Un buon funzionamento di un Sistema scolastico è oggi alla base di un buon funzionamento della Società. Del suo sviluppo economico, sociale e civico.
Così ormai sottolineano in più accorti Centri studi di analisi e prospettive, a livello nazionale, europeo e mondiale. Appelli che da Noi stanno restando inascoltati.
Il primo Settembre 2023 è iniziato il nuovo anno scolastico mentre le Scuole apriranno in date diverse a seconda della propria Regione.
Dapprima si rinnovano gli Auguri a tutto il personale, dall’Infanzia alle Secondarie di secondo grado, per la realizzazione di esperienze di istruzione e formazione da concludere lietamente e proficuamente.
Sappiamo che nelle classifiche di valutazione e confronto dei risultati ottenuti dai sistemi scolastici, il Nostro si colloca in basso in tutte le indagini. E, specificatamente nelle competenze disciplinari e interdisciplinari, si evidenziano gravi carenze “nella comprensione del testo (Lingua) e in Matematica. Riscontrate persino nella Primaria (ex Elementare), Segmento in cui fino ad un decennio addietro si quasi primeggiava.
Quest’ultimo riscontro la conferma netta che il Sistema richiede profondi interventi.
Le avvisaglie nei decenni ci sono state tutte. Imperterriti si è continuato o far finta di niente o ad innescare facili polemiche e rimbalzi di accuse. I Centri studi sociali e di economia da anni stanno comunicando che “senza un sistema scolastico funzionante”, dal qual dipende lo sviluppo della Società nel suo insieme, non si potrà neppure pensare a nessuna crescita; né a competere con gli altri stati industrializzati o emergenti. Da prima e dopo le prestigiose figure dei Ministri competenti e appassionati studiosi, innovativi, Berlinguer Luigi e Di Mauro Tullio, durati poco e senza aver potuto incidere a fondo, c’è stato un continuo raffazzonamento e tagli, i cui segni più evidenti sono stati i cambi terminologici della stessa titolazione del Ministero. fino a quello odierno… del “Merito”. Come se non si fosse sempre avuta una valutazione, non si fossero individuati i singoli “meriti”. anche nella Scuola più “piatta” Tant’è. Le classifiche hanno segnalato il costante peggioramento, della Scuola pubblica e del suo sistema scolastico, e se n’è parlato accoratamente solo nelle tornate elettorali. Mancando poi gli impegni. I Governi di centrodestra hanno operato gravosi tagli e quelli di centrosinistra hanno solo riparato parte dei guasti senza invertire il declino.
Anzi, con l’esperienza renziana, pomposamente titolata della “Buona Scuola”, si è creata una cortina fumogena sulle questioni di fondo. Si è lasciato il Personale senza contratto da otto anni, accontentato con l’invenzione dei bonus. E si è tentata un’astrusa divaricazione tra Dirigente scolastico e Docenti, la cui nomina per diverse figure, sarebbe dovuta essere in capo a Lui, in forme totalmente discrezionali. Una concezione dirigista, aziendalistica della peggiore specie, in quanto il DS avrebbe potuto nominare tra gli inclusi in graduatoria, ma senza rispettarne la collocazione!
Di anno in anno si sta peggiorando.
Pur tuttavia, considerando le profonde trasformazioni socio economiche in atto, con vistose contraddizioni, con l’aumento delle diseguaglianze e dei conseguenti disagi sociali, con perdita dei Valori, con il dissolvimento di comportamenti civici consolidati e dei servizi di base, la Scuola, come Istituzione, sta reggendo meglio di altre. Benché venga sempre meno apprezzata. Anzi è spesso schiaffeggiata dagli stessi che, conoscendone i problemi, li traducono solo in forme polemiche, e in cronaca giornalistica che attraversa ogni Estate.
La prima polemica occupa le cronache di fine Giugno e si riferisce al crescente fenomeno della dispersione e mortalità scolastica, che in molte aree del Mezzogiorno sta tra il 14 e il 25% , raggiungendo punte fino al 50% in periferie come a Caivano!
In questi giorni se ne stanno vedendo e pagando le conseguenze.
La seconda polemica si concentra intorno agli esiti degli Esami di Stato. A Luglio si apre lo scontro di accuse alle Commissioni per le alte percentuali di attribuzioni dei “100 e lode” e dei “100” ai canditati negli Istituti del Sud, a confronto delle poche attribuzioni ai candidati esaminati dalle Commissioni del Nord.
Oggettivamente la differenza è vistosa.
Gli esiti degli Esami di Stato si scontrano con i risultati delle prove INVALSI, nelle quali le Classi del Nord si piazzano nelle prime posizioni e quelle del Sud nelle basse.
I dati però prendono la strada delle argomentazioni sbagliate, di una contrapposizione di maniera, Nord – Sud. Senza approfondirne le cause, per porvi rimedio.
