amore e Armonia. Come è logico che sia!
10 – SALUTISSIMI
Caro Tito, non so se in futuro avremo modo di conoscere meglio tale Autore degno della massima attenzione, stima e diffusione; tuttavia ritengo che sia un dovere civico e culturale promuoverLo davanti alle presenti e alle future Generazioni, anche e soprattutto come Persona di inesauribile Amore verso i più grandi Valori che rendono tale Personaggio una vera e propria Personalità universale. Come sai, diffondo il più possibile ogni “Lettera a Tito” ma questa volta ci metterò un impegno più prolungato nel tempo, affinché le Istituzioni nazionali (in particolare di Salerno e della Campania) e alcune pure internazionali (come i Paesi del Grande Nord Europa) sappiano il Valore del dottore di Ennio Scannapieco.
Tra l’altro, cercherò di sollecitare qualche giovane studente universitario di scegliere una tesi di laurea sull’Opera e la Personalità del dottore Scannapieco, sicuro che troverà in Lui la massima collaborazione … anche se parecchio materiale di studio può essere trovato pure sui “social media” in particolare su Google e su Facebook. Intanto ti ringrazio e ti saluto, ancora e sempre con tanta riconoscenza e gratitudine.
Augurandoti buon mese di settembre (che tra l’altro ci riserva le Elezioni Politiche fissate per domenica 25, mai importanti e strategiche come adesso … forse un altro “vortice”), ti saluto con tanta cordialità!
Domenico Lanciano
ITER-City, lunedì 29 agosto 2022 ore 08.08 – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”.
Alcune foto sono state fornite dal dottore Ennio Scannapieco altre sono state prese dal web. Quella della spirale è mia.