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Home » Zone Interne: è l’ora?

Zone Interne: è l’ora?

Una riflessione di Angelo Falbo

Angelo Falbo di Angelo Falbo
3 Agosto 2020
in OPINIONI
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Zone Interne: è l’ora?
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Le zone interne stanno restando senza voce. Ognuno si organizza per indicare le richieste di sviluppo delle singole aree. Alla Regione si susseguono incontri per sentire cosa c’ è da fare, in vista dei fondi europei che “toccheranno” alla Calabria. Nella riunione con i Sindaci si sono alzate soprattutto le voci dei Sindaci delle grandi Città.

Il Sindaco di Catanzaro ha il suo elenco, incentrando il suo intervento su un allarme, tanto scontato quanto ovvio: lavoro, lavoro, lavoro.

Certe riunioni proposte per ascoltare appaiono ritornelli. Perché dietro, e prima, non si è costruita una “visione” dello sviluppo regionale. Quindi, scontando i ritardi di una mancata programmazione, si finisce con il ripetersi in elenchi di cose che servono, sicuramente, ma che, proposte alla rinfusa, come sta avvenendo, non faranno arretrare di un millimetro il declino che incombe sull’intera Calabria.

L’indice di invecchiamento in Calabria, negli ultimi dieci anni, è passato da 130 a 170

Sembrava che durante i mesi di “contenimento” potesse farsi avanti la riflessione sull’urgenza di contrastare le distorsioni dello sviluppo così come si è realizzato.

Sembrava che si volesse accedere finalmente ad una concezione dello sviluppo che mirasse a contrastare le diseguaglianze e gli impoverimenti delle popolazioni e dei territori, meridionali. Ed anche di quelle pedemontane alpine e appenniniche.

Prima della pandemia ISTAT-EUROSTAT-SVIMEZ, Centri studi universitari, Centri studi di varie Associazioni, richiamavano l’attenzione sulle disastrose cifre dell’arretratezza delle regioni del Sud:

Redditi medi equivalenti ad un terzo, disoccupazione giovanile vicina al 40%, tutti i settori in dissolvimento, dai trasporti alla Sanità, nella quale i drammi umani sono cronaca quotidiana; progressivo invecchiamento con indici che raggiungono il 430%, (significa che ogni cento abitanti da 0-14 anni ci sono 430 ultrasessantacinquenni); un sistema scolastico in cui si aggravano le dispersioni e le mortalità scolastiche; una emorragia costante e rovinosa di partenze in massa, senza ritorno, di giovani qualificati.

Intere aree irreversibilmente destinate all’abbandono. Tutto un quadro di disfunzioni e di arretratezze, con sullo sfondo la tragedia dei “malaffari” e delle ingerenze criminaloidi in ogni comparto.

Ogni mattina ci si sveglia con un ‘operazione in corso…a cui si accompagnano le liste dei morti sulle strade e sui cantieri

Tutto si sapeva già.

Ma, invece di tenerne conto ed apprestarsi a dare respiro ad una proposta di piano organicamente pensata, si affastelleranno richieste settoriali e zonali.

Sarebbe allora utile mettere in elenco le risorse presenti e potenziali, da sostenere con investimenti che recuperino i ritardi infrastrutturali e socio-economici, mirando a realizzare quanto è richiamato nel comma due dell’art.3 della Costituzione….a cui sono affezionato perché indica il senso e la direzione degli impegni.

Invece ci tocca sentire dai Presidenti padani che le scelte per l’utilizzo delle risorse prossime, approvate in sede europea, devono passare dal rafforzamento delle autonomie regionali, nel totale silenzio dei Presidenti meridionali…..

No, ci vuole un ragionamento di sviluppo dell’Italia che miri a riequilibrare le condizioni dei territori e dei loro abitanti. Facendo sentire che l’Italia c’è, gli Italiani ancora no.

Troppi investimenti per un secolo e mezzo sono stati concentrati al Nord.

Ora deve toccare al Sud. A tutto il suo territorio, fasce litoranee, collinari e montane.

Intere zone interne stanno restando senza abitanti, senza presidi e senza Stato.

Il documento elaborato alla CGIL regionale è stato discusso ed approvato anche nel Direttivo della Area Vasta CZ-VV-CK, nella giornata del 29 m.s.. Si presenta come indicazione di notevole apporto per l’elaborazione di un piano per un nuovo modello di sviluppo. Traccia, in undici punti, al meglio, la strada da seguire per contrastare le arretratezze ed avviare crescita economica e sociale verso standard nazionali ed europei.

