Chi ha seguito lo speciale del TG3 nella serata-notte (27/28, ma anche dopo!) con i bagliori rossi e tetri dei bombardamenti e dei razzi, su Gaza e da Gaza, difficilmente avrà potuto addormentarsi senza incubi notturni. Con domande inquietanti sul perché del ripetersi di tanta tragica ferocia di uomini contro uomini. Con migliaia di morti di persone inermi e di creature innocenti. Incolpevoli di tutto. Anche di essere nate.

Dopo i suoi 50mila o 30 anni di comparsa su tutti gli angoli della Terra l’”Homo sapiens” non ha saputo sradicare dalle sue viscere la belluinità. Manifestandola in varie forme. Singoli contro simili. Contro Chi si pretende di voler possedere più che amare. Contro Chi si ritiene nemico invece che avversario. Tra tribù. Tra popolazioni. Per egoismi e pretese di superiorità e di predominio. Cammino ne ha fatto tanto. Conquiste ne sono seguite molte in ogni campo. Condizioni di migliore “civiltà” ne ha pure conseguite diverse. Ma, quei bagliori terrificanti, messaggeri di crudeli traiettorie di sicure uccisioni riportano alla mente come durante quello stesso cammino ha affinato i mezzi di uccisione. Dalla primitiva “pietra-clava” alla “carlinga”, al più “intelligente missile/bomba” recapitato con il moderno “drone”. Senza pilota. Diretto da Chi, al sicuro, ne segue a distanza il tracciato su un quadrante zeppo di congegni elettronici. Che scienza! E’ la faccia cruenta di quella che ha inventato i cellulari su cui è possibile seguire quegli i tracciati attraverso le applicazioni scaricate.

Al risveglio, se pure hai preso sonno, non hai voglia di alzarti. Non sai che fare. Non sai dove andare. Avverti che non ha senso neppure la migliore tua intenzione o azione da compiere nella giornata. Troppo devastante lo scenario di guerra. Troppo inquietanti le domande sui perché, rimaste senza risposte. Tantissime personalità dal pensiero profondissimo hanno affinato ragionamento sul fine, sul valore dell’esistenza e dei comportamenti. Senza giungere ad alcuna incontrovertibile verità. Viviamo tra convenienze, convenzioni, convincimenti, passioni e fedi diverse. In alcune fasi storiche emergono e si affermano valori e principi universalistici. Essi, col tempo, se dapprima stabiliscono tappe di ulteriore civilizzazione, non riescono poi a consolidarsi e a divenire condivisi e pienamente attuati dappertutto. Si va a gradi. Non sempre in avanti. Spesso si torna indietro avvolti in dinamiche involutive. Come nei tempi presenti.

Al cospetto delle devastazioni causate dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale Quasimodo si esprimeva sconsolato… “E come potevamo noi cantare!”… Per dire che il dolore soffocava ogni sentimento producendo uno stato d’animo da mutismo. Non si aveva forza di emettere voce o di scrivere parole. Si riferiva ai Poeti, notoriamente cantori dei sentimenti e delle sensibilità umane. Eppure bisogna cercare la voce e le parole. Per uscire dal senso di impotenza che si avverte. Di non poter contribuire a fermare le barbarie in corso. Bisogna farlo anche per non doversi sentire complice di quanto ci avviene, intorno. Perché si diviene complici, se non si mostra comunque in tempo il proprio “scritto, gridato e ragionato dissenso”. Contro i tanti o i pochi simili che, essendo “al comando”, appropriandosi del destino e delle coscienze dei Popoli, ne decidono le sorti, indirizzando la “storia” sul disumano sentiero di provocare , eccidi, massacri, genocidi.
In un crescendo di azioni disumanizzanti. La guerra deve durare a lungo senti proclamare! Col rischio di un adattamento al sempre peggio.

Le stragi vengono ammantate con il linguaggio ipocrita del diritto alla “difesa dalle minacce” e o da vere aggressioni, richiamando diritti internazionali, all’ Indipendenza, all’Autodeterminazione. Diritti e rispetti che si invocano a convenienza. Invocati per sé e mai rispettai per gli altri.
Ed è proprio qui che sorge il problema. È proprio qui che ci si deve sforzare di trovare le risposte per fermarsi prima di arrivare all’uso delle armi, Stroncando in anticipo pretese e interessi egoistici, di natura territoriale, economica, “egemonica” o dei militarismi guerrafondai che alimentano faccendieri plurimiliardari.
Perché quel “cammino” dell’uomo è cosparso di guerre?
Dovrà essere sempre così?

