Infierire su una squadra disastrata come la Garibaldina è un gesto cinico oltre che, ovviamente, sportivamente scorretto. Eppure è esattamente quello che ha fatto l’arbitro Pietro Sorrentino di Soverato, incapace di vedere un evidentissimo fallo di mano con cui un calciatore della Silana si era aggiustato il pallone prima di metterlo in rete per il gol dell’1-0 a favore della squadra ospite. Come se non bastasse, a seguito delle legittime proteste del capitano Pascuzzi, non esitava a espellerlo lasciando la squadra di casa in 10 uomini.
E dire che la Garibaldina, seppure nelle condizioni date, aveva retto bene nei primi 30 minuti di gioco, concedendo poco in difesa e arrivando anche in un’occasione pericolosamente al tiro. Certo, a giudicare dalla sofferenza della squadra di casa, era facile presagire che prima o dopo la partita sarebbe svoltata a favore degli ospiti. Una Silana apparsa comunque abbastanza mediocre come è del resto tutto questo campionato a eccezione di due o tre squadre che hanno dimostrato di saper giocare a calcio.
La Garibaldina, d’altro canto, a questo punto del campionato, non ha più nulla da chiedere se si è presentata allo scontro con la Silana da penultima in classifica e con un solo uomo in panchina (perché tutti gli altri giocatori della rosa sono infortunati o squalificati, sempre a causa di precedenti “prodezze” arbitrali).
Non c’era quindi bisogno dell’aiuto dell’arbitro Sorrentino che però è puntualmente arrivato alla mezz’ora con questo errore marchiano che ha condizionato il seguito della partita. È ovvio che poi, con l’uomo in più e in vantaggio di un gol, la Silana ha potuto dilagare segnando altri tre gol prima della fine del primo tempo.
A quel punto, rientrata in campo demotivata e ormai priva di qualunque fiducia nei confronti del direttore di gara, possiamo solo supporre, ma non ne abbiamo naturalmente alcuna prova, che la squadra di casa abbia voluto abbandonare il campo, con una protesta eclatante, facendo infortunare a catena alcuni dei suoi uomini e rimanendo al di sotto del numero che da regolamento fa interrompere la partita.
Se è avvenuto questo, è stata la scelta giusta, perché non si può giocare prima di tutto contro l’antisportività degli ospiti che non hanno minimamente pensato, vista la palese superiorità, di ammettere con l’arbitro l’evidente fallo di mano sul primo gol, e poi contro questa classe arbitrale che dimostra, ogni settimana di più, di essere di un livello perfino inferiore a quello di un campionato di per sé scadente.
Ora è probabile che la società, stanca di essere tartassata anche dagli arbitri, prenderà i suoi provvedimenti, al momento non sappiamo quali, ma la Lega deve solo riflettere sul fatto che se vuole distruggere il calcio dilettantistico in Calabria è sulla strada giusta.
PS: l’immagine in evidenza è volutamente quella della targa dello stadio dedicato ad Antonio Leo, mitico presidente di un passato ormai remoto, perché la partita e, forse, anche il calcio di oggi non meritano neppure di essere ricordati con una foto.
Raffaele Cardamone