di Raffaele Arcuri –
Ppellamuredamadonna è un’esclamazione in “rigido” calabrese che in qualche modo sintetizza e racchiude il senso tra un misto di meraviglia, sbalordimento, sorpresa e stupore. Ci scandalizziamo dell’immagine stereotipata che traspare nei corti e nelle fiction sulla Calabria e non ci rendiamo conto che siamo noi stessi a perpetuare la retorica e i peggiori luoghi comuni sulla nostra regione. Sulle nostre tv locali impazzano trasmissioni che dipingono la Calabria come il regno delle patate mpacchiuse e delle strofe pecorecce alla fisarmonica e ce la prendiamo se poi ci rappresentano così nelle produzioni televisive nazionali.
Viviamo sulla retorica dei briganti, sulle tradizioni inventate e celebriamo i Borbone rimpiangendo un’età dell’oro che vive solo nelle nostre menti. Non conosciamo il nostro territorio, imbrattiamo boschi e spiagge, non conosciamo i nostri scrittori, non abbiamo letto Alvaro, le poesie di Calogero e di Mastroianni, solo per citarne alcuni. All’estero di noi conoscono solo la Nduja, Micu u pulici e Carminella a Scasciata e storciamo il naso se qualcuno ci rappresenta così.