Il pensiero di Vico, a metà del 1700 potrebbe apparire lontano e non utile. Anzi, con il suo concetto teorico-filosofico sui “corsi e ricorsi” della Storia, sembrerebbe avvalorare la tesi che, comunque, gli eventi, anche le tragedie di guerra, si ripetono. Non coincidenti, nel tempo e nelle forme. Infatti ha teorizzato i cicli, non a cerchi concentrici, ma sviluppati come in una spirale. I cui punti non sono coincidenti, sovrapponibili, ma simmetrici.
In questo pensiero possiamo leggere che non c’è nulla di fatalistico. Se ne può ricavare un insegnamento. Considerati gli eventi del passato, analizzandone le cause potrebbe e dovrebbe essere possibile evitarne la riproposizione. Sotto qualsiasi forma si volessero ripresentare.
E sennò, che ci sta a fare l’intellettualità del Sapiens? E’ congegnata verso la Guerra e verso la Pace No?
Sappiamo che è servita a vincere molti ostacoli e a individuare molte soluzioni alle avversità incontrate. A quelle considerate “naturali” come i terremoti o altre (Purché vengano rispettate le regole di prevenzione: in Giappone fino al 7° le conseguenze restano contenute, altrove si può morire a migliaia). O a quelle considerate di “natura umana”, come è stata la pretesa di alcuni di schiavizzare altri. La schiavitù è durata millenni, pure legale e religiosamente benedetta. Oggi è una pratica illegale. Pur se in forme ignominiose ancora persiste. Ancor più ignominiose se nei Paesi cosiddetti “civili”. Sappiamo che questa facoltà, l’intellettualità, se adeguatamente esercitata, sostenuta dall’affinamento di sensibilità e sentimenti umanitari, che sono educabili, è una facoltà che aiuterebbe massimamente ad evitare il ripetersi di eventi da carneficina umana, per come stiamo assistendo.
Perché nelle stesse analisi del Vico in fondo un’indicazione c’è: di fronte agli eventi, per comprenderli, vanno individuate le cause. Noi dovremmo aggiungere che, di fronte agli eventi, individuate le cause, bisogna impegnarsi in tempo a rimuoverle. Prevenirle. Come si fa?
Ci può venire incontro la “Storia”.

Purtroppo da sempre e come stiamo assistendo per le oltre 50 guerre in corso sul Pianeta e per le due che sono in deflagrazione intorno a Noi, della “Storia” o non si tiene conto, o se ne mistificano gli eventi, o si sottovalutano o si ricurvano alle proprie convenienze per alimentare egemonie, e interessate contrapposizioni.
Per questo sembrerebbe che la “Storia non insegna”.
Non “insegna” perché l’Homo sapiens tarda a “imparare” O non vuole.
La Russia ha aggredito l’Ucraina. L’Ucraina ha diritto di difendersi.
E prima dell’aggressione, sempre da condannare, non è successo niente?
Ci sono stati 8 anni di conflitto “tacitato” sotto il cumulo di interessi degli “Occidentali” che hanno impedito all’ONU di avere una chiara voce, portandolo a discussione e a decisione preventiva.
Il “diritto sacrosanto” di difesa dell’Ucraina aggredita non avrebbe richiesto di chiedersi perché la Russia ha aggredito? No, lo scontro è diventato strumentalmente bandiera della “difesa della Libertà di tutti gli Stati Europei e del Canada-Nato” contro il “macellaio” Putin.

Una colossale mistificazione propagandata 24 ore su 24. Su questa mistificazione si è fondato il proposito USA-NATO, con Ursula-UE che sarebbe stata “una guerra di lunga durata” (ricordarsi le immediate parole di Biden): E infatti sta durando! Al contrario magari dei piani di Putin che forse aveva calcolato un’invasione rapida. Continuano invece le distruzioni e le morti di soldati e molti più civili, maschi o femmine, grandi e piccoli. Le notizie e i collegamenti sono ridotti al minimo. Perché è sopraggiunto lo scontro di reciproci massacri tra Hamas, per i Palestinesi, e Israele.
Di nuovo stesso scenario. Si fa continuo appello al diritto all’Indipendenza e all’Autodeterminazione dei Popoli. Sappiamo che è un giusto proposito, ma che non viene rispettato. Resta un’aspirazione.

