Fatta questa preliminare ricognizione dalla quale emergono non poche notizie storiche riportate dai diversi autori, la Parenti odierna si presenta a noi come un Comune della provincia di Cosenza, immerso nella campagna cosentina, avente una superficie di 37,62 Kmq, con una popolazione residente di 2.149 di cui 1.067 M e 1.082 F e una densità per Kmq di 57,1 abitanti denominati Parentesi.
Si parla di un centro agricolo posto nell’alta Valle del Savuto che fa parte della Comunità Montana del Savuto, Regione Agraria n. 6 – Sila Piccola Cosentina. Le località e le frazioni che compongono il Capoluogo sono: Bocca di Piazza, certamente tra tutte, quella più consistente come grandezza, importanza e numero di abitanti residenti nel corso dell’intero anno. È uno dei centri agricoli di eccellenza dell’altopiano silano per la produzione di patate e funghi oltre che sede, come già accennato, di uno stabilimento per l’imbottigliamento di acqua oligominerale. Ottimo luogo di villeggiatura della Sila Piccola a circa 1270 m sul livello del mare è stato da sempre un interessante punto di sosta e snodo viario per diverse località silane come Villaggio Mancuso, Lorica, e i laghi del Passante, del Savuto, Ampollino sedi di centrali per la trasformazione dell’energia elettrica e altre località vicine. Gl’inizi della sua composizione risalgono agli anni ̕50, grazie alla Riforma Agraria, mediante la quale tramite l’Istituto dell’Opera Valorizzazione Sila è stato possibile assegnare a tante famiglie il podere e la relativa casa; Cannavina, una frazione che assume il nome dal fiume omonimo che la lambisce; Carroi, quella più prossima a Parenti posta nella parte alta che conduce sull’altopiano; Marcillera, Favali, Guglielmo, anche questa molto dedita alla coltivazione del tubero silano (patata); Vallelaposta, sito sulla riva sinistra del Savuto; Trencato, Centrale Savuto, Carito, Vermiglia. Il suo territorio è confinante con i Comuni di Aprigliano, Bianchi, Colosimi, Marzi, Rogliano, tutti nella medesima provincia di Cosenza e Taverna nella provincia di Catanzaro.

Il borgo si eleva, a 798 m sul livello del mare, su un costone ammantato da una rigogliosa vegetazione di querce e castagni, alle pendici del monte Brutto e alla sinistra del fiume Savuto, con una variazione altimetrica che oscilla tra 654 e 1.455 m e un clima abbastanza rigido e in modo preponderante umido essendo protetto dalle montagne circostanti e quindi poco scoperto ai venti. Al contrario nel corso dei mesi estivi questo diventa caldo con le temperature che rientrano nel corso della serata assicurando così una piacevole frescura per via dell’intensa e vicina vegetazione fornita dai fitti boschi di castagni e querce.
Riguardo al profilo urbanistico il borgo, come del resto la grande maggioranza dei paesi montani, si presenta raggruppato con le sue abitazioni tra loro accostate con i caratteristici stringimenti, viuzze, vicoli, vinelle, slarghi e le strette gradinate che collegano le parti alte del borgo con quelle più basse. Elementi di rilievo sotto l’aspetto architettonico si riscontrano in alcuni edifici come i due palazzi della famiglia Ricciulli feudataria del luogo, il primo di Luigi e il secondo di Stefano risalente alla prima metà del XVIII secolo oggi adibito come residenza municipale, palazzo Bruni, già sede del Municipio ed oggi della biblioteca comunale, il monumento ai caduti, la Chiesa della Madonna del Carmine, la quale secondo fonti storiche non sostenute da sufficiente documentazione risalirebbe orientativamente allo stesso periodo, certamente l’edificio più rilevante del paese, e la Cappella di San Pasquale.
Per quanto riguarda la Chiesa della Madonna del Carmine o del Carmelo, Matrice di Parenti, si tratta di un edificio in stile gotico che si esibisce in tutta la sua eleganza nella facciata, cui si schiudono nella parte sottostante tre portali d’ingresso raggiungibili tramite una scalinata, mentre nella parte sovrastante una bifora è posta sotto l’immagine della Madonna circondata da dodici stelle. Accostata alla chiesa si trova la torre campanaria a base quadrata, raggiungibile attraverso gradini, edificata su tre livelli il cui ultimo termina con ampie aperture a volta protette da ringhiere ai quattro lati e ai cui angoli in cima sono sistemati quattro angeli. La struttura, nel corso degli anni è stata interessata da non pochi interventi di ristrutturazione e conservazione per via di un continuo processo di danneggiamento persino alle parti murarie, che hanno riguardato sia il complessivo impianto strutturale in termini di staticità, di muratura, di intonacatura, di copertura, di pavimentazione, ma anche gli aspetti ornamentali.
