
Sabato 22 marzo 2025 in occasione delle Giornate FAI di Primavera, il principale evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico d’Italia, l’ex Convento dei Padri Cappuccini di Nocera Terinese ha fatto da signorile cornice al convegno titolato “I giorni del sangue. Percezioni e conoscenze” sul tema dei riti della Settimana Santa nel popoloso paese della Valle del Savuto.

Scelta come itinerario culturale della provincia di Catanzaro per le Giornate FAI di Primavera 2025, la comunità di Nocera Terinese – dagli studiosi ai commercianti, dalle associazioni ai volontari – ha allestito un nutrito programma di appuntamenti che combina tradizione, religiosità e musica e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e naturalistico.
Protagonisti del convegno incentrato sulle tradizioni pasquali locali e perciò sul rito dei vattienti, la flagellazione rituale pubblica svolta durante la processione del Sabato Santo, gli studiosi Franco Ferlaino, Antonio Macchione e Vito Teti.

A introdurre i qualificati interventi il sindaco di Nocera Terinese, Saverio Russo, che ha espresso la sua contentezza e il suo orgoglio per la realizzazione nel suo comune e il coinvolgimento capillare della sua comunità nella storica iniziativa indetta dal Fondo ambiente italiano che, come da tradizione, oltre alla tutela e scoperta dei luoghi, coniuga patrimonio materiale e immateriale del nostro Paese. Un ringraziamento speciale il primo cittadino ha rivolto al presidente della delegazione FAI di Catanzaro, Gloria Samà, presente alla conferenza.
Il rito dei vattienti
Autore di una monografia – Vattienti – edita nel 1991 per i tipi di Jaca Book, Franco Ferlaino ha illustrato agli astanti per sommi capi il complesso rito dei vattienti. Mortificando la propria carne, percuotendosi le cosce e i polpacci nudi col cardo – il pezzo di sughero in cui sono conficcati tredici cocci di vetro – e lasciando quindi fuoriuscire il sangue, i vattienti sciolgono il voto preso in precedenza, sovente tenuto privato. Una manifestazione religiosa che esprime anche tutta l’appartenenza del flagellante e della sua famiglia alla comunità cui si mostra, pubblicamente e in maniera plateale, il proprio sangue.

Quella dei vattienti di Nocera Terinese è una storia però frammentaria, avvolta da una fitta caligine. Di storicamente accertato, di fatti, poco si sa sulle sue origini. A inseguire un ordine Antonio Macchione, assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi della Basilicata, il cui intervento prende spunto da un documento, un articolo del 1921 sulla tradizione dei vattienti firmato da Ernesto Pontieri (1896-1980), storico di Nocera e magnifico rettore alle università Federico II di Napoli e di L’Aquila. Il contenuto della carta porta gli studiosi a ritenere verosimile che l’origine della pratica possa maturare in un periodo di crisi delle congregazioni locali e che prima degli odierni vattienti – probabilmente lungo una fase di coesistenza – esistesse già un rito che coinvolgeva un numero di penitenti espressi dalle congreghe.
(“Paese che vai, corajisima che trovi”. Mostra a cura di Andrea Bressi dei fantocci rituali del periodo quaresimale nelle due foto sopra).
A chiudere la conferenza l’intervento dell’antropologo Vito Teti che, principiando dal ricordo dei suoi primi approcci all’articolato rito nocerese, ha sottolineato il valore identitario, l’anima del rituale della Settimana Santa – non un fenomeno banalmente folcloristico –, appalesando il suo piacere perché questa tradizione secolare, diversamente da altre, sparse per tutte le aree interne della Penisola, che sono scomparse o che alla sparizione sono irrimediabilmente avviate, sia ancora così radicata, viva e sentita dalla popolazione di Nocera, anziana e giovane, e così partecipata da curiosi e osservatori, sempre più informati, provenienti non soltanto dall’hinterland ma da tutta la Calabria e financo fuori dai confini regionali. Quello dei vattienti di Nocera Terinese, in effetti, è uno degli ultimi quattro riti di sangue tuttora esistenti nei Paesi del Mediterraneo.

Il dibattito svolto nell’ex luogo sacro fondato alla fine del Cinquecento – una delle punte di diamante dello sfaccettato patrimonio culturale della cittadina di Nocera Terinese – ha avuto l’intento di allargare la riflessione su un rito antico ma in itinere, che seguita a scrivere le pagine del suo racconto. Un racconto che, fino al prossimo 20 aprile, domenica di Pasqua, è possibile approfondire attraverso la collezione di fotogrammi inerenti il rituale dei vattienti in mostra negli spazi del già Convento dei Padri Cappuccini. Una modalità di avvicinamento alla processione dei vattienti prevista per la mattina di sabato 19 aprile.
Antonio Pagliuso