di Giovanni Petronio –
Competitività, aree metropolitane, sviluppo territoriale, risanamento idrogeologico, eliminazione dello spopolamento e ancora studio di fattibilità e velocizzazione sono state le parole d’ordine che abbiamo udito il 20 novembre presso la “Sala Oro” della Cittadella della Regione a Catanzaro, alla conferenza stampa per la ristrutturazione della tratta ferroviaria Catanzaro-Cosenza, dell’ormai ex Calabro-Lucane, annunciata alla presenza del presidente della Regione Oliverio, dal direttore delle Ferrovie della Calabria Lo Feudo e dall’assessore alle Infrastrutture, il prof. Musmanno.
Essa appare come un’opera faraonica che dovrebbe portare nel giro di pochi anni (2020?) a rendere le due Città calabresi un unicum urbano, collegabili con un tempo di percorrenza che va da 50 a 70 minuti! Ben venga tutto questo, ben venga congiungere l’estremo nord di Rende, cioè l’Unical, quindi Cosenza con Catanzaro e conseguentemente con il polo in via di sviluppo (sic!) di Germaneto! Nel frattempo è necessario che si giunga al ripristino e miglioramento di un trasporto decente che, consenta sia ai pendolari che ai viaggiatori non abitudinari di raggiungere Cosenza nel minor tempo possibile. Mi riferisco al bacino di utenza compreso tra San Pietro Apostolo, Decollatura e Soveria Mannelli, attualmente escluso, o quasi, da questa possibilità. Esistono delle corse sostitutive su gomma che, partendo da Soveria Mannelli raggiungono Rogliano, per collegarsi al treno verso Cosenza; corse che sono un’odissea e un terno al lotto allo stesso tempo.
L’odissea di un viaggio interminabile che si attesta intorno a un tempo medio di viaggio di circa un’ora e trenta minuti, passando per la strada vecchia tra Carpanzano-Scigliano-Marzi, per fermarsi a Rogliano! Si passa, non agevolmente, per dirupi, strade scoscese e molte curve pericolose, una vera e propria montagna russa, per intenderci! Un terno al lotto perché il più delle volte il percorso sostitutivo è garantito (si fa per dire), da pullman obsoleti e precari… In pratica per arrivare da Soveria Mannelli all’Unical si impiegano quindi circa tre ore, sei per andare e tornare! Tempi biblici! Non è vero come è stato detto durante la conferenza stampa che non c’è utenza; è vero altresì che, vista la situazione i viaggiatori hanno preferito trovare altre soluzioni, forse più costose ma più comode, in macchina in primis oppure direttamente trasferirsi a Cosenza. Questo ha portato a un vero e proprio spopolamento non solo anagrafico ma, anche sociale e culturale, impoverendo ulteriormente di risorse i paesi nell’entroterra! Un discorso importante poi deve essere fatto anche per la tratta aperta Soveria Mannelli-Catanzaro che ben messa non è! Quindi che fare?
Bisognerebbe ricollocare le risorse esistenti, garantendo prima di tutto che il pullman che la mattina parte alle 6 e 18 da Soveria Mannelli, che permette il congiungimento con il diretto a Colosimi per Cosenza delle 6 e 50, possa passare anche da Decollatura e così pure al ritorno, alle 15. Inoltre è auspicabile che venga collegata anche la nuova corsa sperimentale che sta riscuotendo un crescente numero d’utenza (parte dall’autostazione di Cosenza alle 18 e 10 e congiunge Colosimi), che possa cioè essere messa in comunicazione con un altro pullman da Colosimi verso Soveria e Decollatura.
Certamente è opportuno ricordare quanto, le “Calabro-Lucane”, abbia portato beneficio alla maggioranza dei paesi della Presila catanzarese e cosentina; alcuni dei quali storicamente e geograficamente collocati male, “salvati” proprio dal passaggio della littorina!
Coltivare la memoria è importante, va ricordato di come, nell’agosto del 1943, sia prima che dopo i cruenti bombardamenti di quell’estate, Catanzaro venne completamente sfollata e abbandonata. Un apporto fondamentale per far sgomberare la Città fu dato proprio dalle ferrovie Calabro-Lucane, che, con il suo capostazione Vincenzo Crea garantì eroicamente il servizio e diresse tutto sotto le bombe. Decine di trasporti da Catanzaro Città portarono migliaia di disperati verso le aree limitrofe della provincia. Stessa cosa avvenne per Cosenza, gli sfollati furono trasportati verso le zone più periferiche anche grazie all’ausilio della ferrovia. Vennero anche ricavati alcuni ricoveri in prossimità delle gallerie, sia a Catanzaro che a Cosenza, dove la gente poté rifugiarsi durante la pioggia di bombe. La ferrovia delle Calabro-Lucane funzionò per tutta la durata del conflitto; passavano pochi treni sempre stracolmi di persone, alcune delle quali aggrappate sui tetti delle vetture!
Riporto qui la testimonianza di un signore di Catanzaro che fu sfollato a Decollatura: “Prendemmo il treno della Calabro, che già conoscevamo, perché molto spesso io e mio fratello tutto luglio e agosto di ogni anno andavamo dallo zio… Prendere il treno fu un’odissea, la gente era in ogni luogo; entrammo miracolosamente e rimanemmo tutti attaccati l’uno all’altro. Il viaggio durò tutta una mattina, o forse di più… perché più volte ci fermammo all’interno di alcune gallerie, a causa dei bombardamenti, come quella di Gimigliano. Devo ringraziare per sempre Dio che mi ha dato la possibilità di salvarmi, grazie alla littorina!”.
Non ci sono altre parole da aggiungere alla testimonianza che mi ha rilasciato questo signore a Catanzaro. Spesso, quando gli aerei bombardavano, le “littorine” si rifugiavano nelle numerose gallerie e lì si proteggevano, rimanendoci per ore e ore. La ferrovia fu un pilastro fondamentale, non solo per quegli anni ma, anche in seguito, per tutto il ‘900 in pratica, consentendo lo sviluppo socio-culturale di una vasta aerea; l’augurio è quello che possa tornare ad esserlo nel breve periodo e che qualche rattoppo possa essere dato adesso in attesa dell’opera promessa!
Le foto dei treni FC sono tratte dal sito ufficiale delle Ferrovie della Calabria e dal blog ferrovieincalabria.com (in quest’ultimo caso realizzate da Roberto Galati).