In rapporto alla sua erezione le prime informazioni portano alla fine della prima metà del XVIII secolo in quanto menzionata nel Catasto Generale di Parenti del 1743, mentre ulteriori notizie parlano del 1752, poiché proprio a quegli anni risalgono i primi registri relativi agli atti di battesimo, di matrimonio e di morte. Infine altre notizie ancora si attingono, secondo Carmine Aurilio11, da alcune visite pastorali, una prima del 22 ottobre del 1768 e la seconda del 21 ottobre del 1777.

Al suo interno, preservata da angeli che ne sorreggono un manto celeste con cielo stellato, l’abside circolare accoglie l’altare maggiore con in alto la statua della Madonna, patrona del paese, la cui festività ricade la terza domenica di luglio. Ai lati dell’altare due nicchie accolgono rispettivamente quella di destra la statua di S. Antonio da Padova e quella a sinistra la statua della Madonna di Costantinopoli. Attraversando la navata sinistra si possono osservare gli altari dedicati a S. Francesco di Paola, a S. Giuseppe e S. Liberata, invece, percorrendo quella di destra uno è dedicato a S. Rita e l’altro all’Immacolata. La Chiesa custodisce anche un raffinato crocifisso.
La seconda chiesa di Parenti è rappresentata dalla cappella di San Pasquale, costruita per quanto se ne viene a sapere per desiderio di Pasquale Cardamone tanto che, come riportato dal sito web del Comune, su una lapide marmorea collocata sul portale è così impresso: “Pascalis Cardamone Pietas Mandavit Filii Obsequentes Praestiterunt A.D.-MDCCCXCVII”, conserva un dipinto raffigurante S. Pasquale, opera del cosentino Enrico Salfi, seguace del celebre Domenico Morelli, pittore napoletano.
Relativamente all’etimologia del suo nome, come sempre, anche in questo caso, non mancano le differenti ipotesi tra coloro che sostengono che questo provenga dal nome di persona Perentius, ed altri secondo i quali Parenti deriva dal termine i parenti. Ipotesi che si richiama alla leggenda della catena dell’immunità sulla quale si è accennato in precedenza, vissuta durante il governo di Stefano Ricciulli.
La sua economia, dopo avere subito agli inizi del secolo scorso una grave crisi produttiva, aggravata anche dalle circostanze belliche dei due conflitti mondiali e dall’emigrazione di alcune generazioni, che coinvolse buona parte della popolazione per ragioni di lavoro, oggi si caratterizza prevalentemente per la sua vocazione agricola che consente la coltivazione dei campi silani dove vengono prodotti cereali come il grano, frutta soprattutto (mele, pere, ciliegie, amarene, fichi), ortaggi e patate. In particolare le patate nell’immediato dopoguerra rappresentarono il volano economico. Una intuizione nel sostenere la coltivazione che portò ben presto alla comparsa di attività cooperativistiche tra contadini che, utilizzando la grande disponibilità delle terre silane, favorirono non solo il sistema generale dell’agricoltura ma con essa soprattutto lo sviluppo e l’inurbamento di nuovi villaggi, sull’altopiano molto noto per questo tipo di coltura, sostenuti primariamente, ancora oggi, da un’economia espansiva basata sulla coltivazione della patata attraverso la piantagione della pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Solanaceae (solanum tuberosum) e la conseguente lavorazione del rinomato tubero silano. Un particolare tipo di attività che coinvolge numerose famiglie e addetti residenti nei diversi villaggi (frazioni) del Capoluogo Parenti occupati in questa particolare coltura che si sviluppa in buona parte dei mesi dell’anno a cominciare dal mese di aprile-maggio quando il tubero viene messo a dimora (semina) fino a settembre-ottobre quando questo viene raccolto.
Come già più volte menzionato nei vari interventi di questo percorso di ricerca la stragrande maggioranza dei paesi del Reventino hanno nelle loro attività rurali quella della coltivazione della patata, quindi Parenti non è di sicuro l’unico produttore, ma quello che si può dire è che questa risulta una delle più fiorenti attività economiche del suo territorio. Maggiori e più dettagliate informazioni si possono avere consultando il sito comunale di Parenti alla voce: Le patate.
