Un declino demografico senza precedenti riguarda l’Italia: tra il 2019 e il 2024 la popolazione è diminuita di 845 mila unità, una perdita pari agli abitanti di una città come Torino o Napoli. Tuttavia, il fenomeno non è uniforme: il Sud sta vivendo un vero e proprio svuotamento, mentre il Nord mostra maggiore tenuta. E’ quanto rileva una nota pervenuta in redazione a firma del professore ordinario di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza “Giovanni Anania” dell’Università della Calabria, Francesco Aiello, che di seguito pubblichiamo.
Un’analisi dei dati conferma che il Mezzogiorno è l’epicentro dello spopolamento: Campania, Sicilia, Puglia e Calabria spiegano da sole quasi il 50% della perdita complessiva di popolazione in Italia. Se si includono le altre regioni meridionali, il Sud arriva a rappresentare il 66% del calo demografico nazionale. Il fenomeno colpisce in particolare la popolazione giovane e in età lavorativa fino a 50 anni, aggravando ulteriormente il divario territoriale e la fragilità economica del Mezzogiorno.
I dati evidenziano che in regioni come Calabria e Sardegna la popolazione tra i 25 e i 34 anni è diminuita in soli 5 anni di oltre il 13%, mentre in Emilia-Romagna e Lombardia la stessa fascia d’età è in crescita. Questi squilibri demografici hanno implicazioni profonde per il mercato del lavoro, il welfare e la sostenibilità economica del Sud.
Il breve Report è consultabile al seguente link:
Il Sud si svuota, il Nord resiste: le due Italie della crisi demografica