Noi de “il Reventino” eravamo presenti al sit-in pro Ospedale di Soveria Mannelli di lunedì scorso. Così, quando nei giorni successivi ci è capitato di leggere alcuni commenti e articoli che sembravano piovuti direttamente dall’orbita terrestre, ci è venuto naturale pensare che dei giornalisti venuti appunto dallo spazio si fossero trovati a dover fronteggiare una situazione inattesa, quella di assistere a un evento e descriverlo con le parole, senza condividere pienamente i codici di comunicazione con noi terrestri.
Quasi tutti hanno piuttosto trascurato il ruolo di chi aveva effettivamente organizzato, promosso e realizzato l’iniziativa: il Comitato per gli Ospedali di Montagna (C.O.MO.CAL), dando il giusto risalto a soli due interventi: quello indiretto del vescovo, che si è fatto sentire attraverso un bellissimo messaggio portatore di parole sagge e incisive, e quello del sindaco di Soveria Mannelli Giuseppe Pascuzzi di cui diremo dopo.
Sono stati quindi sostanzialmente oscurati gli interventi del presidente del C.O.MO.CAL Alessandro Sirianni, come pure quelli dei rappresentanti dei comitati cittadini di Soveria Mannelli, Acri e San Giovanni in Fiore. Soprattutto quest’ultimo aveva invece riscosso l’approvazione della folla presente, declinando una delle motivazioni che, a suo avviso, provocano il disinteresse dei politici nei confronti della sanità pubblica, cioè la volontà di favorire di fatto la sanità privata, in una regione, e in una nazione, che tenta ormai di privatizzare tutto quanto può garantire guadagni sicuri (…ci ha provato perfino con l’acqua).
Qualcuno è arrivato anche a sostenere, facendo un po’ di confusione nel valutare le reazioni dei presenti, che il passaggio più applaudito del discorso tenuto dal sindaco di Soveria Mannelli era stato quello in cui ha addossato le responsabilità della situazione in cui versa attualmente l’Ospedale sulla giunta Scopelliti. Per amore di verità, dobbiamo rilevare che a queste parole corrispondeva il gelo della maggioranza dei presenti e anche qualche fischio.
Non perché tecnicamente non sia vero: è evidente che la giunta Scopelliti ha dato il colpo di grazia a un Ospedale già pesantemente rimaneggiato dalla precedente giunta Loiero. Ma, come crediamo, il giustificato disagio creato negli astanti era dovuto al fatto che, ancora una volta, si sia voluto fare ricorso al trucco, abusato in politica, dello scaricabarile.
Un’amministrazione locale deve saper mettere in atto tutte le strategie e le azioni per poter raggiungere un obiettivo, indipendentemente dalla composizione e dal colore della giunta regionale in carica. Se lo ha fatto e lo sta facendo, come ha affermato il sindaco nel suo intervento, ne valuteremo i risultati.
Noi speriamo che gli riesca di prendersi tutti i meriti per aver contribuito a far rimanere in piena attività il nostro Ospedale, magari lavorando di più in rete con il Comitato, senza l’azione del quale probabilmente sarebbe stato difficile che proprio la mattina del giorno in cui doveva tenersi il sit-in (…guarda caso), si è fatto vivo il vice-presidente dell’attuale giunta regionale, con una visita ai reparti, ed è stata promessa la presenza a breve del presidente Oliverio.
Riteniamo, al contrario, che l’intuizione del sindaco di redigere, avvalendosi della collaborazione di medici ed esperti, un documento tecnico in cui vengano individuati gli elementi che possono giocare a favore del miglioramento dei servizi sanitari erogati dall’Ospedale, corredato da proposte concrete e realizzabili, da far pervenire a chi si occupa della sanità calabrese, sia la strada giusta da perseguire per ottenere risultati positivi.
Non basta infatti la sola protesta, ma è necessario riuscire a dimostrare che conviene di più mantenere, piuttosto che dismettere, gli Ospedali di montagna, conti economici alla mano, senza trascurare il cosiddetto “bilancio sociale” che tiene conto, appunto, anche dei costi sociali indiretti che potranno in futuro ripercuotersi sul territorio in seguito alla paventata mancanza di un servizio sanitario realmente attivo (dalla perdita di vite umane alle invalidità, dallo spopolamento al crollo dell’economia locale, ecc.).
L’invito che facciamo è quello di concentrarci sull’obiettivo e di cercare di perseguirlo mettendo assieme tutte le forze disponibili, evitando di creare ulteriori divisioni in un tessuto sociale (quello di Soveria Mannelli, così come di tutt’Italia), che ha già subito troppi strappi e lacerazioni che la politica ha provocato e che non è stata ancora in grado di ricucire.