di Giacinto Nanci (medico di famiglia a Catanzaro) –
E sì! Perché nei cinque miliardi e 200 milioni di euro che il governo ha elargito a Banca Intesa per salvare le fallite Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza ci sono anche gli euro che i malati calabresi sono stati costretti, con grandi sacrifici, a risparmiare dopo l’imposizione alla Calabria del piano di rientro sanitario e con corredo di Commissario ad acta.
Che i malati calabresi sono riusciti a risparmiare i circa due miliardi del presunto deficit sanitario della Calabria lo ha certificato finanche la ministra Lorenzin che, proprio per questo straordinario risultato raggiunto, nel febbraio 2017 ha concesso alla Calabria ben 140 milioni di euro in più del dovuto nel riparto dei fondi sanitari alle regioni.
Se mettiamo a confronto il piano di rientro sanitario calabrese e il decreto salva banche veneto vedremo che sono stati usati due pesi e due misure. Al Veneto, dove c’è stato malaffare, imbroglio, mancata vigilanza Consob e Banca D’Italia, subito i 5 miliardi; alla Calabria con pochi soldi e molti malati invece il piano di rientro e il commissario per ulteriori tagli alla sanità.
Siamo nel lontano 2009 e il governo decide cha la Calabria ha speso in sanità nei primi 10 anni del 2000 circa ben due miliardi di euro in più di quanto ricevuto dal riparto dei fondi, il governo quindi impone alla Calabria un piano di rientro della spesa sanitaria.
La Calabria cioè dovrà risparmiare questi due miliardi sulla sua spesa sanitaria. Si da il caso però che la Calabria, come molte regioni meridionali, riceve meno fondi per la sanità rispetto alle altre regioni, specialmente del nord, e questo fin dal 1998, in quanto il riparto è fatto con il calcolo della popolazione pesata, che come ha solennemente dichiarato l’ex ministro della salute Fazio, il primo di aprile del 2011 a Napoli, “entro due anni modificheremo il criterio di riparto dei fondi sanitari perché è imperfetto e penalizza le regioni come la Campania (e la Calabria) che hanno un indice di vecchiaia basso.”
Dunque è accertato che il sistema sanitario calabrese è sotto-finanziato fin dal 1998. Si da anche il caso che la Calabria ha nei suoi circa 2 milioni di abitanti ben duecentomila malati cronici in più della media delle altre regioni (specialmente del nord) con conseguente necessità di aumento della spesa sanitaria.
Si da il caso infine che in una regione come la Calabria, dove ci sono molti più malati cronici si manifesta il fenomeno della comorbilità che si ha quando in una persona ci sono, non una sola, ma più malattie croniche. Anche questo fenomeno fa aumentare la spesa sanitaria. Quindi la Calabria, con un sistema sanitario già sotto-finanziato in partenza, ha dovuto curare sia le molte malattie croniche in più sia le comorbilità.
Non vi è quindi stato nessuno sforamento ma la necessaria cura delle patologie presenti.
Il governo, invece di finanziare il sistema sanitario con criteri equi e in base alla presenza delle malattie croniche e delle comorbilità, ha imposto il piano di rientro (fin dal 2009) che ha significato risparmi ulteriori sul già riconosciuto sotto-finanziamento del sistema sanitario calabrese.
E come ha riconosciuto anche la ministra Lorenzin ci siamo riusciti (purtroppo dico io) con la conseguenza che siamo la regione con il più alto numero di persone che evitano di curarsi per motivi economici e dove si muore prima.
La Calabria è la regione al terzultimo posto per spesa sanitaria pro-capite, il Veneto spende pro-capite 300 euro in più e la Valle D’Aosta ben mille euro in più.
Come calabresi siamo comunque “contenti” di aver contribuito con i nostri sacrifici sulla salute alla salvezza del Veneto, regione importantissima per l’economia dell’intera Italia. E meno male che il Veneto non ha ancora fatto il referendum per l’autonomia da “Roma ladrona” e dal “sud sanguisuga delle tasse pagate dal nord”, perché in questo caso i malati
calabresi non avrebbero potuto aiutare gli italiani veneti.
Sembra che ci sono altre banche del nord (Carige) in grave crisi. Temiamo che il governo prorogherà il piano di rientro alla Calabria in vista del salvamento di queste altre banche, nonostante che il disavanzo della sanità calabrese è stato sanato (come dice anche la Ministra).
P.S. non è più vero il detto “prima la salute”, oggi vale “prima le banche”. Vero ministra Lorenzin?