Sersale, docenti incontrano lo psicopedagogista Stefano Rossi, iniziativa della Pearson e dell’Istituto di istruzione superiore di Sersale.
Se l’uditorio non riesce a distogliere lo sguardo dal tavolo dei relatori, c’è poco da aggiungere: vuol dire che l’oratore conosce bene l’arte del pensare e del dire.
Vale per lo stimato psicopedagogista Stefano Rossi, scrittore e conferenziere che si conquista il silenzio di chi ascolta con parole e concetti che scaldano il cuore.

Nel pomeriggio di venerdì 14 febbraio 2020, il giovane formatore della Pearson e direttore del centro di didattica cooperativa ha incontrato i docenti dell’Istituto di istruzione superiore “Rita Levi Montalcini” di Sersale, per discutere di un tema poco banale a scuola: “Studenti oppositivi e provocatori, capire e agire con la forza dell’empatia”.
Il seminario, promosso da Pearson Academy insieme alla scuola superiore di Sersale, si è tenuto, dalle ore 15 alle 18, presso auditorium “Fabrizio De Andrè”, Porta del Parco di Sersale: vi hanno preso parte, grazie all’ambiziosa rete di scuole “Il Quadrifoglio”, anche insegnanti dell’Istituto comprensivo di Petronà (dirigente scolastico Michela Adduci); dell’Istituto comprensivo di Cropani (dirigente scolastico Rosetta Falbo) e dell’istituto comprensivo di Sersale (dirigente scolastico Maria Brutto).
La prolusione dell’incontro è stata della dirigente scolastica dell’Istituto superiore di Sersale Cristina Lupia , la quale ha indicato “nell’apprendimento autentico e nella didattica per competenze la mission della nuova scuola.”
Non c’erano meno di cento docenti e non si è tediato nessuno per indubbia preparazione di un relatore qualificato e anche per gli argomenti trattati, attuali e improcrastinabili. Si sa, in tempi di emergenza educativa, fare lezione in tante classi è impresa impossibile.
Stefano Rossi, in tre ore di interessanti argomentazioni e con spiccate capacità d’eloquio, ha posto l’accento su criticità e soluzioni: “ Sono un educatore di strada e sono innamorato degli studenti oppositivi, sono giovani rotti, presentano aspettative deluse, istanze inevase. E’ cambiato il soggetto di apprendimento, quindi serve un mentore per il cuore e non per la testa. Sono ragazzi che non ascoltano perché nessuno li ha mai ascoltati. Se una classe non ascolta, dobbiamo fermarci per ascoltare la classe, diventando negoziatori di empatia. Se un discente esprime rabbia, cela una ferita e dietro la ferita c’è sempre una storia mai raccontata. Sta all’educatore vedere il bambino ferito e non il mostro. In poche parole: l’insegnante deve diventare testimone di empatia. Sono semi che fanno in fretta a germogliare, creando valore, contribuendo allo sviluppo della società: lavoro prezioso quello degli insegnanti.
Le neuroscienze dicono che l’attenzione delle nuove generazioni non supera i 4 minuti: bisogna sperimentare altro insieme alla lezione frontale, bisogna insegnare con semplicità ricercando la verità. Servono docenti che siano testimoni del desiderio, capaci di trasmettere curiosità negli studenti, solo così la scuola diventa palestra di resilienza in una società sempre più liquida, ridotta a macerie senza valori. I ragazzi però sono affamati di valori, hanno bisogno di storie. Davanti al disagio, serve logica, non casualità, propongo il metodo Ela, acronimo che sta per empatia, limite e alternativa: bisogna convincere il mostro che teniamo al bambino. Solo così si riacquista autorevolezza nelle aule scolastiche dopo che la pedana è ormai evaporata”.
Per Stefano Rossi, autore di diverse pubblicazioni sulla didattica cooperativa e inclusione , un insegnante lascia il segno solo se testimone del desiderio, solo se sa servirsi di parole che curano ferite, solo se ha il fuoco della passione negli occhi, solo se fa squadra divertendosi.
In altre parole: il ruolo dell’insegnante si esprime al meglio quando all’abilità di trasmettere informazioni, conoscenze e metodi si unisce una buona capacità di stabilire relazioni educative personalizzate.
di Enzo Bubbo