La terza polemica questa Estate è esplosa sui dati di denuncia dei diplomifici, di quegli Istituti privati parificati che dietro lauti versamenti organizzano corsi fantasma garantendo il conseguimento dei titoli. Un fenomeno esploso, che vede 8.000 Istituti Statali a fronte dei 12.000 privati! Nei privati, tranne che in quelli religiosi storici e più costosi, si rifugiano studenti poco motivati. Perché trovano comodo passare nel penultimo o nell’ultimo anno in un Istituto parificato dove acquisire facilmente il titolo. Le analisi segnalano come il fenomeno determina una sorta di concorrenza tra Istituti statali e privati, con la conseguenza di un generale abbassamento dei livelli degli studi.
Sta avvenendo anche a livello universitario. Un nocivo fenomeno innescato proprio dal facilitato rilascio di titoli nei privati, nei quali avviene lo strano malaffare di avere nel triennio pochi studenti per poi presentare agli Esami centinaia di candidati. Tanto strano non è. Per niente.
Si fanno chiamate ad personam, con personale mal retribuito o per niente retribuito, accontentato con il conseguimento del servizio, utile però poi a scavalcare altri nelle graduatorie. Un doppio regime di reclutamento a cui non si vuole dare giusta soluzione.
La quarta è di questi giorni ed è relativa ai costi degli studi, a partire dai costanti aumenti dei libri di testo e del corredo scolastico necessario. I ceti sociali impoveriti, oggi anche dall’inflazione. sono in difficoltà a sostenere i percorsi di studio dei figli.
Tutte e quattro questioni producono cronache polemiche e nascondono una costante debolezza: in Italia, tra gli Stati industrializzati, si continua a spendere meno per il sistema scolastico in rapporto al PIL e si produce il paradosso di avere meno diplomati e laureati e più giovani diplomati e laureati disoccupati!
Su queste indicazioni di sofferenza e di debolezza basica del sistema scolastico italiano non solo non si intravede la volontà di rimedi, ma all’orizzonte si sta presentando la proposta Calderoli di Autonomia differenziata.
Con questa proposta il sistema scolastico si sfalderà del tutto: lo frantumerà in 19-20 sistemi diversi! E c’è troppo silenzio negli Istituti di tutta la Penisola, come se non li riguardasse
Vediamo di che si tratta e quali saranno le conseguenze.
Oggi, sulla base di una improvvida Legge del centrosinistra del 2001, che comunque mirava ad altro, si hanno materie di esclusiva competenza dello Stato, materie di esclusiva competenza regionale e materie definite concorrenti per le quali lo Stato centrale mantiene i principi di svolgimento, le finalità, il personale e le linee programmatiche, mentre alle Regioni viene attribuita competenza organizzativa.
La proposta di Calderoli prevede che le materie concorrenti, e tre ora di competenza esclusiva dello Stato, possano essere richieste dalle Regioni Il Veneto e Lombardia lo hanno già fatto. L’Emila R, ne ha chieste di meno: non l’Istruzione, non la Sanità
Chiedono di avere attribuita la “potestà legislativa” cioè la competenza esclusiva per deciderne tutti gli aspetti. Ecco le materie (da leggere con attenzione conseguenziale):
1-Rapporti internazionali e con l’UE delle regioni 2-Ordinamento della comunicazione 3. Organizzazione della giustizia di pace 4-Coord. della finanza pubblica e del sistema tributario 5-Previdenza complementare e integrativa 6-Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale 7- Ambiente ed ecosistema: tutela e valorizzazione 8-Protezione civile 9-Governo del territorio 10-Produzione, trasporto e distribuzione nazionale energia 11-Grandi reti di trasporto e di navigazione 12-Porti e aeroporti civili 13-Tutela e sicurezza del lavoro 14-Ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi Commercio con l’estero 15-Professioni 16-Norme generali sull’istruzione e istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale 17-Beni culturali: tutela e valorizzazione 18-Ordinamento sportivo 19-Tutela della salute 20-Alimentazione .In più:
A-organizzazione della giustizia di pace (art. 117, secondo comma, lett. l), Cost.); B-Norme generali sull’istruzione (art. 117, secondo comma, lett. n), Cost.); C-tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali (art. 117, secondo comma, lett. s), Cost
Al momento per la Scuola d’Infanzia, la Primaria e la Secondaria di primo grado i Comuni provvedono agli edifici, alla manutenzione, al trasporto alunni, al servizio mensa, al riscaldamento, acqua e luce, dentro un quadro di politiche nazionali regionali che devono programmare contributi, come per i libri della Primaria.
Per le Secondarie di Secondo grado devono provvedere invece le Province che hanno anche il compito della razionalizzazione delle Sedi scolastiche di tutti gli Istituti d’ogni tipo nelle quali sono esercitabili forme di “autonomia scolastica”, con approvazione della Regione.
