Sappiamo tutti che la sanità calabrese è commissariata da tempo e che, non essendo più possibile la sovrapposizione della figura del presidente della Regione con quella del commissario, quest’ultimo è ora una figura terza di emanazione governativa.
Un cambiamento questo, rispetto ad esempio alla giunta Scopelliti in cui presidente e commissario della sanità erano la stessa persona, che limita, ma non annulla del tutto, la capacità da parte della Regione Calabria di incidere sulle decisioni che vengono prese a livello nazionale e ministeriale.
Occorre altresì ricordare che il commissariamento è diretta conseguenza del notevole disavanzo economico che il settore sanità faceva registrare in Calabria fin dagli anni in cui era in carica la giunta Loiero e che, ovviamente, era stato accumulato anche negli anni precedenti.
Per risanare il disavanzo, le giunte regionali che si sono succedute negli ultimi anni (Loiero e Scopelliti), hanno dovuto prima richiedere al governo nazionale un accordo e successivamente emanare e avviare all’attuazione un “Piano di rientro”, fatto soprattutto di dolorosi tagli ai servizi sanitari e di aumenti dei tributi locali e dei ticket.
Oltre al danno, la beffa per i cittadini calabresi sta nel fatto che il “Piano di rientro” era stato pomposamente denominato: “Piano di Razionalizzazione e Riqualificazione del Servizio Sanitario Regionale” e pretendeva di diventare “leva e occasione per un ripensamento complessivo del sistema sanitario regionale”.
Faceva cioè intravedere la possibilità di un miglioramento del servizio sanitario, pur tenendone sotto controllo la spesa, mentre allo stato dei fatti si è rivelato per quello che era: un piano votato al solo recupero di risorse finanziarie atte a diminuire il debito.
Ora però, si cominciano a vedere segnali di risveglio da parte della politica regionale, anche in seguito agli stimoli degli enti locali e dei comitati spontanei di cittadini che hanno manifestato civilmente nell’ultimo periodo. Il presidente dell’attuale giunta regionale Mario Oliverio, eletto da pochi mesi, ha dimostrato sensibilità al problema accettando di incontrare, lunedì scorso (11 maggio 2015) il sindaco di Soveria Mannelli Giuseppe Pascuzzi, in rappresentanza anche di tutti i sindaci dei comuni vicini.
Queste le parole più importanti pronunciate del presidente Oliverio, che vanno doverosamente riportate alla lettera, anche per potergliele eventualmente ricordare al momento giusto: “per una assurda gestione burocratica e contabilistica del piano di rientro, [i quattro ospedali di zona montana di Soveria Mannelli, Acri, San Giovanni in Fiore e Serra San Bruno] nel corso di questi anni sono stati svuotati e depotenziati nei servizi essenziali e le popolazioni della zona montana sono state private persino dei livelli essenziali di assistenza. I servizi sanitari devono essere riqualificati partendo dalla primaria esigenza di tutela e cura della salute dei cittadini che vivono nei territori non dimenticando che una parte della popolazione calabrese vive nelle zone collinari e montane e non può essere tenuta in una condizione da terzo mondo”.
Sono parole che ci confortano e che, se non saranno solo parole, costituiscono la via maestra per affrontare un problema che finora era stato semplicemente rimandato ad oltranza. Vi si legge, infatti, la piena consapevolezza dell’importanza di un presidio sanitario funzionante per il nostro territorio, così come per quelli degli altri comuni montani che si ritrovano con un Ospedale in via di smantellamento.
Il sindaco di Soveria Mannelli, già in occasione di un importante incontro presso la presidenza della regione che si è svolto nella giornata di martedì (12 maggio 2015) e che ha dato immediato seguito al precedente contatto con il presidente Oliverio, avrà saputo senza dubbio fare leva su queste affermazioni per continuare a operare in positivo, riproponendo il ruolo della politica come fattore determinante per arrivare, se necessario, anche a far modificare decisioni già intraprese, anche ai più alti livelli, se ciò può servire a perseguire il bene di tutta una comunità locale.