I due Comitati “Pro Ospedale del Reventino” e “Ospedali di Montagna Calabresi”, a firma dei rispettivi presidenti, Antonio Maida e Alessandro Sirianni, hanno diramato, in data 3 novembre 2015, un comunicato stampa, che ha il sapore dell’ultimatum, indirizzato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, al Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e al Commissario ad Acta della Sanità Calabria Massimo Scura.
Si tratta di un documento dai toni sarcastici e paradossali, che arriva a chiedere la chiusura dell’Ospedale del Reventino, come se si trattasse di un malato terminale a cui risparmiare pietosamente un inutile accanimento terapeutico che potrà solo prolungarne l’agonia.
Concordi con la linea di estrema intransigenza che i Comitati hanno voluto intraprendere, noi del ilReventino.it, che spesso abbiamo usato l’ironia facendo vestire al Commissario Scura i panni di un Superman perlopiù votato ai supertagli, non abbandoniamo (ne siamo sicuri, assieme ai Comitati) l’ultima speranza che chi di dovere possa riflettere seriamente e definitivamente su una realtà territoriale fatta di persone in carne e ossa e non di freddi numeri da riportare in un piano di rientro.
Per questo, come sempre, pubblichiamo di seguito e integralmente il testo del comunicato stampa.
<< Con la presente si chiede alle sigg.rie Vs., l’immediata chiusura dell’Ospedale di Soveria Mannelli, contestualizzato nel decreto n. 9 del Commissario ad Acta, quale Ospedale di Montagna. Si fa presente che i Comitati richiedenti, da sette anni si sono posti a difesa civica della struttura utilizzando ogni strumento nelle possibilità oggettive del sodalizio, quali mobilitazioni popolari, incontri con i sindaci e l’ASP, dove allo stato è in itinere un ricorso al TAR. Purtroppo le continue ed inopportune iniziative sia del Commissario, Massimo Scura, che quelle poste in essere dall’ASP di Catanzaro, competente per territorialità, stanno falcidiando al di là di ogni minimo buon senso i servizi presenti. Allo stato, il Pronto Soccorso non ha ausilio di alcuna consulenza, la medicina è stata ridotta a 10 posti letto del tutto insufficienti al territorio, la pediatria con soli due medici viene vessata da ordini di servizio tali da generarne la chiusura ( e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso con la presente), la radiologia è chiusa, il servizio di gastroenterologia pure, la fisioterapia funziona per il solo impegno degli operatori, il laboratorio analisi non eroga una diagnostica sufficiente per tipo di prestazioni per come l’utenza esige in quanto alcuni esami non sono possibili, la cardiologia è sotto il torchio dei numeri prestazionali da erogare dedotti dalla direzione aziendale. Tutti i servizi ne sono inficiati, quando parimenti, potrebbero erogare molte più prestazioni di quelle consentite, il cui limite spesso è da trovarsi negli assurdi circoscrivi posti dall’ASP. Questo genera una snervante e quotidiana apprensione negli operatori che perdono ogni stimolo per le proprie funzioni. Un ospedale così non serve a nessuno, pertanto non è giusto che si faccia la fine della “rana bollita”. Né i tentativi di dialogo con il territorio, comitati e i sindaci finora hanno prodotto alcunché. Né lo stesso decreto del Commissario ad Acta emanato il 4 aprile sulla riorganizzazione della rete ospedaliera (decreto n. 9), che prevedeva una logica riconversione dell’Ospedale è stato attuato. Né il documento proposto dall’ASP allo stesso Commissario, peraltro condiviso, è stato attuato. Ciò che si percepisce è una inesorabile ed inopportuna dismissione quotidiana di questa struttura, ubicata a circa 800 metri sul livello del mare, in un territorio marginale e con reali difficoltà di transito dove lo Spoke più vicino (Lamezia Terme), dista realmente codice della strada alla mano a circa un’ora e l’Hub più vicino (Catanzaro) ad oltre un’ora, solo con condizioni meteo ottimali. Tenere in piedi una struttura in queste condizioni che con poco potrebbe rispondere alle esigenze di questa fascia montana prossima ai 50 mila abitanti non serve a nessuno. Logiche a noi distanti stanno lentamente vituperando tutto, dove spesso la più esecrabile è quella di “spogliare un santo per vestirne un altro” alimentando “faide” campanilistiche del tutto fuori luogo, dove a farne le spese è sempre il più debole. O l’Ospedale viene in un’ottica di razionalizzazione messo in condizioni di erogare il minimo, oppure tenerlo in piedi in queste condizioni comporta solo costi inopportuni per la collettività. La presente alquanto dura e significativa dello stato psicologico in cui si versa, affinché ognuno si assuma la responsabilità che gli compete sulle decisioni da prendere e ne risponda ai cittadini, perché questo comprensorio allo stato non è giusto che venga trattato peggio di una riserva indiana. >>