Le linee didattiche, metodologiche, programmatiche, le finalità educative, pedagogiche, il personale. i programmi, gli organici, sono di competenza statale
L’Autonomia differenziata, come già dice l’espressione, attribuendo competenza e “potestà legislativa” esclusiva alla Regione richiedente, consegnerà ad essa l’intero sistema scolastico. Quindi oltre a quanto possono decidere oggi sul piano organizzativo, potranno decidere poi: le linee organizzative generali didattiche metodologiche e programmatiche, le finalità educative, pedagogiche, il personale ( formazione, reclutamento, retribuzione e condizioni pensionistiche,) i programmi. i quadri disciplinari e gli organici. Tutto.
La conseguenza sarebbe il dissolvimento del “sistema scolastico unitario”. Si ritornerebbe al sistema, per alcuni aspetti settecentesco, e per altri a quello post unitario del Regno d’Italia. Ogni Regione con le sue linee, le sue condizioni organizzative e retributive rapportate alle scelte del proprio bilancio. Gli stessi titoli di studio perderebbero valore legale unico in tutto il territorio nazionale Si formerebbero le “sacche salariali” quel che il Ministro Valditara ha già ventilato in una comunicazione, poi attenuata con argomentazioni peggiori del detto. Quelle “sacche salariali” che le lotte politiche e sindacali riuscirono a superare, affermando il principio economico , sociale e civile che un lavoratore italiano, svolgendo una stessa funzione, deve essere retribuito allo stesso modo, indipendentemente da dove si trova.
E la Scuola che, come sistema scolastico nazionale, ha svolto nel passato, per quei territori poveri e quei ceti meno abbienti, un grande ruolo di promozione sociale, già oggi di molto limitato, sarà resa completamente mutilata, non più inclusiva ma, terreno di discriminazioni e ulteriori diseguaglianze.
Non si capisce perché ancora nel mondo della Scuola non si sia avviata una mobilitazione generale, sul piano dei principi, della difesa dell’unitarietà del sistema scolastico nazionale, delle finalità generali dell’Educazione, dell’Istruzione e Formazione, ma anche sul piano del riconoscimento uguale delle funzioni e delle relative retribuzioni.
In verità le preoccupazioni su questo versante dovrebbero essere di tutti coloro che lavorano in ogni comparto e in ogni settore. Non è difficile capire che se si apre la strada di dare retribuzioni diverse a seconda del reddito medio della Regione dove uno lavora, pur svolgendo lo stesso lavoro, allora progressivamente si applicherà a tutti…Poste, Enti Statali, Parastatali e Aziende private…addio contrattazione nazionale. Per questo i tentennamenti di alcuni Sindacati nazionali, come la CISL, sono incomprensibili.
La proposta dell’Autonomia differenziata è voluta dalla Lega. Rappresenta l’approdo della originaria vocazione secessionista. Che ora tenta di ottenere con l’obbiettivo che ogni Regione disponga della propria ricchezza con cui realizzare le competenze attribuite. Cosi ogni Regione organizza come e quel che può. Addio unità degli Italiani, che vivono già tante diseguaglianze e che invece di rimuoverle come il comma 2 dell’art 3 della Costituzione prevede, verranno istituzionalizzate. Il paradosso è che lo sviluppo e le ricchezze delle Regioni del Nord, che egoisticamente i leghisti considerano proprie, è invece storicamente il frutto dei sudori degli emigrati italiani di tutte le Regioni e delle scelte governative di politica economica repubblicana tutta e sempre a vantaggio del Nord e non anche del Sud. Sta succedendo anche oggi con le scelte del Governo con i fondi stornati del PNRR. Che doveva risollevare le condizioni del Sud
Ma, al Sud questo non si comprende e si continuano “ascaricamente” a sostenere le pretese egoistiche dei “celtici” falsi, quanto è falso quell’ Alberto di Giussano che, ostentano all’occhiello, è esistito solo nella leggenda.
Al contempo è difficile non pensare che l’adesione della Meloni (dei falsi patrioti) ad una tale proposta che rompe e dissolve l’Unità dello Stato, sia frutto di un ricatto-scambio interno. Per ottenere il Premierato? Ma, dopo che si saranno formati tanti “staterelli” con l’Autonomia differenziata, al Premierato che funzioni restano?, Quelle di rappresentanza nominale dello Stato, di difesa dei Confini e dell’ordine pubblico durante le manifestazioni e gli avvenimenti sportivi?
Di Forza Italia e dei Centristi su questa questione così importante e pericolosa per la stessa sorte di uno Stato Italiano Unito, come voluto dal Primo e dal Secondo Risorgimento, non c’è traccia!
Angelo Falbo