Soveria Mannelli – La crescita e lo sviluppo, non certo solo in senso economico, di un territorio dipendono anche dalle occasioni culturali che questo riesce a esprimere, dalle quali scaturiscono quasi sempre idee, suggestioni, proposte, che diverranno prima o poi utili e consentiranno di migliorarne le condizioni di vita.
Una di queste occasioni è stata rappresentata dalla seconda lezione dell’Università Estiva, edizione 2015, presso la Biblioteca “Michele Caligiuri”, che ha avuto come relatore Arturo Diaconale.
Nel presentarlo al pubblico, Mario Caligiuri (Università della Calabria), coordinatore delle lezioni assieme a Florindo Rubbettino (Università del Molise), ha evidenziato le tappe salienti della sua carriera di “giornalista di lungo corso”, come lui stesso si è poi definito, ma soprattutto di direttore dell’Opinione (la più antica testata politica italiana, di orientamento liberale), senza trascurare le sue molte attività in campo televisivo, attualmente come consigliere d’amministrazione della RAI, e quelle di scrittore e saggista, anche con la casa editrice Rubbettino di Soveria Mannelli. Del resto, quello di Diaconale è stato un ritorno a Soveria, avendo egli presentato, nel lontano 1997, una visita della comunità di San Patrignano per la prevenzione della droga.
Mario Caligiuri, nell’occasione, ha anche anticipato la volontà di Fondazione Italia Domani, che insieme a Rubbettino Editore ha organizzato l’Università Estiva, di diventare un “laboratorio per la nuova classe dirigente, al fine di ricostruire la democrazia ripartendo dalle élite” e, naturalmente, dalle parole (anche perché, citando “Palombella rossa” di Nanni Moretti, ha affermato che “chi parla male, pensa male”). Si intende cioè finalmente provare a “superare l’attuale tendenza a identificare la leadership in modo mediatico” e in un mondo, quello dello schermo televisivo, in cui “tutte le opinioni si equivalgono, in cui tutti parlano ma nessuno ascolta”.
Florindo Rubbettino ha accolto Diaconale come un “amico della nostra comunità” e ha parlato di scelta azzeccata per la presente lezione, in quanto Diaconale “è un giornalista che sa maneggiare le parole attraverso più strumenti: la carta stampata, ma anche la TV”. L’ha poi in qualche modo identificato con una cifra, intellettuale e culturale, che ha sempre rinvenuto nei suoi scritti: quella del “liberalismo quotidiano”, perché sa essere liberale come metodo e come scelta di vita, facendo tra l’altro proprie alcune parole che gli sono care: “autonomia, libertà d’impresa, concorrenza, mercato”. Ha infine ricordato il suo ruolo, nel recente passato, di Presidente della Fondazione del Gran Sasso d’Italia, e in tale veste gli ha chiesto come si può valorizzare questo territorio, anch’esso montano, come è possibile che “lo sviluppo non si fermi alle pendici di una montagna”.
Arturo Diaconale ha subito dichiarato che prima del 7 agosto, data in cui è stato nominato consigliere d’amministrazione della RAI, avrebbe fatto una “critica serrata” alla televisione di stato che ha contribuito a “imbastardire il sentire comune di questo Paese”. Ma nel rispetto del suo ruolo attuale si è limitato a dire quello che intende fare per correggere certe impostazioni negative, che vedono la RAI come voce soprattutto della cultura dominante e che vengono da lontano, da quando l’EIAR trasmetteva i discorsi di Mussolini nel tentativo di “nazionalizzare le masse”.
Ma la RAI ha avuto anche un’importante funzione didattica: si può dire che “Garibaldi ha fatto l’Italia” (passando anche da Soveria Mannelli, come ha tenuto a precisare Caligiuri), “la RAI ha fatto gli italiani, dando loro un linguaggio comune”.
Ma per Diaconale, la RAI del futuro deve essere “non strumento di omologazione ma di esaltazione delle diversità che arricchiscono il Paese”. Da qui la necessità di riformarla al più presto perché diventi veramente “un servizio pubblico al servizio del pubblico”, anche in “difesa dei diritti e delle garanzie dei cittadini”.
Infine, Diaconale ha affermato, in risposta alle precedenti sollecitazioni di Florindo Rubbettino, sulla base anche della sua esperienza al Gran Sasso, che “l’identità si fonda sul territorio e sulla cultura” e che cultura e ambiente sono la vera ricchezza di questo Paese, che ancora non sappiamo utilizzare al meglio. La RAI può contribuire a valorizzarli con un canale tematico a loro dedicato, che possa essere fruito anche via web da tutto il mondo.
Prima delle sue conclusioni, Mario Caligiuri ha invitato la platea a partecipare al dibattito.
E’ quindi intervento il Dirigente degli Istituti Superiori del Reventino Antonio Caligiuri, che ha fatto due proposte secche alla Fondazione Italia Domani (entrambe accolte con entusiasmo): la realizzazione di un percorso formativo di approfondimento sulle aree interne per far crescere consapevolezza soprattutto nei giovani studenti, ma anche nei cittadini e nei politici; la realizzazione di brevi percorsi di alternanza formazione-lavoro da parte degli studenti presso la biblioteca “Michele Caligiuri”, anche perché “frequentare le biblioteche contribuisce ad arricchirsi interiormente e vivere meglio”.
Il Direttore di RAI Calabria Demetrio Crucitti, che ha ricordato come anch’egli nel 2002 era stato relatore dell’Università d’estate parlando di “telelavoro”, è partito invece dalla problematica che in Calabria riguarda le tre minoranze linguistiche presenti, totalmente trascurate rispetto a quelle di altre zone d’Italia, per arrivare a dichiarare quanto “è importante il rapporto con il territorio” per una TV regionale.
Una docente di scuola superiore, Luciana Grandinetti, ha evidenziato come la scuola pubblica, oltre alla RAI, ha contribuito a “fare gli italiani”, ma ha abdicato a questo compito perdendo la sua funzione educativa quando poi si è messa a “scimmiottare la TV commerciale”. E qui, Diaconale si è detto, oltre che in perfetto accordo, perfino “imbarazzato a rispondere in quanto consigliere d’amministrazione RAI”.
Una maestra della scuola primaria, Rosanna Sirianni, ha invece voluto mettere in evidenza il problema della violenza in TV e il rapporto, spesso negativo, che hanno i bambini con questo strumento di comunicazione, ottenendo da Diaconale una risposta interlocutoria: “la violenza fa parte della vita, si può esorcizzare ma non si può cancellare”.
La sintesi finale di Mario Caligiuri ha ripreso i principali temi trattati, con l’aggiunta spesso di commenti personali, apprezzando soprattutto la volontà di coniugare in RAI il commerciale con il culturale, sfruttando maggiormente i canali tematici a disposizione e rivolgendone alcuni soprattutto ai giovani, per fare in modo che questi possano avere un’alternativa al linguaggio di twitter, che con i suoi 140 caratteri tende a semplificare troppo, mentre c’è sempre più bisogno di analisi approfondite che abituino al ragionamento in contrapposizione alla superficialità imperante.