I bagliori mortali su Gaza ne sono una drammatica testimonianza. Va subito condannata l’incursione stragista di Hamas. Dopo aver divelto e sorvolato muri e recinti israeliti, ha consumato uccisioni mirate e catture con indicibili modalità di ferocia e crudeltà sui corpi di chiunque si sia trovato alla portata delle armi degli assalitori. Ora non si può tacere con quanta crudeltà e ferocia la vendetta del Governo ebraico sta devastando una popolazione inerme con il reclamato diritto di sterminare Hamas, considerata organizzazione terroristica. Non lo fa con azioni persecutorie mirate. Lo sta facendo con sterminio a tappeto di uomini e cose. Bombardando la “striscia di Gaza”, entro cui da anni Israele ha “rinchiuso” oltre 2 milioni e 300mila abitanti, di cui quasi metà tra 0 e 14 anni. Su di loro si bombarda dal mare, dal cielo e con invasione tra i quartieri. A Noi arrivano i conti delle morti e scene di corpi straziati e distruzioni: quasi duemila morti più duecentotrenta nove catture provocate da Hamas, oltre settemila uccisi dalle operazioni dell’esercito ebraico. Di cui circa tremila bambini. Il circa è perché non si saprà mai il numero vero!

E si continuerà… Il Primo ministro israelita, ex militare, un politico inseguito da tempo da gravi accuse di corruzione sta cercando di cogliere l’occasione del cruento assalto organizzato da Hamas, che egli stesso negli anni ha pure favorito, per promuoversi a strenuo salvatore della Patria, Netanyahu ha dichiarato ai familiari delle persone prigioniere di Hamas che la guerra sarà “dura e lunga”. Uguali parole alle prime dichiarazioni di Biden. Perché invece di esecrare i fatti e ragionare sulle cause Loro, i Capi di Stato prima, e poi anche i troppi opinionisti, editorialisti e alcuni soggetti onnipresenti nei salotti televisivi, si esercitano ad alimentare odioso tifo. Provocano contrapposizioni tra buoni e cattivi, tra sostenitori di questi o di quelli. Quando qualcuno poco poco si chiede cosa e perché sta avvenendo viene zittito. Subito affiora l’angusto ragionamento: Israele è stato aggredito ed ha diritto di difendersi, anche al di là e a dispetto di ogni limite, di ogni regola umanitaria internazionale e di ogni riflessione su cosa è avvenuto su quei territori dal 48 a oggi.
Anzi, si tenta di rinfocolare il conflitto sempre con propagandismi mistificatori su un presunto scontro tra civiltà. O come vorrebbe Biden che, in un ritornello interessato, indica agli Alleati che è in atto “uno scontro tra Democrazie e Autocrazie”. Con seguaci anche italiani.
Non c’è dubbio che sia sul fronte ucraino, da più di un anno e mezzo, che ora sul fronte ebraico-palestinese, si stanno muovendo pedine per un diverso allineamento delle aree egemoniche, con i sottostanti complessi interessi di molteplici aspetti. Alle conferenze degli “Occidentali guidati dagli USA” abbiamo visto recentemente corrispondere, contrapporsi, l’allargamento della Conferenza degli Altri, del cosiddetto BRIC-S. (Brasile, Russia, Cina e Sud Africa)

Ma, proprio per questo movimentato riposizionamento delle diverse “potenze”, al primo posto bisogna collocare i Valori universali della convivenza tra popoli. Prima di restare inghiottiti dentro un meccanismo di scontri guerrafondai, da sterminio globale.
Un meccanismo che favorisce sempre manicheismi e anatemi.
Siamo convinti che il “Sistema democratico”, fondato e realizzato, sul piano dei rapporti relazionali tra Cittadini e Cittadini, e tra Cittadini e Stato, resta comunque una forma di “civiltà superiore”, rispetto alle Teocrazie, alle Autarchie e ai Totalitarismi di vario genere.
L’insegnamento della Storia però conduce a considerare che tale superiorità, nel cammino di civilizzazione, non può e non deve diventare pretestuoso diritto di “supremazia” su nessun altro. Come si pretende di affermare anche con l’uso delle armi. Come pure si è voluto vanamente imporre in più aree del Pianeta negli ultimi decenni.
La superiorità dei sistemi democratici, non quella formale, ma quella praticata nella sostanza, nutrita di Libertà e Giustizia sociale, va dimostrata nel rispetto dei diritti e delle regole. Con l’osservanza dei deliberati e delle risoluzioni approvate dal massimo organismo, l’ONU. Alla fine della Seconda guerra mondiale, è stato posto a dirimere diplomaticamente proprio le nascenti controversie tra Stati

