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Lamezia Terme – “Joca, il Che dimenticato” è il nuovo libro di Alfredo Sprovieri, giornalista e direttore del sito la Mmasciata.it, che giovedì 19 aprile alle 18 sarà presentato all’interno della biblioteca galleggiante dello spettacolo del Tip Teatro di Via Aspromonte a Lamezia Terme. All’incontro prenderanno parte l’autore Alfredo Sprovieri e Alessia Truzzolillo giornalista del Corriere della Calabria.
“Nella vita bisogna fare una scelta. Lo so che questo non è il mio paese, ma c’è la libertà da difendere e se nessuno ci prova le cose non cambieranno mai”. Libero Giancarlo Castiglia emigrò in Brasile dalla Calabria a metà degli anni ’50. Dopo un’esperienza come metalmeccanico a Rio De Janeiro, iniziò a collaborare con la redazione del giornale comunista “A Classe Operaria”. Anni difficili, quelli della dittatura militare che depose con la forza il governo del trabalhista João Goulart: il nuovo governo proibì gli scioperi e nel 1965 mise fuori legge le forze politiche avversarie. Castiglia poteva tornare in Italia, ma decise di lottare.
L’ inchiesta e il libro. La risposta è sempre stata il silenzio. Nessuno ha mai voluto dare alla famiglia quello che gli spetta di diritto e la storia di Castiglia sarebbe probabilmente rimasta sconosciuta senza l’ostinazione di un giovane giornalista calabrese, Alfredo Sprovieri, che si è messo a caccia di documenti inediti, verbali coperti da segreto, testimoni dell’epoca e adesso ha raccolto tutto il lavoro di anni in un libro pubblicato da Mimemis/Passato Prossimo: “Joca, il Che dimenticato”, la vera storia del ribelle italiano che sfidò il regime dei Gorillas, è un’inchiesta puntigliosa e appassionante impreziosita dall’introduzione di Goffredo Fofi: “Quello di Sprovieri – scrive l’intellettuale umbro – è un libro sul nostro pallido e conformista presente (chissà se anche brasiliano), su un’epoca in cui non si crede più nella possibilità di cambiare il mondo e nella scelta di seguire attivamente la strada della giustizia sociale sino in fondo, correndo tutti i rischi che questa scelta obbligatoriamente comporta. Una storia di semplici militanti, contadini, operai, artigiani, gente comune, emigrati” (La Repubblica).