di Francesco Garofalo –
L’intervista che segue è un dialogo immaginario, in cui don Drink commenta la nascita di “Luce del Sud”, che celebra la gratitudine verso uomini e donne che, con impegno e passione, hanno saputo e sanno ancora donare luce, valore e dignità al Savuto, al Reventino e all’intera Calabria.
Ricordiamo che il Galà di conferimento del Riconoscimento “Luce del Sud”, è in programma per giovedì 30 ottobre 2025, alle ore 17:30, a Marzi in provincia di Cosenza, presso il Casale della Cinematografia. Di segutio il link alla notizia già pubblicata sulle pagine del sito ilReventino.it e de L’Eco della Valle.
Mentre sorseggio un buon caffè, amaro per addolcire la giornata, mi è venuta l’idea di intervistare don Drink, il mio personaggio di fantasia nato dal romanzo Dal Di-vino al Divino.
Ve la propongo per la sua ironia e — non solo — per l’amore sincero che nutre per il vino e per la vita.
Intervista a don Drink: “Luce del Sud, un brindisi alla gratitudine”.
D. Don Drink, come vede questa iniziativa chiamata “Luce del Sud”?
Don Drink:
R. La vedo come una boccata d’aria buona, come un raggio che filtra in una stanza chiusa da troppo tempo. Luce del Sud è un invito a dire “grazie” — e non è poco, sapete. Perché oggi siamo tutti pronti a criticare, ma ci dimentichiamo di riconoscere chi ha saputo fare, chi ha costruito, chi ha reso più bella la terra in cui viviamo.
D. Dunque un gesto di riconoscenza, più che una celebrazione?
Don Drink:
Esatto. Non si tratta di fare statue a nessuno, ma di guardarsi negli occhi e dire: “Tu hai fatto qualcosa di buono, e io lo riconosco.”
La gratitudine è una forma di intelligenza sociale, ma anche un atto educativo.
Quando un ragazzo impara a dire “grazie” a chi ha lasciato un segno, capisce che il valore non si misura in visibilità, ma in eredità morale.
D. Si parla di uomini e donne che hanno dato e continuano a dare lustro al Savuto, al Reventino e alla Calabria. Cosa significa per lei?
Don Drink:
Significa riconoscere che anche nei nostri paesi, tra le colline e i vicoli dove il tempo sembra fermo, ci sono persone che fanno la differenza ogni giorno.
C’è chi scrive, chi insegna, chi coltiva, chi cura, chi tiene accesa una piccola luce nella comunità. Luce del Sud è per loro — per chi non si è arreso alla rassegnazione e ha continuato a credere che il bene, anche se non fa rumore, lascia traccia.
D. E qual è, secondo lei, il valore etico e pedagogico di un’iniziativa come questa?
Don Drink:
Il valore è enorme. Luce del Sud insegna a riconoscere il merito senza trasformarlo in vanto.
È pedagogia pura: trasmettere ai giovani l’idea che la grandezza non sta nel primeggiare, ma nel contribuire.
E poi c’è un valore etico profondo: la gratitudine.
Chi è grato, non invidia; chi ammira, non odia.
La gratitudine disinnesca la violenza dell’anima e accende la pace.
D. In un Sud spesso dipinto come terra di ombre, che cosa rappresenta, allora, questa “luce”?
Don Drink:
Rappresenta la prova che il Sud non è solo una questione geografica, ma spirituale.
È la luce di chi resiste con dignità, di chi fa bene le proprie cose anche quando nessuno lo applaude.
È la luce dei maestri silenziosi, delle donne che educano con amore, dei giovani che restano e costruiscono.
E se mi permette, direi che Luce del Sud è anche un brindisi al coraggio: quello di credere ancora che fare il bene abbia senso, anche in tempi bui.
D. Un ultimo pensiero, Don Drink, per chi porterà avanti questa iniziativa.
Don Drink:
Coltivate la gratitudine come si coltiva la vigna: con pazienza, rispetto e cura.
Raccontate le storie di chi illumina il cammino degli altri, e fatelo senza retorica, con il calore di chi sa guardare il bene negli occhi.
Perché – ricordatevelo – la luce vera non viene da chi brilla da solo, ma da chi riesce a far brillare anche gli altri.
-Così conclude Don Drink:
«Vedete, la gratitudine è come il buon vino: più la condividi, più acquista sapore.
E Luce del Sud è proprio questo — un brindisi collettivo a chi illumina senza far rumore,
a chi semina bene e lascia dietro di sé tracce di luce.
Perché il Sud non ha bisogno di clamore, ma di memoria, di rispetto e di riconoscenza.
E se imparassimo tutti a dire “grazie”, forse, anche il mondo avrebbe un sapore migliore.» E infine…
(con il bicchiere alzato e un sorriso ironico)
«E allora, grazie – davvero – a tutte e a tutti voi che avete creduto in Luce del Sud!
Che il vino sia buono, la luce sincera… e la gratitudine, contagiosa!» 🍷🤗





