Non di meno risulta fondamentale il contributo offerto all’economia del luogo, grazie alla grande disponibilità degli estesi e lussureggianti castagneti di cui il paese dispone, dalla larga produzione delle castagne e dalla successiva trasformazione in Contrada Cutura. Da sempre sicura sorgente di mantenimento per l’intera comunità parentese, il prodotto veniva e continua ad essere raccolto per poi via via essere trasformato in farina con la quale anticamente si produceva anche il pane di castagna o nei diversi prodotti come (pastelle, i filari ‘e castàgne ‘mpurnàte) da consumare nei mesi invernali, come pure in castagne bollite o in caldarroste (‘e rusèlle), utilizzate nel consumo giornaliero.
La grande estensione boschiva di Parenti diventa ancora risorsa indiscutibile per la produzione del legno ed altri prodotti del suo sottobosco come le diverse varietà di fungo, tra cui i più noti risultano il porcino e il rosito, volgarmente chiamato (pinnìculo) ed altre specie ancora.
L’agricoltura la quale rappresenta anche la fetta più rilevante per quanto riguarda la forza lavoro del luogo per la presenza di numerose aziende a conduzione diretta è affiancata dalla zootecnia attraverso la presenza di un importante patrimonio di animali di allevamento, costituito specialmente da ovini e suini.
La seconda metà XX secolo, in particolare gli anni ‘70 e ‘80, rappresentò per Parenti l’inizio di una nuova urbanizzazione, che raggiunse il suo apice alla fine del secolo con l’approvazione dello strumento urbanistico comunale. Si realizzarono nuovi edifici e si crearono le premesse per nuovi posti di lavoro. I successivi anni ‘90 furono gli anni in cui nella contrada parentese di Bocca di Piazza si cercò di organizzare l’opificio con l’impianto per l’imbottigliamento dell’acqua.
Fortemente legato alle proprie tradizioni e a quelle che sono le proprie origini, Parenti è anche sede del Museo dell’Arte contadina. Una struttura collocata nel palazzo della blasonata famiglia Ricciulli che nell’area espositiva del museo vanta una rassegna di utensili e cimeli quali testimonianza di vita quotidiana e simbolo di un passato rurale che è tratto fondamentale della storia della Comunità parentese.
Infine, la lettura di un interessante libro di storia locale, come quello di Ubaldo Lupia dal quale ho inteso estrapolare alcune didascalie a margine di alcune foto riguardanti il Savuto offre il senso di uno spaccato del vissuto comunitario di Parenti. «La valle del Savuto vista da Parenti all’inizio del ‘900. Si può notare – scrive Lupia – la notevole portata d’acqua che nei mesi invernali, a detta di molti anziani, diveniva impressionante. (Secondo un documento del 1812 il fiume superava d’estate i 2 metri d’altezza e d’inverno in media i 4 metri). Sulle sue sponde, sorsero, proprio perché le sue acque costituivano una forza motrice sempre disponibile, numerosi mulini per la molitura del grano. In primavera dava vita a ricche “macchie” coltivate ad ortaggi e le donne andavano a lavare i panni usati nell’inverno (a lissia) e curavano le tele tessute in casa al telaio. Dalla toponomastica di alcune zone attraversate dal Savuto alcuni storici desumono che all’epoca Romana, essendo l’unico fiume che dalla Sila raggiunge il Mar Tirreno, era usato da questi per trasportare i grandi pini e abeti fino al mare per la costruzione della loro flotta navale. Ipotesi molto verosimile dato che nel XIX secolo il Padula, definiva il Savuto per la sua portata d’acqua e la sua impetuosità “fiume che trasporta alberi all’impiedi”. – In un’altra foto il Lupia così disserta –: Bagni a Savuto – Il Savuto d’estate era invaso da frotte di giovani e bambini. Si facevano il bagno nei vulli e passavano le giornate in allegria. […] La tradizione di fare il bagno al fiume ha coinvolto da sempre (fino agli anni ̕60) i giovani di tutte le classi sociali»12.
In conclusione, anche in tal caso, nel corso della ricerca ho potuto riscontrare alcuni vocaboli ricorrenti anche nel dialetto di Mandatoriccio (lissía, vúlli). Ciò conferma, se pure geograficamente lontano, l’appartenenza del mio paese, all’area del Reventino-Savuto per quanto riguarda l’idioma linguistico dialettale.
di Franco Emilio Carlino
Bibliografia
11 C. AURILIO, Chiesa della Madonna del Carmine, in http://www.comune.parenti.cs.it/index.php?action=index&p=240.
12 U. LUPIA, Parenti. Tra storia, memoria e cronaca del ‘900 (1900-1950), Pellegrini Editore, Cosenza 2006.