Invece non si fa. Anzi, durante questi tragici scontri, quando il Segretario dell’ONU, Gutierrez, dopo aver condannato inequivocabilmente la strage provocata da Hamas, ha richiamato che “quanto accaduto non viene dal nulla” e che “…Israele per 56 anni ha compresso ( o oppresso ) il popolo palestinese sottraendo ripetutamente territori…”, non solo non è stato sostenuto, ma ha dovuto fronteggiare una sequela di assurde accuse. A testimonianza che si vuole continuare a parlare a vanvera, lasciando incancrenirsi gli odi e le ostilità.
Quando gli stessi USA accedono alla prospettiva di favorire la soluzione di “due Stati e due Popoli”, fanno riemergere un proposito avviato da decenni, ma volutamente accantonato e sepolto nelle politiche di protezionismo di ogni azione espansionistica ebraica. Lo affermano mostrando molta ambiguità. Come fanno troppi altri Paesi.
Per avere uno Stato ci vuole un Popolo, un Territorio e una Legge costitutiva con riconoscimento del consesso internazionale.
I Palestinesi sono il Popolo. Il Territorio?
Quando si dichiara che la soluzione è “due Popoli e due Stati” si deve dire anche su quale territorio potrà nascere ed essere riconosciuto uno Stato libero dei palestinesi.
Si ha o no il coraggio di dire che Israele deve ritirarsi da molti luoghi occupati malgrado le ripetute e disattese condanne dell’ONU? E che, se proprio non si potrà ripartire dal 48, su una parte di territorio colonizzato, concordemente dovranno convivere Ebrei e Palestinesi?
Il cammino sarà lungo e irto di insidie. La via è solo questa.

Certo che i comportamenti di negazione e di astensione espressi in sede di Assemblea dell’ONU, finanche su una risoluzione che chiede appena appena una “tregua umanitaria” di fronte ad una strage di civili in corso, faranno andare verso il precipizio. Mentre la UE dopo due giorni di Consiglio dopo essere arrivata a fatica ad una risoluzione per una “tregua umanitaria” in sede ONU si è dissolta. Per una tregua degli scontri tra Israele e Hamas a Gaza, proposta dalla Giordania, solo 8 Stati europei sui 120 hanno votato Si, tra cui Francia e Spagna, Altri 15 su 45 si sono Astenuti, tra cui l’Italia, la Germania e la Gran Bretagna. Mentre 4 su 8, hanno votato No. Una domanda si impone:
Forse in Israele il Governo, forte della protezione e dei veti USA, pensa di poter sentirsi libero di proseguire la caccia ad Hamas provocando un illimitato sterminio di civili palestinesi e di chi è rimasto rinchiuso nella sacca di Gaza?
E’ questo che si sente teorizzare al generale Petraeus, ex comandante USA a capo dei bombardamenti in Iraq ed ex Capo della CIA. Egli aggiunge il proposito che. in prospettiva, poi dovrà essere Israele a stabilizzare l’intera area. In barba al ripetuto diritto internazionale all’indipendenza e all’autodeterminazione di un popolo! In fondo è la sottintesa politica degli USA di voler continuare a restare “gendarmi” sul Pianeta. I Palestinesi insomma dovranno sottostare a quanto deciderà il Governo di Israele, dietro mandato americano. Il quale, Israele, ha diritto di stabilire come sentirsi sicuro, mentre i Palestinesi no. Il duo Petraeus-Netanyahu stanno perseguendo questo proposito tanto pericoloso quanto irrealizzabile, se non nel corso di decenni e a scapito di infinite stragi.
Non dicono niente a Noi “occidentali democratici” le folle insorgenti in ogni angolo del Pianeta al grido di: “No War” e “Palestina libera”? Non è che non facendole vedere, oscurandone le enormi partecipazioni si fa il bene delle “democrazie”!

Al Papa, finora inascoltato, capeggiandola, resta da dirCi: In marcia tutti insieme per la Pace dappertutto. Direzione Gerusalemme. Perché è il luogo delle tre grandi religioni monoteiste. E sono Esse che devono per prime saperla testimoniare, la Pace.
Angelo Falbo