Costruendo paradigmi che escludano la onnipresente teorizzazione dei costi- benefici: se si dovesse restare inchiodati a tali presupposti economicistici allora in Calabria, e non solo, non bisogna fare alcun investimento. Perché ogni investimento resterebbe comunque a rischio di inutilità, dispendioso a fronte dei pochi fruitori presenti. Se si continua così….

Sono tali e tanti i deficit di partenza che inducono a considerare come fra pochi decenni non ci sarà bisogno di alcun servizio da migliorare, perché non vi saranno più abitanti e quelli che avranno resistito saranno sempre di meno e sempre più anziani.

La Demografia non è un’opinione.

Proprio a questo proposito, nel prendere la parola durante il dibattito sul Documento , rappresentando un territorio montano interno, come responsabile della Lega SPI-CGIL del Reventino, ho volutamente sottolineato come i ritardi nell’elaborazione di un programma organico per lo sviluppo regionale stanno riproducendo un dibattito del “chi prende di più e dove”. Senza un orizzonte di sviluppo complessivo.

Dopo l’intervento del Sindaco di Catanzaro, quale è stata la riflessione di quello di Cosenza?

Due Sindaci che si affannano a reclamare risorse per sé. Con l’aggravante che Abramo, pure presidente di Provincia (eh già…le Province non si vedono, ma ci sono) si dovrebbe interessare dell’intero territorio provinciale.

Si interessa e benedice solo i raccordi stradali cittadini.

A Loro non viene per niente in mente che o si sviluppano le zone interne o la Calabria sarà ridotta a “villagetti”.

Non è che lungo le fasce litoranee si potranno concentrare tutte le attenzioni. Tra l’altro su quella tirrenica si sta ingaggiando una lotta a perdere, con decine di milioni all’anno, contro il Mare, il quale stagionalmente reclama il suo spazio e non si disturba di scavalcare gli incolpevoli cubi di cemento a difesa di sponde sempre più corrose…sconvolgendo i lungomari azzardati sulle originarie battigie…o esposti a movimenti marini non “arginabili” con i massi…

I due Sindaci, che sono della stessa area politica, che hanno territori contermini, che hanno al centro l’inestimabile tesoro della Sila, li avete sentite Voi dire qualcosa in comune?

Li avete sentiti ricordare, visto che si parla di infrastrutture, che giacciono impolverati i faldoni per la strada che deve essere di collegamento tra Germaneto-Colosimi-Autostrada-Cosenza-UNICAL?

Li avete sentiti ricordare che c’è anche la proposta di fattibilità, commissionata nella precedente legislatura sulla realizzazione di una linea ferroviaria ammodernata CZ Lido-Soveria Mannelli-Rogliano Rende?…Ahi quanta prosopopea nella passata legislatura per finire a coltivare con singole donazioni questo e quel Sindaco invece di rompere gli argini di un clientelismo strabico e realizzare opere di respiro territoriale!

No, anche Loro, i due Sindaci, si preoccupano di richiedere metropolitane leggere nelle loro singole città…

Mentre sulla tratta CZ-Soveria Mannelli- Rogliano- CS, ad irrisione del buon senso restano, come dei cimeli dormienti i “busti metallici” che indicano, ormai con scritte sgraffiate M Leggera!….più leggera di così! C’è solo la desolazione…

Loro non se ne interessano.

Eppure dovrebbero sapere che lo sviluppo della Calabria va centrato sulla sua Geo-Morfologia e sulla sua Storia-Antropologia, con dentro tutto quello che significa, ambiente e cultura, mirati ad una condizione di benessere collettivo, civilmente inteso.

Strade, Autostrade, Alta Velocità Ferrovie lungo le fasce. Va benissimo. Ma ci vogliono le trasversali. Oculatamente, senza sventramenti inutili.

Camigliatello Silano – Crotone 77 Km 1 ora ( Ionio )

Camigliatello Silano – S. Lucido 72 Km 1, 30 ( Tirreno )

S. Giovanni in Fiore – S. Lucido 99 Km 2 ore ( Tirreno )

Carmagnola – Arenzano 157 Km 2 ore ( Mare Ligure )

Le parti di foresta della Calabria vanno rinvigorite. Il manto vegetale sub collinare dei castagneti va ricostituito.

Dai luoghi della Regione più distanti dai due Mari si dista equamente meno di 100 Km……una felice condizione mai valorizzata ed oggi ancora non valutata come merita.

La ventata di covi-19 persistente ( un ricordo commemorativo va a Tutte le vittime di ogni dove ) ha già indicato due strade :

Si può essere a lavoro di una multinazionale tedesca, stando a casa a Carlopoli ( va tutto regolamentato).

Servono reti di telecomunicazioni veloci e sicure! Che non abbiamo.

La salute è meglio difesa se si vive in luoghi salubri. Pensate che scoperta stiamo facendo! Sono però sempre necessarie le buone condizioni socio-sanitarie . Abbiamo solo le condizioni naturali da ben custodire, non quelle dei servizi infrastrutturali.

I due Sindaci contermini hanno lo sguardo corto. Non si interessano dei territori interni. Ma i Sindaci dei comprensori Reventino-Savuto possono “radunarsi” in tempi brevi e sostenere scelte che invertano il pauroso declino a cui siamo destinati tutti i Paesi interni? O si pensa che resteranno ancora a lungo Uffici postali, Scuole, Guardie Mediche, se non si inverte il processo di declino ?

Non servono altrimenti neppure i lodevoli sforzi, quando ci sono, adempiuti per il cosiddetto piano di “coesione sociale” voluto dalle politiche dell’allora Ministro Barca. Politiche avvedute, fatte morire miseramente entro le logiche regressive del governo successivo “gialloverde”, ma anche di quelle affannosamente spartitorie delle istituzioni locali.

Bene gli Aeroporti, i Porti, l’Alta Velocità, i Distretti industriali, gli Ospedali, le Infrastrutture e Servizi capillari.

Benissimo parlare di sviluppo delle risorse materiali e immateriali.

Il Documento CGIL indica problemi, soluzioni, alcune cifre e le prospettive.

Le indicazioni devono potersi sviluppare con gli apporti di esperti e competenze nei singoli settori.

Ma la visione deve essere organica: sviluppo della Calabria, dalle onde marine ai venti sui pinnacoli silani.

Attenti. Cerchiamo di non ricadere in un antico vizio. Quello di farci dividere sul Ponte Si Ponte No. E intanto gli Altri si accaparrano le risorse. Perché sul fatto che non sappiamo spendere i soldi in Calabria, fornendo giustificazioni ai disimpegni, o addirittura consentendo il rigiro dei fondi a vantaggio di altre aree, siamo impareggiabili.

Sono stato sempre contrario al Ponte, vedendo con quanta approssimazione e improvvisazione se n’ è parlato.

Contrario non per considerazioni paesaggistico-ambientali che considero superabili, ma perché, in ogni ricerca storica, nella nostra Regione per ogni secolo ho incontrato terremoti, anche gravissimi. E sull’ altra sponda, in terra sicula, lo stesso.

Quel giorno in cui, non i Politici, non i Confindustriali, non i Sindacati, ma i Geologi e gli Ingegneri strutturalisti, analiticamente potranno dire che il Ponte può essere realizzato con tecniche in grado di assicurare lo stesso livello di sicurezza, anche solo del ponte Morandi esistente a Catanzaro, sarò d’accordo.

Intanto il Piano per un nuovo modello di sviluppo della Calabria, tutta la Calabria, da realizzare con l’utilizzo pieno dei fondi europei approvati, e di quelli ordinari e straordinari, deve essere coscienziosamente messo a punto. Senza indugi, senza litigi, senza arruffamenti. Senza paura delle infiltrazioni malavitose. Che le tenteranno tutte. E senza frantumazioni tante quanti sono i Comuni. Troppi, da saper unificare, non sopprimere. Certe modificazioni saranno conseguenti alle scelte, se ben mirate.

Ci vorrà la piena presenza dello Stato?

Allora non sentiamoci menomati se la presenza dello Stato deve significare presidio totale, anche sul piano militare, di ogni investimento per ogni opera.

La Calabria al momento ha poche forze endogene in grado di contrastare i livelli di degrado raggiunti, sia sul piano delle condizioni socio-sanitarie ed economiche generali, sia per erigere baluardi infrangibili a difesa di condizioni di legalità operata.

Non sono mai stato per un “ora o mai più”.

Ci si rende Tutti conto però che davanti abbiamo una fase provvida.

Le scelte socio-economiche-politiche che si svilupperanno in questa fase segneranno i decenni futuri.

Abbiamo l’obbligo di far trovare, alle prossime generazioni, anche di questi nostri piccoli Paesi, visto che le precedenti e le presenti sono state e sono sempre bistrattate e costrette ad andarsene, una Regione progredita, non più l’ultima in Italia ed in Europa.

di Angelo Falbo

 

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Preside in pensione. Laurea in Materie letterarie presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Intellettuale e scrittore. Vive a Carlopoli. È il responsabile della Lega SPI-CGIL del Reventino.

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